Atti di controllo e indirizzo dell'On. Giovanni Falcone.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa.
XVII LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO ON. GIOVANNI FALCONE
Seduta n. 851 di venerdì 15 settembre 2017
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
FALCONE e OLIVERIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
all'inizio del mese di settembre 2017 l'agenzia doganale cinese responsabile di ispezioni e quarantena ha annunciato di aver bloccato le importazioni di formaggi erborinati e muffettatidall'Unione europea;
nel mirino delle autorità doganali cinesi sono finiti tutti quei formaggi madein Unione europea classificati per l'appunto come erborinati e muffettati, perché prodotti attraverso la fermentazione di determinati ceppi batterici. Non solo il Gorgonzola e il Taleggio ma anche specialità francesi come il Roquefort e il Camembert vengono bloccati alla frontiera;
la normativa sanitaria cinese, infatti, prevede che vengano importati cibi prodotti solo con alcuni ceppi di batteri, tra cui non sono previsti quelli più comuni utilizzati tradizionalmente per i formaggi europei, ma fino a settembre 2017 la norma è stata applicata in modo flessibile proprio per consentire l'importazione dei citati formaggi, sempre più apprezzati dai consumatori cinesi (secondo dati di Coldiretti sono circa 15 mila i chili di Gorgonzola consumati nel 2016 dai cittadini cinesi);
il blocco delle importazioni, tra l'altro, arriva a pochi mesi dal raggiungimento di un accordo tra Unione europea e Cina per il riconoscimento e la valorizzazione di 100 dop europee, tra cui diverse specialità casearie, e la decisione accentua quindi le perplessità dell'Unione europea;
la Cina, tramite il Ministero del commercio, nega ogni ingerenza politica, facendo rimbalzare le responsabilità sull'Aqsiq, organo competente e autonomo in materia di ispezioni e quarantena;
dietro questo improvviso inasprimento nell'applicazione delle norme sull’import di formaggi dall'Unione europea potrebbero in realtà nascondersi complesse ragioni di natura commerciale. A trarre vantaggio da questa situazione potrebbero essere i formaggi prodotti in altri Paesi, come i finti gorgonzola e taleggio made in Usa o in Nuova Zelanda, le imitazioni del cosiddetto «Italian sounding», che danneggiano le esportazioni italiane nel settore agroalimentare per una cifra stimata in 60 miliardi di euro l'anno;
la manovra improvvisa delle autorità di Pechino mette a rischio un mercato molto promettente per i formaggi italiani. L'export italiano in Cina è, infatti, in costante crescita, come emerge dai dati elaborati da Assolatte: solo tra 2015 e 2016 le vendite sono aumentate del 42 per cento, arrivando a 2650 tonnellate, e nel primo quadrimestre del 2017 hanno registrato un ulteriore balzo in avanti del 34 per cento –:
quali iniziative il Governo intenda assumere per risolvere al più presto la situazione descritta in premessa, che rappresenta un grave danno d'immagine, oltre che economico, per i produttori italiani ed europei di formaggi erborinati e muffettati.
(5-12193)
Interrogazioni a risposta scritta:
MANNINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
con l'articolo 48 della legge 11 agosto 2017, n. 16 — recante «Disposizioni programmatiche e correttive per l'anno 2017. Legge di stabilità regionale. Stralcio I», pubblicata sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (p. I) n. 35 del 25 agosto 2017 (n. 29) — la regione siciliana ha introdotto delle modifiche inerenti alla pianificazione paesaggistica;
la sopra citata disposizione stabilisce, al comma 1, che «i Piani Paesaggistici Territoriali, nell'individuare le specifiche aree di tutela e predisporre le correlate prescrizioni d'uso, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 143 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, devono prevedere la possibilità che le opere di pubblica utilità, realizzate da enti pubblici o società concessionarie di servizi pubblici e con esclusione dell'impiantistica di trattamento dei rifiuti comprese le discariche, siano realizzabili, previa specifica valutazione da effettuarsi caso per caso della concreta compatibilità con i valori paesaggistici oggetto di protezione, considerando nel complesso del progetto anche le possibili soluzioni in grado di ridurre, compensare o eliminare le eventuali incompatibilità.»;
il comma 2 del medesimo articolo dispone, poi, che «la procedura di valutazione è avviata con istanza avanzata dal proponente l'opera all'Assessorato regionale dei beni culturali e dell'identità siciliana. La valutazione si conclude entro trenta giorni dalla presentazione dell'istanza ed è espressa con delibera della Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale per i beni culturali e l'identità siciliana»;
