Il fatto è avvenuto alla Stazione Ferroviaria di Novara.
I risultati positivi di un’indagine e di una operazione richiedono capacità organizzative, esperienza, attenzione ai minimi dettagli ed adattamento alle diverse circostanze e situazioni; professionalità tutte che si acquistano esclusivamente coll’addestramento ed il quotidiano lavoro sul campo.
La Polizia di Stato opera in mezzo ai cittadini e per i cittadini, quindi valuta attentamente la presenza o coinvolgimento, anche casuale, di persone nella vicenda, siano esse occasionali passanti o parti lese; massima priorità per la loro incolumità e sicurezza.
E’ la tarda mattinata del 15 marzo u.s., un ragazzo appena maggiorenne si reca presso gli Uffici Polfer di Novara per denunciare il furto del proprio cellulare, del valore di 1000 euro comprato da pochi giorni, avvenuto nel pomeriggio del giorno prima, nei pressi della stazione e fornisce nell’occasione dettagli utili alla ricostruzione del fatto, aggiunge di essere riuscito a contattare telefonicamente l’autore del furto e di aver tentato invano di riavere il telefono; quindi di aver deciso di recarsi presso la Polfer per sporgere denuncia.
Gli agenti avviano immediate indagini e chiedono di essere informati appena l’autore si fosse rifatto vivo ovvero avesse tentato un contatto, scoraggiando qualunque iniziativa personale che sarebbe stata comunque a rischio.
Quando chi ha la disponibilità del cellulare sottratto chiama, chiede la cifra di euro 100 per restituirlo e concorda alla stazione lo scambio il giorno seguente.
E’ la sera di venerdì scorso quando personale della Polfer di Novara, sia in abiti civili che in uniforme intercetta un giovane straniero che improvvisamente compare a bordo di una bicicletta subito fuori dalla stazione, da dove era appena transitata la vittima.
Lo straniero con fare aggressivo gli si avvicina ed insiste nel chiedere cento euro minacciando, che in caso contrario non avrebbe restituito lo smartphone, mostrando ripetutamente il cellulare a mo di trofeo tirandolo fuori dalla tasca.
Il tono di voce era talmente alto che gli agenti Polfer distintamente sentivano le espressioni di minaccia e decidevano di intervenire subito per interrompere l’azione criminosa.
Quello che non poteva immaginare lo straniero era che gli agenti della Polfer avessero bloccato entrambe le direzioni della via, agenti in borghese alle spalle ed agenti in divisa avanti, ogni via di fuga gli era stata preclusa e così lo stesso veniva fermato con la refurtiva ancora in tasca.
Vittima e reo vengono condotti in ufficio, lì viene redatto verbale di integrazione alla denuncia di furto del giorno prima e il telefono restituito al proprietario.
Lo straniero che era totalmente sprovvisto di qualsivoglia documento viene identificato a mezzo dell’attrezzatura per il rilevamento dattiloscopico in dotazione alla Polizia Ferroviaria, lo stesso è risultato un trentenne tunisino, senza fissa dimora ed attività lavorativa, irregolare sul territorio nazionale e con numerosi precedenti, tra cui lesioni personali aggravate e minacce; le circostanze poi in cui si è svolta la vicenda hanno imposto l’adozione per lui di una misura restrittiva, ovvero l’arresto per tentata estorsione, oltre che il deferimento all’Autorità Giudiziaria per il furto.
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