“Il vero dilemma di una città senza idee”.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO STAMPA
Ogni tanto mi sorprendo a leggere articoli che partendo magari da un dato certo, esatto, finiscono col fornire un quadro complessivamente distorto.
Stamani sul più noto quotidiano locale ho trovato due informazioni: la prima, che il CIM avrebbe più di 700 dipendenti; la seconda, la proposta del M5S di una fermata del Frecciarossa a Novara per andare incontro alle necessità – più che legittime – dei pendolari.
Nel primo caso dalla lettura dell’articolo si comprende che in realtà i dipendenti del CIM siano molti meno e che gli oltre 700 addetti siano di fatto l’indotto del CIM.
Ma quello che emerge ogniqualvolta si tocca il discorso CIM è che il Centro Intermodale Merci di Novara sia da sempre l'oggetto misterioso della nostra città: un'area - da taluni criticata da altri indicata come autentica eccellenza - nella quale è inserito un interporto che consente l'intermodalità, cioè lo scambio ferro-gomma e viceversa.
CIM spa è di fatto una versione un po’ più complessa di un’immobiliare che fino ad oggi, oltre che proprietaria e amministratrice delle aree, è stata anche stazione appaltante delle opere realizzate secondo le procedure pubbliche previste dalla legge sugli appalti.
Pochi sanno però che CIM Spa non gestisce direttamente l'interporto ma è una partecipata della società di gestione che è la Eurogateway spa che, appunto, gestisce sia l'area di CIM spa, sia l'area del Boschetto di proprietà delle Ferrovie dello Stato.
Qui si evidenzia una prima anomalia: il fatto che un interporto, la cui superficie sia fra le più importanti nella nostra nazione, sia diviso fra due proprietari i cui rapporti nel tempo sono sempre stati difficili e non sempre collaborativi.
Oggi, da un punto di vista politico, la società Cim spa è ferma: manca infatti di una programmazione rispetto agli investimenti futuri che deve essere necessariamente individuata - e in fretta - dal socio territorialmente più importante, il Comune di Novara.
Importanti due premesse: la prima, a Novara non si fa attività logistica perché non si è mai sviluppata una programmazione in tal senso (a Verona il consorzio Zai ha milioni di mq destinati alla logistica); la seconda, il Sindaco Canelli ha escluso lo sviluppo di Agognate definendolo non prioritario, concordando peraltro con gli amici del FAI .
A questo punto, però, bisogna proporre iniziative che portino a rivestire un ruolo attivo rispetto a un mondo in rapida evoluzione.
Se nuove infrastrutture come il raddoppio del Canale di Suez possono sembrare lontane – ma, credetemi, non lo sono affatto -, lo sviluppo del terzo valico e il patto per lo sviluppo della logistica firmato a Novara dai governatori di Piemonte Lombardia e Liguria rappresentano opportunità molto vicine, che debbono essere colte e sviluppate.
Saranno molte le merci che potranno passare dal nostro territorio, ma se non ci sarà una programmazione coordinata rischiamo di essere solo dei meri stoccatori di container: avere quindi tutti i disagi del traffico merci e nessun vantaggio o ricaduta sul territorio.
Allora, perché non utilizzare un contenitore importante come il CIM spa per renderlo protagonista di questo sviluppo, braccio operativo del Comune di Novara e non solo. Perché non riempire di contenuti una realtà già attiva e strutturalmente in grado di divenire referente per il futuro del traffico e della logistica delle merci per il nordovest del nostro Paese. Nella compagine societaria vi sono già i soggetti pubblici più importanti per tale sviluppo: Regione Piemonte (attraverso Finpiemonte), Comune di Novara, Provincia di Novara che rappresentano i soggetti deputati alla programmazione ed allo sviluppo del territorio.
Il primo passo: rispetto alla discussione sul consumo del suolo urge conoscere a Novara qual è lo stato delle aree industriali già programmate nel nostro PRG e non attivate (quindi ancora agricole), come pure conoscere quali sono le aree industriali oggi dismesse entro i confini del Comune. Dopo tale analisi, riportata su un’opportuna cartografia, scopriremmo che si sta parlando di cifre metriche importanti - a mio avviso milioni di mq - o non utilizzati o da recuperare.
La proposta è quindi utilizzare il CIM spa per fare, in tempi brevi, questa analisi e valutare le proposte senza ricorrere a un ulteriore consumo del suolo nel nostro comune.
Essendo poi il CIM la società proprietaria di parte dell'interporto, perché non programmare un recupero delle aree dismesse del quartiere di Sant'Agabio attraverso un accordo fra CIM stesso, Ferrovie dello Stato e Comune nell’ottica dello sviluppo di una vera attività logistica a latere dello sviluppo dell'interporto (cim+boschetto) programmando una riconversione industriale necessaria rispetto ai tempi di crisi ormai cronici.
Perché non lavorare con la Regione Lombardia per proporre un ingresso della stessa nel Cim Spa magari attraverso Ferrovie Nord Milano e con la stessa partecipare allo sviluppo delle aree ex Expo per verificare le sinergie con il nostro territorio.
Perché non dialogare con le Ferrovie Nord Milano per lo sviluppo della nuova stazione da realizzarsi nei pressi del CIM e collaborare con il Comune di Galliate dove con l'amico Frugeri che gestisce la delega all'urbanistica è possibile discutere lo sviluppo della loro area industriale rispetto a queste idee.
Il collegamento, attraverso Ferrovie Nord, con Malpensa è importante anche per la previsione della futura fermata dei treni veloci sia a Rho sia a Malpensa.
Perché non dialogare con la Lombardia, che non ha un vero e proprio interporto (Mortara è di fatto insufficiente), perché il CIM diventi strategico per lo sviluppo industriale della regione vicina che ha un peso specifico assoluto sulla economia del nostro Paese?
Perché non utilizzare CIM spa per portare avanti i progetti di recupero delle periferie secondo i finanziamenti previsti dal Governo, - a proposito per Napoli sono stati previsti oltre 300 mln di € e per Novara, qualcuno ha chiesto qualcosa?
Non sto parlando di fantascienza, sto parlando di progetti concreti realizzabili attraverso la costruzione di una rete di contatti e collaborazioni fattibili, in un’epoca in cui l’unica soluzione per affrontare la politica e l’amministrazione dei territori non può prescindere dal confronto e dalla interazione tra istituzioni, tra pubblico e privato.
Lo stesso concetto, lo vorrei applicato alla gestione del problema, sempre più urgente, dei pendolari. Lo vivo personalmente ogni qualvolta mi reco a Torino per partecipare al Consiglio Regionale e alle riunioni delle Commissioni: vagoni chiusi, ritardi, cancellazioni… Sono consapevole del grave problema che comportano ritardi e cancellazioni per chi viaggia per lavoro, ma proporre la fermata di un Frecciarossa… mi sembra follia: parliamo di treni che impiegano 30 km per raggiungere le alte velocità per le quali sono stati progettati e per le quali sono state realizzate apposite linee, e altrettanti per frenare… su un percorso di neanche 50 km (Novara-Milano)? Ridurre un Frecciarossa al rango di un regionale veloce non può essere una soluzione. Ottimizzare le corse, integrare con il privato ritengo possa essere un percorso più concreto percorribile mediante l’avvio di un confronto tra le istituzioni e le Ferrovie (pubbliche e private).
Credo davvero che la parola magica per il futuro della nostra città, del nostro territorio ma anche del nostro Paese sia “sinergia” o si comprende questo meccanismo o si potrà solo scrivere il necrologio della nostra città.
Copyright Diego Sozzani, Consigliere Regionale