il comma 3, infine, stabilisce che «le opere di cui al comma 1 nonché le attività estrattive che, prima della data di adozione dei singoli Piani Paesaggistici Territoriali, abbiano già ricevuto nulla osta, pareri favorevoli o autorizzazioni comunque denominate da parte di una Amministrazione regionale o locale competente in materia di tutela paesaggistico territoriale ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004, ovvero per le quali la Regione abbia già rilasciato atti di intesa allo Stato, possono essere realizzate nel rispetto dei tempi, delle forme e delle modalità ivi previste, senza ulteriori valutazioni»;
le finalità sottese e suddette modifiche non sembrano, tuttavia, essere in linea con l'esigenza, costituzionalmente garantita, di salvaguardia e di tutela del paesaggio; pur essendo contemplata una previa specifica valutazione da effettuarsi caso per caso della concreta compatibilità con i valori paesaggistici oggetto di protezione, la previsione della possibilità che un progetto relativo alla reali azione di opere di pubblica utilità possa includere delle soluzioni che di fatto sono idonee superare eventuali incompatibilità — anche laddove queste ultime risultino insanabili — appare all'interrogante foriera di abusi e suscettibile di violazioni, anche tacite, della vigente disciplina in materia di pianificazione paesaggistica –:
se il Governo non ritenga di promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, in relazione al richiamato articolo 48 della legge 11 agosto 2017, n. 16, che, ad avviso dell'interrogante, si pone in contrasto con il principio di tutela del paesaggio così come enucleato all'articolo 9 della Costituzione.
(4-17809)
Risoluzioni in Commissione:
La XIII Commissione,
premesso che:
la coltivazione del riso nell'Unione europea, nonostante rappresenti soltanto lo 0,4 per cento, della produzione agricola complessiva, riveste un ruolo determinante nel panorama agroalimentare comunitario, con l'Italia in primo piano, sia in termini di rappresentatività produttiva (240 mila ettari seminati su 465 mila coltivati in Europa) che in termini imprenditoriali (oltre 4.500 aziende produttive);
al riguardo, la concentrazione territoriale relativa alla gran parte della produzione risicola, si concentra in un'area situata tra la regione Piemonte e la regione Lombardia, dove si riscontra un sistema produttivo locale che assume i connotati di distretto agro-industriale;
nel territorio piemontese in particolare, in cui prosegue il processo di concentrazione delle aziende (oltre 2 mila) e delle superfici a riso, localizzate principalmente tra le province di Novara e di Vercelli (nelle cui aree si coltiva il 50 per cento della produzione italiana), gli incrementi dimensionali ed i livelli produttivi e di specializzazione, di alta qualità, continuano a rappresentare un'importantissima caratteristica del riso, rendendolo unico nel quadro dell'agricoltura non soltanto italiana e ponendolo in una condizione di primario interesse in vista dei futuri sviluppi della politica agricola comune;
la risicoltura a Novara, ha intrapreso da tempo, una direzione della specializzazione colturale, come avviene peraltro in altri comparti produttivi, quale, ad esempio, quello dell'olio d'oliva, assumendo nel corso dei decenni, una valenza storica, sociale e culturale a livello nazionale di rilevante prestigio;
in ambito territoriale, la provincia di Novara riveste una posizione centrale sia sotto il profilo geografico, che come snodo delle grandi infrastrutture di trasporto, finalizzate a sostenere la crescita e la competitività dell'economia risicola regionale nel contesto nazionale, attraverso la presenza di un numero importante di aziende di dimensioni medio-grandi, anche in virtù delle pregiate valenze paesaggistiche ed ambientali;
le recenti iniziative del Governo, volte a rafforzare i livelli di protezione della produzione agroalimentare, in particolare nei confronti del riso, attraverso l'introduzione dell'obbligatorietà dell'etichettatura, per garantire un sistema trasparente attraverso la tracciabilità e la massima informazione di consumatori, anche al fine di contrastare la concorrenza sleale proveniente in particolare dai Paesi asiatici, accrescono le esigenze e gli stimoli a potenziare il sistema risicolo italiano, attraverso un quadro d'interventi organico volto alla promozione della cultura e della coltura del riso italiano, ed in particolare piemontese, nel mondo,
impegna il Governo
ad assumere iniziative volte all'istituzione di una agenzia ad hoc, con sede nella città di Novara, quale territorio in ambito nazionale con la più alta e prestigiosa vocazione risicola, in considerazione dei piani intrapresi per difendere l'importante filiera agricola, tenuto conto del livello qualitativo e del successo che il riso italiano, e in modo particolare quello piemontese; attraverso le sue caratteristiche peculiari riscuote in Europa e nel mondo.
