Entrambe proteggono, ma con qualche differenza
Le mascherine chirurgiche sono veri dispositivi di protezione individuale (DPI) che i medici indossano da sempre durante il proprio lavoro, in particolar modo in sala operatoria.
Proteggono gli altri dalle goccioline (droplet) che espelliamo mentre parliamo, tossiamo e starnutiamo, pertanto se le indossano tutti siamo tutti protetti.
Sono composte da tre strati, uno di materiale soffiato al centro (il filtro vero e proprio) e due di tessuto-non-tessuto , e possono avere un livello di protezione variabile, che va da 1 a 3. Si tratta generalmente di dispositivi monouso, ma si può anche disinfettarle e riutilizzarle fino a quando non mostrano segni di degrado.
Per mascherine di comunità si intendono tutte le soluzioni fai-da-te o commerciali in tessuto., quindi non sono dispositivi medici né di protezione individuale, e quindi vanno considerate come una semplice misura igienica per limitare la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2.
Rappresentano una barriera fisica tra noi e il virus , ma devono comunque essere costruite con materiali multistrato (in quello centrale può essere inserito anche un filtro sostituibile), vanno utilizzati tessuti “né tossici né allergizzanti né infiammabili” e aderire bene al viso (da sotto al mento a sopra al naso).
Secondo un'indagine dell'Università tecnologica del Missouri, le mascherine di comunità con la migliore capacità filtrante sono risultate essere quelle in tessuto per trapunte (cotone trapuntato), con un doppio strato di tessuto batik o con un doppio strato di flanella e cotone.
Le mascherine, sia quelle chirurgiche che quelle di comunità, vanno sempre prese per gli elastici o i legacci, e non vanno mai toccate né la parte interna né quella esterna.
Prima di indossarle è doveroso lavarsi le mani con acqua e sapone (per almeno 40-60 secondi) o con una soluzione alcolica (per almeno 20-30 secondi). Lo stesso va fatto dopo averle tolte e qualora le si dovesse toccare nella parte esterna o interna.
Nel caso in cui si trattasse di dispositivi monouso, devono essere gettati nel contenitore (chiuso) dell'indifferenziata dopo l'utilizzo
Per quanto concerne i dispositivi lavabili, dopo averli tolti e messi in una busta si possono seguire le indicazioni del produttore, oppure procedere col lavaggio a 60° C con del comune detersivo.
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Fonte: scienze.fanpage.it