L'11 novembre 1940 i due novaresi presero parte alla difficile missione diurna segreta denominata "Operazione Cinzano"durante la Battaglia d'Inghilterra e risultano ancora dispersi nel Canale della Manica.
La missione segreta denominata “Operazione Cinzano” entrò in azione intorno alle ore 15:00 di lunedì 11 novembre 1940 e vide la partecipazione di una formazione di dieci Fiat BR. 20 M italiani che sganciarono alcune tonnellate di bombe sul porto inglese di Harwich.
Il bombardamento di obiettivi militari inglesi rappresentava lo scopo principale del Corpo Aereo Italiano (C.A.I.), la spedizione organizzata dalla Regia Aeronautica quale tardiva partecipazione alla “Battaglia d’Inghilterra”.
Il Cav. Uff. Tenente Pilota PierAntonio Poggi, nato a Novara il 17 ottobre 1908, secondogenito di Fanny Steffanina e del costruttore edile Geom. Ettore Poggi, era un pilota trentaduenne del 43° Stormo. Dottore in Economia e Commercio all’ Università Luigi Bocconi di Milano Bocconi, stimato Commercialista novarese, importante uomo politico sia a livello locale che a livello Nazionale, e vice Presidente del Novara Calcio, aveva subito, come molti altri coetanei, il fascino irresistibile del volo e dell’uniforme azzurra (essendo uno dei soci dell’Aero Club di Novara).
Il 3 dicembre del 1938 conseguì il Brevetto di Pilota Militare. All’indomani dello scoppio della Guerra diede la propria disponibilità ad esser arruolato come volontario e partì dall’Aeroporto di Cameri il 27 settembre 1940 con destinazione finale Chievres in Belgio.
Scomparve l’11 novembre 1940 a trentadue anni durante l’Operazione segreta “Cinzano” sui cieli della Manica ricevendo la medaglia di Bronzo al Valore Militare.
Dopo aver superato le prove di ammissione per entrare in Accademia, venne destinato al bombardamento e fu assegnato prima al 7° Stormo Bombardamento di Lonate Pozzolo, e successivamente al 43° Stormo in qualità di Tenente Pilota.
Nel giugno del 1940 con l’entrata in guerra dell’Italia, il 43° Stormo BT, che faceva parte della Divisione Aerea Drago, venne impegnato brevemente nella campagna di Francia.
Ma il vero battesimo del fuoco attendeva il reparto sul fronte della Manica.
Per il CAI erano stati prescelti due stormi da bombardamento, entrambi dotati di BR. 20: il 13° con sede a Piacenza e appunto il 43°, basato a Cameri e formato dai Gruppi 98° e 99°.
Il Tenente Pilota Pier Antonio Poggi faceva parte della 242° Squadriglia del 99° Gruppo.
L’intero contingente da bombardamento del CAI iniziò il 27 settembre 1940 il volo di trasferimento a tappe verso il Belgio.Lo Stormo del Tenente Poggi, il 43°, era destinato alla base di Chievres (nome in codice “Icaro”).
L’ Operazione segreta “Cinzano”, l’unica missione diurna.
L’11 novembre 1940 venne pianificata un’azione complessa (denominata “Cinzano”) che prevedeva la partecipazione del 99° Gruppo. Ad esso fu affidato il compito principale, ossia il bombardamento della base portuale di Harwich, sulla costa orientale dell’Inghilterra. La scorta era affidata ai Fiat CR. 42, mentre i Cant. Z. 1007bis della 172° Squadriglia da Ricognizione Strategica erano destinati ad una azione diversiva sull’estuario del Tamigi.
L’ordine di operazione giunto alla base di Chievres comportò l’utilizzo di dieci BR.20, ne vennero scelti quattro della 242° Squadriglia e sei della 243°. Ognuno dei bombardieri trasportava nella stiva tre bombe da 250 kg. I decolli avvennero regolarmente: la prima pattuglia, nella consueta formazione a cuneo, era formata da quattro bimotori della 242° (il n. 3 che si dispose come gregario da destra era dei novaresi Ten. PierAntonio Poggi e Ten. Enzio Sguazzini) ed uno della 243°. Alla testa c’era il comandante del 99° Gruppo, Tenente Colonnello Ciccu e alla sua destra il Capitano Volpe comandante della 242° squadriglia. La seconda pattuglia, guidata dal capitano Rubino, decollò subito dopo.
In totale furono sganciate, secondo le relazioni operative, più sei tonnellate di bombe.
Le pattuglie compirono in pratica due azioni separate e questo spiega in parte, la poca efficacia della scorta. Infatti la prima pattuglia, quella condotta dal comandante di Gruppo, venne attaccata a pochi chilometri dalla costa inglese e fu colpito ed abbattuto il gregario esterno di destra, il “242-3” del Tenente PierAntonio Poggi e del Tenente Enzio Sguazzini che scomparve in mare con tutti i suoi compagni; invece l’aereo del comandante incassò parecchie raffiche di proiettili.
