Un sport non più solo maschile
Pare strano parlare di calcio femminile, perché non è da molto tempo che le donne si cimentano (con successo poco riconosciuto) in questo sport che per definizione è sempre stato prettamente di “pertinenza” maschile.
Nulla importa se oggi le donne pilotano aerei e auto da corsa.
Nulla importa se oggi le donne fanno il chirurgo, il ministro, il questore o il magistrato
Nulla importa se oggi le donne mantengono economicamente la famiglia perché il compagno non trova lavoro.
Nell’immaginario collettivo maschile la donna deve restare al suo posto (focolare) e NON DEVE giocare a calcio : se lo fa è perché è lesbica (non è un pensiero di chi scrive , ma di molti uomini, purtroppo) oppure non lo è, ma è comunque un maschiaccio e non potrà mai arrivare al livello di un giocatore maschio.
Chi scrive ricorda bene Carlo Tavecchio ex presidente della FIGC, quando , parlando della squadra femminile, l’ aveva così signorilmente definita “composta da handicappate” , insultando con quel brutto termine non solo loro ma tutte le persone diversamente abili e il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Felice Belloli che nel 2015 si era riferito alle sue iscritte con l'espressione "quattro lesbiche".
Niente di più stupido e di più falso. Le donne giocano a pallone perché si divertono, perché ne sono capaci, perché si allenano tanto quanto gli uomini , ma a differenza loro, se durante una partita si scontrano, non si buttano a terra urlanti simulando atroci (e inesistenti) dolori come fanno i colleghi maschi per prendere un po’ di fiato…no, loro continuano a giocare. E magari sì, qualcuna è pure lesbica, così come alcuni calciatori sono gay,,,,ma cosa importano nello sport le preferenze sessuali?
E le donne che giocano a pallone sono così mature (l’età non c’entra) che non si fanno nemmeno prendere dallo sconforto quando, anche se giocano in serie A, percepiscono uno stipendio inferiore a quello degli uomini (tutte le donne , in qualsiasi settore, non hanno ancora raggiunto la parità economica – stiamo parlando di Italia ovviamente) oppure quando si sentono definire dilettanti…..
Per fortuna il vento sta cambiando e non solo perché la squadra azzurra italiana femminile ha battuto nei giorni scorsi quella australiana, ma anche perché Sara Gama - dottoressa in lingue, capitano della nazionale italiana di calcio femminile- siede nel consiglio federale della Figc, dov'è stata nominata presidente della Commissione federale per lo Sviluppo del Calcio Femminile, perché finalmente i tifosi iniziano ad essere più numerosi e più partecipi e perché soprattutto non c’è più alcun condizionamento dal vecchio stereotipo comprendendo finalmente che tra calcio femminile e omosessualità non esiste alcuna relazione di causalità.
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