Il grande guerriero piemontese si è spento serenamente a novant’anni nella sua Gattico (No).
Maestro elementare e politico di razza, dalla provincia piemontese, percorrendo tutti i gradini delle istituzioni, era arrivato a fare più di una volta il Ministro della Repubblica Italiana. Non senza problematiche anche dolorose, che lo hanno coinvolto amareggiandolo, ma mai piegandolo ad un incedere poco limpido, lui che era un uomo lindo come un lenzuolo steso al sole. Molti hanno sostenuto il contrario ma io che lo conoscevo bene, posso garantire che era un uomo onesto, buono e generoso. La storia dirà il resto e, ne sono fermamente convinto, gli restituirà tutto l’onore che persone malvagie gli hanno tolto.
Socialista con Nenni, era stato uno dei primi a fondare con Giuseppe Saragat, poi Presidente della Repubblica italiana, il PSDI, Partito Socialista Democratico Italiano, allorché la scissione di Palazzo Barberini segnò lo spartiacque fra massimalisti e riformisti socialisti. Questi ultimi fondarono il PSDI, il partito del sole nascente; di questo partito, che fu in coalizione di Governo per lunghi anni, Franco Nicolazzi fu illuminato segretario politico per molto tempo, acclamato dai più e invidiato dai pochi mediocri politicanti di basso cabotaggio.
Era un segretario a 360 gradi e dava spazio a tutti coloro che avevano voglia di fare politica attiva, correndo più di una volta parecchi rischi e pagando di persona la fiducia spesso mal riposta.
Io fui con lui proprio quando era Segretario e Ministro dei Lavori Pubblici, come collaboratore all’Ufficio Stampa. A Roma aveva la sua segreteria in un palazzotto in Piazza del Pantheon dove riceveva tutti, a tutte le ore del giorno quando non era al Ministero a Porta Pia, ma soprattutto privilegiava ricevere le persone umili e bisognose che ha sempre cercato di aiutare.
Mi chiamava “nin” un vezzeggiativo per dire “ragazzo” in uso a Gattico e nei dintorni; mi chiamava mille volte al giorno, anche solo per chiedermi come stava la mia famiglia (io avevo poco più di vent’anni). Poi scopersi che lo faceva perché i collaboratori novaresi (eravamo non più di cinque/sei persone) lo facevano sentire legato al suo territorio. Era molto, moltissimo legato a Novara e alla sua provincia ed in particolare a Gattico (dove è stato per anni anche Sindaco amato da tutti); era come un cordone ombelicale che non si staccava mai e appena poteva, il venerdì pomeriggio, con qualsiasi mezzo disponibile, tornava a casa, nella sua provincia novarese, dalla sua amata moglie e da Massimo, il figlio poi diventato un importante manager internazionale di conosciute ed indiscusse capacità.
Insieme al delfino Maurizio Pagani, defunto anche lui da poco, (ex Sindaco di Novara e a sua volta Ministro delle Poste) aveva portato ai massimi livelli la socialdemocrazia novarese e italiana, procurandosi per invidia parecchi nemici anche all’interno dello stesso suo partito.
Io allora scrivevo anche per l’”Umanità”, quotidiano ufficiale del PSDI e ricordo perfettamente le guerre intestine, gli insulti, i tradimenti rivolti a quel Segretario novarese che però, nelle urne, mieteva una messe di voti e di partecipazione.
Amava giocare alle carte, in maniera quasi maniacale. Mi ricordo nottate fino alle tre e oltre dove noi, che non avevamo la sua fibra e la sua resistenza, ciondolavamo dal sonno ma non lo lasciavamo mai per dovere e, soprattutto, per grande affetto.
Avrei mille aneddoti da ricordare e da raccontare. Ora lo spazio non me lo permette ma voglio, per chiudere, ricordare Franco Nicolazzi come un uomo buono, onesto e una persona dedita completamente alla famiglia allo Stato, oltre che alle persone che lui considerava “meno fortunati di lui”.
Un grande uomo, che mi ha insegnato una regola di vita fondamentale: rispettare e, se possibile, aiutare gli altri.
Buon viaggio Franco, non ti dimenticheremo.
© Testo Stefano Rabozzi, fotografia tratta da "La Stampa"