Nessuno ha mai controllato i primi 50 centimetri della fune traente della funivia del Mottarone
La cassetta sigillata della funivia del Mottarone che il 23 maggio dello scorso anno è precipitata a valle causando la morte di 14 dei 15 passeggeri che erano a bordo, contiene la “testa fusa” della cabina numero 3, che era stata in precedenza prelevata da Fondotoce, e che è stata aperta il 25 gennaio di quest’anno: da allora il collegio dei tecnici è al lavoro per effettuare gli esami del caso sotto la guida del professor Antonello De Luca, consulente della giudice per le indagini preliminari Annalisa Palomba.
L’indagine che sta proseguendo sulla tragedia, sembra abbia evidenziato una omessa manutenzione della funivia
A quanto pare, gli approfondimenti che andranno effettuati riguarderebbero un manicotto ingrassato o lubrificato che avvolgeva il cavo proprio nel punto in cui si è sfibrato per poi tranciarsi e che si trova a pochi centimetri dalla testa fusa.
Il pm aveva infatti domandato agli indagati se avessero aperto quel manicotto per controllare lo stato del cavo, e la risposta sarebbe stata “no” in quanto non sarebbe toccato a loro e nessuno avrebbe mai indicato loro di fare quel tipo di manutenzione.
Le conclusioni cui giungeranno gli esperti saranno consegnate sul tavolo della gip del tribunale di Verbania alla fine del mese di giugno, dopo di che la lunga e complessa fase di incidente probatorio volgerà al termine e le prove raccolte potranno essere portate a processo.
Sul registro degli indagati, con l’ipotesi di accusa di rimozione dolosa di cautele contro gli incidenti e omicidio colposo, compaiono: il gestore dell’impianto Luigi Nerini, il direttore d’esercizio Gabriele Perocchio e il capo servizio Gabriele Tadini, oltre a due società.
Nerini e Perocchio sono in attesa della decisione della Cassazione cui si è appellata la pm Olimpia Bossi, titolare del fascicolo d’inchiesta cui collabora la collega Laura Carrera, che ne ha chiesto gli arresti.
Tadini invece è fuori prigione ed è l’unico dipendente che, al momento, avrebbe confessato agli inquirenti la manomissione dei freni d’emergenza che quella domenica non erano entrati in funzione perché fermati dai forchettoni.
Una pratica che a quanto pare sarebbe già stata adottata in passato per evitare il blocco del servizio.
Ancora da terminare la vertenza tra Nerini e il Comune di Stresa che gli ha revocato la concessione.
DP