Vercelli 3 aprile 2020
DIARIO DI BORDO – 2 Aprile a.d.c. (Anno del Corona)
LE VITE POTENZIALI
Le serate ai tempi del corona sono, per forza di cose, serate “chiuse” tra le mura domestiche.
Mentre la famiglia si riunisce di fronte al televisore ne approfitto per sistemare l’archivio della libreria di casa.
E tra le mani mi ritrovo, quasi senza accorgermene, un libro particolare. Un libro che rimanda ad un’esperienza che feci due anni orsono.
Capitò infatti, per una serie di fortunate coincidenze, che mi ritrovai nella giuria popolare del Premio Campiello.
Tra i 5 libri finalisti sui quali fui chiamato ad esprimere un giudizio uno in particolare mi piacque, quello che ora stringo in mano: “Le vite potenziali” scritto da Francesco Targhetta (per la cronaca arrivò secondo).
Un libro che trattava il tema delle potenzialità più o meno espresse delle nostre vite.
I farò, i sarò che poi restano perduti nel tempo.
Lo trovo assolutamente attuale.
Se vogliamo trovare un senso nel dolore e nella violenza dello tsunami che ci ha travolto lo possiamo trovare nelle nostre potenzialità nascoste.
E’ in momenti di crisi che ognuno di noi, messo di fronte alla propria fragilità umana, può comprendere quali siano veramente le proprie aspirazioni, i desideri inespressi, i bisogni celati anche a noi stessi.
Le vite potenziali sono tutto ciò che potremmo essere se solo volessimo, sono tutto ciò che potremmo scoprire di essere.
Ha scoperto le sue potenzialità l’amico chirurgo che appena assunto ha imparato a gestire ventilazioni ed emogasanalisi con una rapidità impensabile. Ora quando ci incrociamo in corridoio scherzo con lui sul fatto che non ci chiederà più consulenze cardiologiche.
E’ uno scherzo, ma solo in parte.
In queste settimane vedo medici e infermieri esprimere potenziali enormi.
Si aiutano, si supportano, imparano con una velocità superiore a quella dei 20 anni e degli anni universitari nonostante oggi abbiano anche 40, 50 o 60 primavere alle spalle.
Ho scoperto le potenzialità di chi fuori dell’ospedale ha trovato energie, risorse e capacità organizzative nel reperire aiuti, materiali e attrezzature come e spesso meglio delle istituzioni stesse.
Ho scoperto le potenzialità di un gruppo di studenti del Liceo Scientifico Avogadro che insieme al loro professore hanno scoperto di poter dare un contributo eccezionale nell’affrontare la carenza di maschere per la ventilazione.
Ho scoperto le potenzialità di tanti cittadini. Persone che hanno trovato la forza di isolarsi. Che hanno trovato la forza di chiudere la loro attività (e di questo parleremo prossimamente).
Ora si tratta di guardare avanti, a quelle vite potenziali che ci attendono oltre l’ostacolo.
Un paese da far ripartire insieme.
Magari qualche sogno nel cassetto da tirar fuori, spolverare e realizzare.
Perché nella vita troppe volte osserviamo cassetti chiusi rimandandone l’apertura.
Poi arriva una guerra o una pandemia e ci accorgiamo che non siamo eterni e che avere sogni senza realizzarli è come avere nell’armadio uno splendido vestito mai usato per paura di rovinarlo ed accorgersi un giorno di non poterlo più mettere.
Questo ci deve insegnare questa pandemia.
2 di Aprile … apriamo i nostri armadi …
COPYRIGHT E FOTO: dott. Sergio Maccio’
DIARIO DI BORDO – 2 Aprile a.d.c. (Anno del Corona)
LE VITE POTENZIALI
Le serate ai tempi del corona sono, per forza di cose, serate “chiuse” tra le mura domestiche.
Mentre la famiglia si riunisce di fronte al televisore ne approfitto per sistemare l’archivio della libreria di casa.
E tra le mani mi ritrovo, quasi senza accorgermene, un libro particolare. Un libro che rimanda ad un’esperienza che feci due anni orsono.
Capitò infatti, per una serie di fortunate coincidenze, che mi ritrovai nella giuria popolare del Premio Campiello.
Tra i 5 libri finalisti sui quali fui chiamato ad esprimere un giudizio uno in particolare mi piacque, quello che ora stringo in mano: “Le vite potenziali” scritto da Francesco Targhetta (per la cronaca arrivò secondo).
Un libro che trattava il tema delle potenzialità più o meno espresse delle nostre vite.
I farò, i sarò che poi restano perduti nel tempo.
Lo trovo assolutamente attuale.
Se vogliamo trovare un senso nel dolore e nella violenza dello tsunami che ci ha travolto lo possiamo trovare nelle nostre potenzialità nascoste.
E’ in momenti di crisi che ognuno di noi, messo di fronte alla propria fragilità umana, può comprendere quali siano veramente le proprie aspirazioni, i desideri inespressi, i bisogni celati anche a noi stessi.
Le vite potenziali sono tutto ciò che potremmo essere se solo volessimo, sono tutto ciò che potremmo scoprire di essere.
Ha scoperto le sue potenzialità l’amico chirurgo che appena assunto ha imparato a gestire ventilazioni ed emogasanalisi con una rapidità impensabile. Ora quando ci incrociamo in corridoio scherzo con lui sul fatto che non ci chiederà più consulenze cardiologiche.
E’ uno scherzo, ma solo in parte.
In queste settimane vedo medici e infermieri esprimere potenziali enormi.
Si aiutano, si supportano, imparano con una velocità superiore a quella dei 20 anni e degli anni universitari nonostante oggi abbiano anche 40, 50 o 60 primavere alle spalle.
Ho scoperto le potenzialità di chi fuori dell’ospedale ha trovato energie, risorse e capacità organizzative nel reperire aiuti, materiali e attrezzature come e spesso meglio delle istituzioni stesse.
Ho scoperto le potenzialità di un gruppo di studenti del Liceo Scientifico Avogadro che insieme al loro professore hanno scoperto di poter dare un contributo eccezionale nell’affrontare la carenza di maschere per la ventilazione.
Ho scoperto le potenzialità di tanti cittadini. Persone che hanno trovato la forza di isolarsi. Che hanno trovato la forza di chiudere la loro attività (e di questo parleremo prossimamente).
Ora si tratta di guardare avanti, a quelle vite potenziali che ci attendono oltre l’ostacolo.
Un paese da far ripartire insieme.
Magari qualche sogno nel cassetto da tirar fuori, spolverare e realizzare.
Perché nella vita troppe volte osserviamo cassetti chiusi rimandandone l’apertura.
Poi arriva una guerra o una pandemia e ci accorgiamo che non siamo eterni e che avere sogni senza realizzarli è come avere nell’armadio uno splendido vestito mai usato per paura di rovinarlo ed accorgersi un giorno di non poterlo più mettere.
Questo ci deve insegnare questa pandemia.
2 di Aprile … apriamo i nostri armadi …
COPYRIGHT E FOTO: dott. Sergio Maccio’