Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Sono stato attaccato sui social perché mia moglie fa il Giudice e deve applicare la legge in situazioni difficili. Hanno scritto che avrebbe scarcerato lei tutti i mafiosi più pericolosi d'Italia (quando in realtà i suoi provvedimenti non hanno riguardato neppure persone sottoposte al 41 bis). Hanno scritto che c'entrava la politica quando mia moglie non ha alcun rapporto con la politica. Hanno scritto che c'entravo io soltanto perché sono suo marito. Hanno scritto che c'entrava la Lega quando da anni faccio a tempo pieno l'avvocato. Che cosa fare quando si subiscono attacchi deliranti ed insulti di questo tipo sui social? Di solito cerco di rispondere mantenendo la calma, anche di fronte ai più arroganti e facinorosi. Non voglio cambiare approccio, perché la violenza sui social si alimenta anche attraverso le reazioni scomposte. Però, mi rendo conto che è sbagliato lasciar correre perché, poi, qualcuno potrebbe pensare che vince chi crea la macchina del fango più potente o chi la spara più grossa. Allora, per quanto mi riguarda, tutti quelli che hanno scritto o che scriveranno anche una sola parola fuori posto, sappiano che saranno perseguiti. Uno per uno, nelle sedi competenti. Senza guardare in faccia a nessuno. Ho visto già diversi leoni della tastiera diventare coniglietti tremanti.
Buona domenica e buona settimana.
Roberto Cota
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