Il racconto della giornata del 28 marzo 2020.
Vercelli, 29 Marzo 2020
DIARIO DI BORDO - 28 Marzo a.d.c. (Anno del Corona)
IL GIORNO CHE IL SOLE SPARI’
Immaginatevi di uscire all’aperto in una splendida giornata estiva.
E’ mezzodì. Il cielo è terso, non una nuvola.
Un caldo abbraccio di luce e l’afa vi avvolge.
Poi volgete lentamente gli occhi al cielo.
Inizialmente non notate nemmeno cosa manca.
Così anche noi, all’inizio, non ci siamo resi conto di quello che mancava (ma questo lo spiegheremo a breve).
Torniamo alla nostra giornata di sole… ecco, appunto, il sole.
Immaginate di girare lo sguardo e di accorgervi che non c’è il sole.
Qualcosa che abbiamo sempre dato per scontato al punto da non realizzare subito la sua assenza.
Ma non c’è. Se ne è andato.
E così è successo a noi medici.
All’inizio era solo coronavirus.
Il suo arrivo aveva cancellato tutto.
Le nostre forze, i nostri pensieri, tutta l’adrenalina era diretta verso di lui.
Inventarsi nuovi ruoli e specialità, ridisegnare i reparti, i percorsi, le nuove terapie.
Imparare a riconoscere i sintomi.
E’ fu così che nella prima settimana convulsa, quando tutto il paese fu travolto dall’onda non prevista dagli esperti, non ci accorgemmo dell’assenza del sole.
Ora, al volgere della terza settimana della pandemia italiana dobbiamo non solo renderci conto che manca il sole, dobbiamo cercarlo.
Vi chiederete ormai di quale sole parlo. Il nostro “sole” sono le altre patologie.
CI sono voluti giorni per capire che stavano sparendo, come il nostro astro in quel giorno d’estate immaginario.
Gli accessi DEA o le visite urgenti per patologie che non siano respiratorie/febbrili sono crollate, quasi cessate del tutto.
In ambito cardiologico una settimana fa l’ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) del cui direttivo regionale piemontese faccio parte da 2 anni, segnalava che i ricoveri per infarto miocardico acuto si sono dimezzati da inizio marzo. DIMEZZATI.
E’ presto per avanzare ipotesi, lanciarsi in fantasiose ricostruzioni (ad esempio che la reclusione domestica e l’assenza di stress correlato al lavoro abbia ridotto tale patologia).
Temiamo noi specialisti che la ragione sia un’altra e cioè che a vincere su tutto sia stata e sia la paura.
La paura di entrare in ospedale. La paura del contagio.
Entrare in ospedale oggi vuol dire misurare la temperatura, passare dal filtro di un pre-triage per escludere (per quanto possibile) di essere portatore del virus. Incute timore la procedura ma guardiamola da un altro punto di vista: è la garanzia che facciamo di tutto per mantenere “puliti” i percorsi che debbono esserlo.
Certamente tutto ciò che non è essenziale può essere e deve essere rinviato, ma con la salute non si scherza.
Ascoltate allora il vostro corpo, cercate il vostro sole.
Noi siamo ancora qui, negli ospedali, anche per voi. Magari ricoperti di plastica e nascosti da maschere. Ma quelle plastiche e maschere con cui vi riceviamo sono pulite e sono anche a vostra protezione.
Non scherzate con il cuore, non dimenticate il sole.
Il corona passerà ed il vostro cuore sarà ancora lì a battere per voi, abbiatene cura (ma vale anche per tutto il resto del nostro corpo).
Ci siamo, ricordatelo.
28 di Marzo … il sole tornerà a splendere …
Copyright testo e fotografia dott. Sergio Maccio'
DIARIO DI BORDO - 28 Marzo a.d.c. (Anno del Corona)
IL GIORNO CHE IL SOLE SPARI’
Immaginatevi di uscire all’aperto in una splendida giornata estiva.
E’ mezzodì. Il cielo è terso, non una nuvola.
Un caldo abbraccio di luce e l’afa vi avvolge.
Poi volgete lentamente gli occhi al cielo.
Inizialmente non notate nemmeno cosa manca.
Così anche noi, all’inizio, non ci siamo resi conto di quello che mancava (ma questo lo spiegheremo a breve).
Torniamo alla nostra giornata di sole… ecco, appunto, il sole.
Immaginate di girare lo sguardo e di accorgervi che non c’è il sole.
Qualcosa che abbiamo sempre dato per scontato al punto da non realizzare subito la sua assenza.
Ma non c’è. Se ne è andato.
E così è successo a noi medici.
All’inizio era solo coronavirus.
Il suo arrivo aveva cancellato tutto.
Le nostre forze, i nostri pensieri, tutta l’adrenalina era diretta verso di lui.
Inventarsi nuovi ruoli e specialità, ridisegnare i reparti, i percorsi, le nuove terapie.
Imparare a riconoscere i sintomi.
E’ fu così che nella prima settimana convulsa, quando tutto il paese fu travolto dall’onda non prevista dagli esperti, non ci accorgemmo dell’assenza del sole.
Ora, al volgere della terza settimana della pandemia italiana dobbiamo non solo renderci conto che manca il sole, dobbiamo cercarlo.
Vi chiederete ormai di quale sole parlo. Il nostro “sole” sono le altre patologie.
CI sono voluti giorni per capire che stavano sparendo, come il nostro astro in quel giorno d’estate immaginario.
Gli accessi DEA o le visite urgenti per patologie che non siano respiratorie/febbrili sono crollate, quasi cessate del tutto.
In ambito cardiologico una settimana fa l’ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) del cui direttivo regionale piemontese faccio parte da 2 anni, segnalava che i ricoveri per infarto miocardico acuto si sono dimezzati da inizio marzo. DIMEZZATI.
E’ presto per avanzare ipotesi, lanciarsi in fantasiose ricostruzioni (ad esempio che la reclusione domestica e l’assenza di stress correlato al lavoro abbia ridotto tale patologia).
Temiamo noi specialisti che la ragione sia un’altra e cioè che a vincere su tutto sia stata e sia la paura.
La paura di entrare in ospedale. La paura del contagio.
Entrare in ospedale oggi vuol dire misurare la temperatura, passare dal filtro di un pre-triage per escludere (per quanto possibile) di essere portatore del virus. Incute timore la procedura ma guardiamola da un altro punto di vista: è la garanzia che facciamo di tutto per mantenere “puliti” i percorsi che debbono esserlo.
Certamente tutto ciò che non è essenziale può essere e deve essere rinviato, ma con la salute non si scherza.
Ascoltate allora il vostro corpo, cercate il vostro sole.
Noi siamo ancora qui, negli ospedali, anche per voi. Magari ricoperti di plastica e nascosti da maschere. Ma quelle plastiche e maschere con cui vi riceviamo sono pulite e sono anche a vostra protezione.
Non scherzate con il cuore, non dimenticate il sole.
Il corona passerà ed il vostro cuore sarà ancora lì a battere per voi, abbiatene cura (ma vale anche per tutto il resto del nostro corpo).
Ci siamo, ricordatelo.
28 di Marzo … il sole tornerà a splendere …
Copyright testo e fotografia dott. Sergio Maccio'