Giustizia: servono autorevolezza e coraggio
Novara 24 febbraio 2021
Nei giorni scorsi si è insediato il nuovo Ministro della Giustizia, l’ex Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia.
Un nome prestigioso, non c’è che dire. Uno di quelli che hanno qualificato maggiormente il governo Draghi. Il neo Ministro si ritrova a dover gestire le patate bollenti lasciate da Bonafede.
In questi giorni la professoressa Cartabia ha cercato di prendere tempo e di svelenire un clima molto teso che si era precedentemente creato. Grazie alla sua autorevolezza sembra essere partita con il piede giusto ed ha proposto alle riforme un approccio “costituzionalmente orientato” .
La giustizia non è soltanto giustizia penale, ma anche civile (oltre a quella amministrativa e contabile). Eppure, le polemiche ed i nodi politici da sciogliere hanno soprattutto a che fare con quella penale. Certe questioni tipo la prescrizione, la presunzione di innocenza o le intercettazioni sono diventate veri e propri tabù.
Si dovrebbe cominciare a smontare questi tabù perché, in realtà, proprio dal punto di vista costituzionale l’approccio non è così complicato.
1) I processi devono durare un tempo ragionevole, non all’'infinito. La prescrizione serve a garantire che un processo, appunto, non duri all’infinito. Proprio per questo, è impensabile che venga abolita o ridimensionata.
2) Una persona per essere ritenuta colpevole, deve esserlo al di là di ogni ragionevole dubbio. Se vi è stata un’assoluzione in primo grado non ha senso che il pm possa presentare appello. Se un cittadino è già stato assolto da un Tribunale, un dubbio sulla sua colpevolezza rimane comunque anche nel caso di diverso esito degli altri gradi di giudizio (a maggior ragione in un processo accusatorio). Per questo, va nuovamente pensato ed introdotto il divieto di impugnazione delle sentenze assolutorie
3) La Costituzione ha stabilito che la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La possibilità di intercettare e pubblicare le conversazioni va dunque ristretta e si deve prendere atto che in questi anni si è esagerato nella direzione opposta. Le cose da fare, insomma, non sono così complesse. Servono autorevolezza e coraggio.
COPYRIGHT E FOTO Roberto Cota
Nei giorni scorsi si è insediato il nuovo Ministro della Giustizia, l’ex Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia.
Un nome prestigioso, non c’è che dire. Uno di quelli che hanno qualificato maggiormente il governo Draghi. Il neo Ministro si ritrova a dover gestire le patate bollenti lasciate da Bonafede.
In questi giorni la professoressa Cartabia ha cercato di prendere tempo e di svelenire un clima molto teso che si era precedentemente creato. Grazie alla sua autorevolezza sembra essere partita con il piede giusto ed ha proposto alle riforme un approccio “costituzionalmente orientato” .
La giustizia non è soltanto giustizia penale, ma anche civile (oltre a quella amministrativa e contabile). Eppure, le polemiche ed i nodi politici da sciogliere hanno soprattutto a che fare con quella penale. Certe questioni tipo la prescrizione, la presunzione di innocenza o le intercettazioni sono diventate veri e propri tabù.
Si dovrebbe cominciare a smontare questi tabù perché, in realtà, proprio dal punto di vista costituzionale l’approccio non è così complicato.
1) I processi devono durare un tempo ragionevole, non all’'infinito. La prescrizione serve a garantire che un processo, appunto, non duri all’infinito. Proprio per questo, è impensabile che venga abolita o ridimensionata.
2) Una persona per essere ritenuta colpevole, deve esserlo al di là di ogni ragionevole dubbio. Se vi è stata un’assoluzione in primo grado non ha senso che il pm possa presentare appello. Se un cittadino è già stato assolto da un Tribunale, un dubbio sulla sua colpevolezza rimane comunque anche nel caso di diverso esito degli altri gradi di giudizio (a maggior ragione in un processo accusatorio). Per questo, va nuovamente pensato ed introdotto il divieto di impugnazione delle sentenze assolutorie
3) La Costituzione ha stabilito che la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La possibilità di intercettare e pubblicare le conversazioni va dunque ristretta e si deve prendere atto che in questi anni si è esagerato nella direzione opposta. Le cose da fare, insomma, non sono così complesse. Servono autorevolezza e coraggio.
COPYRIGHT E FOTO Roberto Cota