Nel quinto secolo la solennità dell’Epifania fu chiamata “festa dei re”, in essa si celebrano tre grandi misteri di Gesù Cristo che manifesta la sua gloria agli uomini: l’adorazione dei re Magi a Betlemme, il suo battesimo nel Giordano dalle mani di S. Giovanni Battista e il suo primo miracolo alle nozze di Cana in Galilea con la trasformazione dell’acqua in vino.
La meravigliosa unione di questi tre sublimi misteri fa sì che la festa dell’Epifania sia una delle più importanti ed antiche, annoverata fra le prime cinque con la Pasqua, la Pentecoste, l’Ascensione ed il Natale.
È consuetudine antica nella Chiesa, in questo giorno, dopo il vangelo, il diacono dal pulpito annuncia cantando ai fedeli le feste mobili dell’anno in corso conseguenti alla Pasqua. Sino a che le funzioni venivano officiate in latino era d’uso tradurre al popolo, in lingua volgare, quanto si era annunciato in latino.
Ad imitazione dei Magi, nello spirito dell’Epifania, i cristiani offrono i loro beni rappresentati dall’oro, le loro preghiere rappresentate dall’incenso e le cattive inclinazioni rappresentate dalla mirra, la cui amarezza denota la mortificazione.
I Magi, all’usanza degli orientali che non si avvicinavano mai ai gran principi senza fare ad essi dei doni, offrirono in Betlemme al bambino Gesù i più ricchi prodotti dei loro paesi: oro per riconoscere la sua dignità reale, incenso in tributo alla sua Divinità, mirra per rendere omaggio alla sua umanità.
Passando dal sacro al profano, in questa occasione ricordiamo la Befana, che ognuno di noi ha atteso nella sua infanzia.
La tradizione la raffigura come una donna molto anziana che a cavallo di una scopa, nella notte della vigilia dell’Epifania, porta doni ai bambini.
La Befana è un personaggio immaginario che nei piccoli produce due effetti: timore perché castiga e speranza perché premia. Se essi sono cattivi e disobbedienti, si minaccia di dirlo alla Befana, affinché porti loro solo carbone, anziché dolciumi o altri doni.
Verso la fine del cinquecento, una curiosa interpretazione faceva derivare la parola “Befana” dalla Beffa, che gli eruditi Magi fecero ad Erode; difatti essi, dopo la visita al Bambino, guidati dalla stella, anziché ritornare dal re come era stato loro richiesto, avvertiti in sogno, si incamminarono per un’altra strada per raggiungere i paesi di origine.
Questo ci insegna che ciascun cristiano, come i Magi, dopo l’incontro con Gesù deve mutare il percorso della propria vita seguendo i suoi insegnamenti.
Copyright Riccardo Pezzana Sara