Trovata una nuova molecola che "illumina" le cellule tumorali e potrà guidare i neurochirurghi nell'intervento di rimozione.
Arriva dall'Università del Piemonte Orientale di Novara, l'innovativo studio con cui i ricercatori ( Alberto Minassi, professore di chimica organica all’Università del Piemonte Orientale, Lorenzo Magrassi, professore di neurochirurgia all’Università di Pavia e medico presso l’IRCSS Policlinico San Matteo di Pavia, Edoardo Gelardi, ricercatore post-doc all’Istituto Europeo Oncologico di Milano, Silvia Garavaglia professoressa associata di biochimica del dipartimento di Scienze del farmaco dell'Upo,) hanno individuato una molecola fluorescente che è in grado di “illuminare” solo le cellule tumorali di un glioma, un tumore cerebrale, e non i tessuti sani e che potrebbe quindi fornire ai neurochirurghi un supporto essenziale durante l'intervento.
Lo studio è stato coordinato dalla, professoressa Silvia Garavaglia che condivide la ricerca con la sezione di biochimica diretta del professor Menico Rizzi, ed è stato pubblicato su Communications Biology, rivista scientifica del gruppo Nature.
Spiega la professoressa Garavaglia "La molecola che abbiamo isolato –– si comporta come un nastro adesivo fosforescente che si carica autonomamente con la luce, simile a quelli sulle pareti delle camerette dei bambini che sono quasi invisibili durante il giorno e che si trasformano in stelle, lune e cuori quando è buio. La nostra sonda si lega molto bene all'enzima bersaglio presente in grande quantità nel tumore e, una volta illuminato con la luce adatta, ne rivela la posizione permettendo al neurochirurgo di operare in modo molto preciso rimuovendo tutte le cellule cancerose tumorali. Il valore di questo studio e della collaborazione tra diversi esperti del settore– si esprime anche nella pubblicazione di un brevetto internazionale che verrà sostenuto sia dall’Università del Piemonte Orientale, in modo maggioritario, sia dall’Università di Pavia e che rende noi ricercatrici e ricercatori particolarmente orgogliosi del lavoro fatto sino a qui. Le ricerche sono in fase preclinica, ma il recente finanziamento vinto ci consentirà di implementarle ulteriormente soprattutto in vivo, per arrivare ad avere, in un paio di anni, una molecola da testare in fase clinica".
DP