Il 16 gennaio del 1969 si diresse nel centro di Praga, si cosparse di liquido infiammabile e si diede fuoco. Morì tre giorni dopo in ospedale.
Prosegue il ciclo delle serate culturali organizzate dall'Associazione novarese “Città Futura”.
L’ultimo incontro si è svolto infatti giovedì sera, 24 gennaio, presso la Sala Consiliare della Provincia di Novara dove, in anteprima, è stato presentato il libro “Jan Palach e la Primavera di Praga”.
Una serata che ha visto la partecipazione dell’autore Umberto Maiorca, che ha offerto il suo contributo alla conoscenza di vicende e di un periodo martoriato del nostro continente, i saluti del Consigliere provinciale delegato alla cultura Ivan De Grandis e la lettura di una poesia scritta da Gabrio Mambrini e dedicata a Palach.
Jan Palach era uno studente universitario cecoslovacco di 21 anni, figlio di un piccolo imprenditore al quale i comunisti avevano espropriato tutto alla fine della seconda guerra mondiale.
Era appassionato di filosofia e di politica e aveva vissuto la stagione riformista di Dubček con grande entusiasmo. Un sogno infranto dai carri armati e dalle truppe del Patto di Varsavia il 21 agosto del 1968.
Immaginava una Cecoslovacchia libera (all'epoca era un Paese unito), senza censura, dove poter esprimere il proprio pensiero senza la paura di finire in carcere. Desiderava, come quasi tutti i cecoslovacchi, una nazione democratica, libera dal terrore stalinista, senza processi sommari, senza la paura della delazione e degli arresti notturni.
Un Paese dove tutti fossero uguali nei diritti, ma non omologati e diretti dal Partito comunista. Desiderava talmente tanto la libertà che non esitò a sacrificare per essa il bene più prezioso: la vita.
Il 16 gennaio del 1969 si diresse nel centro di Praga, si cosparse di liquido infiammabile e si diede fuoco. Morì tre giorni dopo in ospedale. Il 25 gennaio quasi un milione di cecoslovacchi gli rese onore con funerali solenni.
"Jan Palach lascia un'eredità morale fondamentale per tutti: la libertà è un bene supremo al quale si può sacrificare tutto – spiega Maiorca -Teologi e filosofi si sono interrogati sul gesto del giovane studente, concludendo che pur condannando il suicidio, quello di Palach non lo fu. Quello di Palach, pur da non imitare come scrisse Paolo VI, è un atto di amore verso gli altri, verso la Nazione. È anche un duro monito a chi si abbatte, a chi rinuncia, a chi non crede che l'umanità sia migliore di quella ipotizzata e sperimentata dai regimi comunisti. L'eredità di Palach è tutta in una frase: l’uomo deve lottare contro quei mali che può affrontare con le sue forze.".
"Qualcuno dice che “i sessantottini incendiarono il mondo pensando a se stessi, mentre Palach incendiò se stesso pensando al mondo”, questa è una considerazione che esplica bene la grande differenza tra chi ha messo in gioco tutto se stesso per amore della patria e della libertà e chi, nello stesso periodo storico, si è limitato, dall'altra parte della Cortina di ferro, a contestare la borghesia che aveva fatto proprio il sogno consumista – commenta il Consigliere Provinciale De Grandis – è interessante portare avanti una testimonianza di questo tipo se ragioniamo sul fatto che un giovanissimo, poco più che ventenne, per gli ideali in cui credeva profondamente, è arrivato a sacrificare la propria vita mentre adesso certi valori e stili di vita, proprio da quelli che sarebbero oggi i coetanei di Palach, vengono dati quasi per scontati forse con troppa superficialità. E non dico che ci vorrebbero nuovi martiri, tutt'altro, ma che i giovani dovrebbero ritrovare lo stimolo per tornare protagonisti della vita sociale e politica del Paese e uscire dal disinteresse generale verso tutto e tutti. Perché “Dedicatevi da vivi alla lotta“, è quello che Palach disse con quell'estremo gesto. Un’eredità che nessuno può permettersi di ignorare. Per Jan, per la sua e nostra libertà.".
"Siamo contenti e soddisfatti per la partecipazione, il riscontro in termini di interesse che ha ottenuto questa iniziativa e sopratutto per l’opportunità che abbiamo dato a molti, attraverso la presentazione di questo romanzo giornalistico, di conoscere la figura di Jan Palach, troppo spesso ignorata – commenta soddisfatto il Presidente Mattia Morelli - “Città Futura” è una associazione che cerca di approfondire i temi e di animarli nel dibattito con l’ospite della serata per dare un contributo agli intervenuti che possono tornare a casa con un arricchimento di nozioni e considerazioni. Proprio come è successo questa sera per la storia di Jan Palach, che cinquant'anni dopo il suo sacrificio, non ricorda solo a tutti quanto caro possa essere il prezzo della libertà ma continua a interrogare la coscienza di una generazione.".
Dopo il dibattito, al termine dell'incontro, autografi e tante strette di mano con l'autore.
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