Nessun bombardiere della seconda formazione uscì indenne dall’attacco e due vennero abbattuti.
Un Sotto Ufficiale addetto al 99° Stormo ricordando la missione raccontò:
“I BR. 20 giunti puntuali non trovarono i CR. 42 e pertanto girarono per un’ora su Bruges a quota 5000 metri e fu un sollievo di tutti gli equipaggi quando alle ore 14:30 passate i CR. 42 si accostarono alla formazione (al rientro si seppe che il ritardo fu causato dalla nebbia incontrata e non preventivata). Alle ore 15:00 circa in perfetta formazione e già in vista di Harwich due gruppi di Hurricane in unità molto superiori alle nostre ci attaccarono da tutti i lati, il cruento attacco durò 20 minuti, una vita.
Tre BR. 20 uno della 242° e due della 243° vennero abbattuti subito, mentre altri quattro duramente colpiti giunsero sulla costa belga atterrando fuori campo; altri tre che formavano la pattuglia di testa trovarono casualmente oppure in modo calcolato, scampo tra le nubi.
Mi sento profondamente addolorato e sconvolto pensando agli equipaggi abbattuti con particolare angoscia per quello della 242° squadriglia n. 3 sul quale i piloti erano il Ten. PierAntonio Poggi ed il Ten. Enzio Sguazzini, con i quali oltre ad essere in forza alla medesima squadriglia eravamo uniti da una fraterna amicizia fin da quando insieme abbiamo conseguito il brevetto da pilota civile di 1° grado a Cameri nel 1934-35. Nonostante averli visti precipitare non mi sembra vero e non voglio crederci. L’11 novembre 1940 è una data da non “ricordare volentieri”, ma difficile da dimenticare: “Indimenticabile”. ”.
La Missione, già difficile di per sé, lo divenne ancora di più per il fatto di essere la prima svolta di giorno, invece delle consuete operazioni notturne. Inoltre bisogna considerare alcune variabili casuali che si aggiunsero durante lo svolgersi della missione: la nebbia che ritardò l’appuntamento tra i CR. 42 ed i BR. 20 posticipando l’inizio ufficiale della missione; l’eccessiva distanza tra le due formazioni di BR. 20 forse dovuta al fatto che la seconda pattuglia si era attardata più della prima “girando” sui cieli di Bruges in attesa di esser raggiunta dalla caccia di scorta. Questo creò una distanza abissale di circa 8 km tra il primo velivolo e l’ultimo.
Se l’azione fosse stata contenuta nell’orario prestabilito e se le due pattuglie fossero riuscite ad essere più vicine tra loro avendo subito alle spalle la scorta, sicuramente la missione non avrebbe subito le pesanti perdite di vite umane e probabilmente avrebbe inflitto pesanti colpi alla contraerea nemica e agli obiettivi prestabiliti.
Dal punto di vista storico, l’11 novembre 1940 assunse anche una valenza molto importante, ovvero fu il primo tentativo di “invasione” italiana sull’Inghilterra dai tempi degli antichi romani, il cui governo sulla Britannia terminò intorno al 429 d.C..
Avrei voluto sentire questo racconto da mio nonno e soprattutto poterlo conoscere.
Sicuramente è stato una persona eccezionale e coraggiosa che ha sempre servito con purezza di sentimenti la Patria sia in pace che in guerra e che si sacrificò in virtù dei propri ideali quali l’amore, la fiducia, il rispetto, lo spirito di abnegazione e alto senso di appartenenza alla nazione.
Questi prevalsero anche ed oltre il profondo valore della famiglia, decidendo di arruolarsi in guerra come volontario, lasciando a casa la giovane moglie Eralda, la figlia di quattro anni e mio padre Ettore di soli cinque mesi.
Queste le sue ultime parole nel testamento:
” Voi tutti forse non mi avete approvato e capito, ma c’è in me qualche cosa che mi ha spinto al combattimento per la mia Patria e per il Duce. E’ un sogno ed una gioia che riempiono l’animo, il poter combattere per un’idea e per una fede.”
Credo che il giusto riconoscimento al valore profuso da mio nonno Ten. Pilota Pier Antonio Poggi, dal Sottotenente Enzio Sguazzini e dal loro equipaggio durante questa eroica missione, purtroppo conclusasi con l’estremo atto del sacrificio umano, non possa esser altro che raccontare e far ricordare il loro coraggio ed il loro valore, permettendo in questo modo di raggiungere l’immortalità, rimanendo saldo il loro esempio di vita nella memoria collettiva.
Il libro “Truddas e talleris – una storia ancora tutta da raccontare” che ho scritto insieme al 1° M.llo Luigi Bianco ha proprio questo scopo ed è stato legato alla finalità benefica di raccogliere erogazioni liberali devolute in favore dell’Opera Nazionale Figli Aviatori. Spero che questa mia testimonianza serva a rinfrancare e rafforzare ancora di più il comune sentimento e attaccamento alla nostra terra e l’amore per la nostra gloriosa Patria.
Copyright Antonio Poggi Steffanina