UN NUOVO PROCESSO
Riceviamo e pubblichiamo
Con la motivazione della sentenza relativa alla rimborsopoli piemontese che dovrò affrontare un nuovo processo di appello. Era contestata la illegittimità di circa 11.000 euro complessivi di spese in tre annualità. Sono stato assolto in primo grado perché il fatto non sussiste, condannato in appello (insieme a tutti gli altri consiglieri anche quelli come me già assolti in primo grado).
La Cassazione ha annullato con rinvio ad altra sezione della Corte d'Appello la sentenza perché ha ritenuto che la condanna contenesse una motivazione sbrigativa riguardo alla prova del concorso con il capogruppo per l'uso illecito dei fondi.
Sono dispiaciuto, perché pensavo che la vicenda fosse chiusa in quanto il dispositivo della sentenza era stato da molti interpretato come annullamento senza rinvio. Ad ogni modo, affronterò il processo di appello-bis con la consapevolezza di non aver mai fatto alcun accordo con il capogruppo per poter utilizzare scorrettamente i fondi del gruppo. La prova di un concorso (che non esiste) ritengo sia impossibile da dare e motivare, ma è ovvio che quando si ha a che fare con queste vicende per così tanto tempo, la percezione è quella di vivere in un incubo.
Solo qualche breve riflessione. Innanzitutto, esiste una sentenza di primo grado che dopo due anni di dibattimento ha assolto il sottoscritto (ed altri consiglieri) perché il fatto non sussiste, esaminando dettagliatamente i vari aspetti e ritenendo che tutte le spese contestate fossero legittime in quanto effettuate nell’esercizio del mio lavoro. Compresa la costruzione giornalistica delle cosiddette “mutande verdi”. Si tratta di uno scontrino di un capo di abbigliamento inserito per errore.
Hanno detto mutande per creare la notizia, lo scandalo.
Lo scontrino è stato inserito per errore in quanto aveva la seguente intestazione “Vineyard Vines”. Per questo è stato scambiato per uno scontrino di un ristorante. Preciso la spesa per il ristorante si riferiva ad un incontro di lavoro con un ingegnere italiano che mi aveva fatto visitare a Boston l'Mit. Ero andato a Boston per lavoro. Ho pagato di tasca mia la trasferta, migliaia di euro che avrei tranquillamente potuto farmi rimborsare. Che motivo avevo per fregarmi i 30 euro dello scontrino? Faccio proprio questo esempio perché il tema avrebbe dovuto e dovrebbe essere che ho pagato di tasca mia una trasferta del costo di migliaia di euro che avrei potuto mettere a rimborso, non lo scontrino citato.
Le spese che mi vengono contestate (per le altre l'assoluzione è definitiva) sono circa 11.000 euro complessivi spalmati su tre annualità. Non solo questi importi sono stati da me volontariamente rifusi alla Regione, ma ho versato più del triplo, anche in relazione a spese accertate come perfettamente legittime.
Pensare che un Presidente di Regione possa occuparsi direttamente di fare la cernita e la valutazione delle spese relative ad una frenetica attività politica fatta di spostamenti continui e che ricomprendeva anche alcune spese dei collaboratori è fuori dalla realtà.
Non voglio fare una disamina di tutto il processo, ma mi limito a dire che ho fatto un confronto analitico con alcune delle posizioni di consiglieri che sono state oggetto di archiviazione rapida (senza dover subire diversi gradi di giudizio ), le trovo analoghe a quelle che mi vengono contestate (questo confronto sarebbe molto interessante anche per altri).
Ritengo giusta l'assoluzione del Tribunale di Torino in primo grado e non riesco a capacitarmi del perché chi è stato assolto dopo due anni di dibattimento (il discorso vale per tutti) abbia, invece, dovuto subire diversi gradi di giudizio con esiti alterni.
Buona domenica e buona settimana.
COPYRIGHT E FOTO ROBERTO COTA