Perché pensiamo di essere allergici appena ci viene uno starnuto o una lacrimazione inaspettata? . Fonte di questa credenza può essere una diagnosi non corretta, spesso effettuata tramite internet che, come ormai tutti sappiamo , è diventato il medico ufficiale degli italiani, ma nel 90% dei casi l'informazione è scorretta, o in toto o parzialmente-
Invece bisogna dare retta ai medici veri, come il Prof. Massimo Triggiani, Presidente uscente SIAAIC e docente di Allergologia e immunologia clinica presso l'Università di Salerno, che porta degli esempi: nelle allergie alimentari, “i sintomi sono spesso simili a quelli di un’ampia fascia di altre malattie”, “Fastidi gastrointestinali, come gonfiori o mal di pancia sono tipici non soltanto delle allergie alimentari, ma anche di intolleranze o altre condizioni.”
Gli equivoci, si possono avere anche con i sintomi respiratori: una forte sensibilità delle vie aeree che diventano molto reattive a particolari stimoli quali fumo, odori forti, agenti irritanti, può essere confusa con l’asma allergica con il rischio che , il paziente si rifugi subito in farmaci sbagliati
Quindi se abbiamo segni e sintomi che ci fanno pensare di essere allergici è fondamentale consultare uno specialista allergologo per confermare l'ipotesi diagnostica ed escludere altri problemi medici e che procederà come segue:
il medico valuta gli eventuali sintomi presenti con un esame obiettivo, ricostruendo la storia clinica del paziente, raccogliendo informazioni relative ai sintomi e valutando i segni presenti. Indagando quando sono iniziati i disturbi, la loro natura, la periodicità e gli eventuali fattori scatenanti già identificati.
Gli elementi che possono influenzare il manifestarsi di una reazione d'ipersensibilità sono la familiarità (cioè l'esistenza di parenti allergici), le condizioni abitative e l'attività lavorativa del soggetto in esame.
Se il dottore dovesse ritenere opportuno far eseguire dei test, principalmente questi sono:
- Prick test : del tutto indolore, consiste nel riprodurre in misura ridotta la reazione allergica sulla cute del paziente. Una goccia dell'allergene sospetto viene applicata sull'avambraccio e viene fatta penetrare con una piccola puntura nella zona. Se la persona è allergica alle sostanze testate, si manifesta una reazione cutanea ( rigonfiamento arrossato e pruriginoso simile ad una puntura di zanzara
- Intradermoreazione: si tratta di una variante Prick test, meno specifica. In questo caso, l'allergene non viene applicato, bensì iniettato nel derma, utilizzando una piccola siringa. Si valuta il risultato, nelle successive 24-72 ore: se nella sede di inoculazione compare una tumefazione arrossata, che può essere accompagnata prurito, la persona è allergica.
- Patch test: è caratterizzato dall'applicazione di cerotti cutanei pregni di estratti allergizzanti sull'avambraccio o sull'addome; i tempi di manifestazione di probabili pomfi sono più lunghi rispetto ai precedenti test e certamente meno evidenti.
- RAST test : misura nel sangue venoso il livello delle IgE specifiche prodotte verso una particolare sostanza. Il sangue prelevato viene messo contatto con un allergene e in un secondo momento messo a contatto con anticorpi anti-IgE marcati in modo radioattivo: maggiore è la radioattività che si rileva, maggiore è la quantità di IgE specifiche presenti nel sangue.
- PRIST test si effettua un prelievo di sangue venoso per dosare le IgE totali presenti nel campione, al numero di anticorpi prodotti, che in caso di allergia risultano aumentati.
- Test di provocazione: si caratterizza per l'applicazione diretta dell'allergene a livello oculare, nasale e bronchiale.
- Dosaggio Ecp: misura i livelli di proteina cationica degli eosinofili sostanze che vengono attivate dal corpo in caso di allergia. Quest'esame serve a quantificare l'infiammazione allergica delle mucose.
Ricordiamo che i farmaci possono diminuire i disturbi dovuti all’allergia, ma non debellarli.
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