(7-01339) «Falcone».
ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO
Seduta n. 854 di mercoledì 20 settembre 2017
Interrogazioni a risposta scritta:
FALCONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
l'introduzione in via sperimentale per due anni, mediante due decreti interministeriali, dell'obbligo di indicazione dell'origine del riso, nel solco della norma già in vigore per i prodotti lattiero-caseari, finalizzato a rendere obbligatori l'indicazione del Paese di coltivazione e quello di trasformazione, secondo quanto rileva la Confagricoltura di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola, appare non sufficiente a sostenere e a salvaguardare il comparto risicolo, tuttora interessato da condizioni di estrema difficoltà, in quanto tale strumento può essere utile in prospettiva a medio e lungo termine, ma nell'immediato, appare una soluzione inefficace e non suscettibile di assicurare i risultati che sarebbero necessari;
la suesposta Confederazione al riguardo evidenzia come l'unica misura in grado di invertire, realmente, la tendenza negativa sia l'attivazione delle clausole di salvaguardia previste nei regolamenti europei, sebbene le istituzioni comunitarie, si siano dimostrate nel corso degli anni refrattarie, in quanto a loro giudizio, l'agricoltura non rappresenta una priorità ed è un settore che nella sostanza, viene danneggiato a beneficio degli interessi di altri settori, in nome di una apertura indiscriminata dei mercati che non considera dei differenziali in termini di variabili economiche, sociali, ambientali e di sicurezza alimentare;
la Confagricoltura di Novara e Verbano-Cusio-Ossola a tal fine, evidenzia la necessità di due diverse tipologie d'interventi: ristabilire nell'immediato una situazione di equilibrio di mercato e porre fine alla situazione di forte depressione delle quotazioni che pesano in modo acuto sui bilanci delle imprese agricole, in quanto il settore non può concedersi di far trascorrere altro tempo; al riguardo, occorrono misure di ristoro dei danni economici subiti, prendendo, come modello, le azioni che sono state istituite a livello comunitario nei tre settori colpiti dalla crisi del 2015 e del 2016: ovvero, quelli relativi al latte bovino, ai suini e all'ortofrutta;
la seconda tipologia di misura suggerita dalla Confederazione piemontese, (nel medio e lungo termine), consiste nel porre in essere le condizioni affinché il settore possa essere salvaguardato dai fenomeni d'instabilità importati dal mercato internazionale e a tal fine, è necessario agire in primo luogo sulla organizzazione comune di mercato e successivamente sulla politica di sviluppo rurale e sul Governo dei rapporti nella filiera;
a giudizio dell'interrogante, le suesposte osservazioni appaiono condivisibili e necessarie per rilanciare un comparto fondamentale dell'economia nazionale non solo agricola, quale quello risicolo, considerato che l'Italia rappresenta uno dei Paesi più importanti e prestigiosi dell'intera Unione europea dal punto di vista della coltivazione, e della qualità di tale prodotto;
adeguati interventi in ambito comunitario, nelle direzioni sostenute dalla Confagricoltura di Novara e Verbano-Cusio-Ossola, risultano pertanto, a parere dell'interrogante, necessari e indifferibili per sostenere il nostro Paese, considerato come il riso rappresenti un prodotto che interessa solo una minoranza di Paesi membri della Unione europea –:
quali orientamenti il Governo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
se condivida le osservazioni evidenziate dalla Confagricoltura di Novara e Verbano-Cusio-Ossola in precedenza richiamate e, in caso affermativo, quali iniziative, in tempi rapidi, intenda intraprendere in ambito comunitario, al fine di introdurre le misure sostenute dalla medesima Confederazione, in grado di risollevare il comparto risicolo italiano (e in particolare quello piemontese), considerato che l'Italia rappresenta il maggior produttore di riso con 234 mila ettari coltivati, oltre 4.000 aziende risicole e 100 industrie risiere per un fatturato annuo di 1 miliardo di euro.
(4-17867)
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