Il racconto della giornata del 24 marzo 2020.
Vercelli, 24 marzo 2020
DIARIO DI BORDO – 24 Marzo a.d.c. (Anno del Corona)
LETTERA A ITALO, NATO (immaginario) dell’anno 2020
Anno 12 n.d.c. (Nuova Datazione Corona) – 2032 (vecchia datazione)
Caro Italo,
Buon compleanno.
I 12 anni sono un traguardo importante. Comincia la tua adolescenza e con essa la consapevolezza maggiore del mondo che ti circonda, di come oggi funziona e di come funzionava prima, prima dell’anno zero.
Lo hai studiato a scuola alle elementari l’anno zero, l’anno in cui sei nato.
L’anno in cui il mondo è cambiato.
Ti hanno insegnato che un virus trovò impreparati proprio quei paesi che pensavano di essere più civili e avanzati, quelli che pensavano di essere al sicuro forti delle loro economie o del loro servizio sanitario. Quelli delle buone maniere, dell’istruzione avanzata, del progresso tecnologico.
Ti hanno insegnato che al contrario delle aspettative le istituzioni vacillarono, arrancarono.
Di come non indietreggiarono invece medici e infermieri e di come combatterono.
Ti hanno raccontato di come la grande generosità delle persone intervenne a colmare i vuoti. Gesti piccoli e grandi che permisero a chi era in prima linea contro il virus di proseguire la battaglia.
Ti hanno spiegato che per quella generazione di dottori, infermieri, tecnici, dentro gli ospedali e fuori sul territorio, fu una battaglia campale.
Tu non puoi immaginare come era, quel mondo, con gli occhi di oggi.
Oggi, nell’anno 12 n.d.c. i posti di terapia intensiva negli ospedali italiani sono adeguati alle necessità della popolazione.
Oggi si è compreso che la sanità non è un “costo” ma un bene essenziale per la vita e la serenità dell’intera popolazione e si investe di più consci che si investe in “vita”.
Oggi si è compreso che proteggere, da subito, chi lavora in prima linea negli ospedali è essenziale per limitare i contagi e consentire di curare a pieno regime.
E’ un mondo che ha compreso i suoi errori qui, oggi nel 2032 vecchia datazione.
Ma in quell’anno, nell’anno 2020, le cose furono difficili.
Mentre nascevi il mondo si bloccava, fermava la sua rotazione. Si fermava l’alternanza del giorno e della notte. Si fermavano i calendari. Gli orologi muti testimoni di giornate interminabili.
E non vi era più differenza tra una domenica e un lunedì, una settimana o l’altra, un mese o l’altro.
Bloccate le fabbriche, gli uffici, le feste religiose e non religiose. I nonni separati dai nipoti.
Le code ai supermercati rigorosamente a 1,5 metri di distanza. Gli occhi che si scrutavano dietro maschere variopinte (e non era carnevale).
Pensa Italo, la gente si dimenticò anche di ammalarsi. Perché in quel periodo a parte il “corona” “sparirono” come per magia altre malattie, o meglio non sparirono, ci fu solo paura di recarsi in ospedale e di essere contagiati e questo portò molte persone a sottovalutare sintomi e segni del corpo.
Nell’anno 2020 si comunicava a distanza, i contatti erano vietati, la polizia e l’esercito scendevano per strada per bloccare, giustamente, gli spostamenti.
Ora puoi capire, Italo, quello che accade, da allora, ogni mese di marzo: la festa della vicinanza.
Sin da piccolo sei abituato. Nel mese di marzo vi è un giorno in cui tutti si salutano, si stringono la mano, si abbracciano. Sul lavoro, per strada, a scuola, in coda alla stazione. Quella vicinanza, quel giorno della memoria, ricorda il contatto umano che perdemmo nel 2020, ricorda quanto ci costò.
Ci ricorda che dobbiamo imparare ad avere cura di noi e della persona accanto. Ci ricorda che la salute è il nostro bene più prezioso.
Ci ricorda che siamo tutti essere umani, senza distinzioni.
Caro Italo, un abbraccio.
24 di Marzo … andiamo a prendere il francobollo …
Copyright testo e fotografia dott. Sergio Maccio'
DIARIO DI BORDO – 24 Marzo a.d.c. (Anno del Corona)
LETTERA A ITALO, NATO (immaginario) dell’anno 2020
Anno 12 n.d.c. (Nuova Datazione Corona) – 2032 (vecchia datazione)
Caro Italo,
Buon compleanno.
I 12 anni sono un traguardo importante. Comincia la tua adolescenza e con essa la consapevolezza maggiore del mondo che ti circonda, di come oggi funziona e di come funzionava prima, prima dell’anno zero.
Lo hai studiato a scuola alle elementari l’anno zero, l’anno in cui sei nato.
L’anno in cui il mondo è cambiato.
Ti hanno insegnato che un virus trovò impreparati proprio quei paesi che pensavano di essere più civili e avanzati, quelli che pensavano di essere al sicuro forti delle loro economie o del loro servizio sanitario. Quelli delle buone maniere, dell’istruzione avanzata, del progresso tecnologico.
Ti hanno insegnato che al contrario delle aspettative le istituzioni vacillarono, arrancarono.
Di come non indietreggiarono invece medici e infermieri e di come combatterono.
Ti hanno raccontato di come la grande generosità delle persone intervenne a colmare i vuoti. Gesti piccoli e grandi che permisero a chi era in prima linea contro il virus di proseguire la battaglia.
Ti hanno spiegato che per quella generazione di dottori, infermieri, tecnici, dentro gli ospedali e fuori sul territorio, fu una battaglia campale.
Tu non puoi immaginare come era, quel mondo, con gli occhi di oggi.
Oggi, nell’anno 12 n.d.c. i posti di terapia intensiva negli ospedali italiani sono adeguati alle necessità della popolazione.
Oggi si è compreso che la sanità non è un “costo” ma un bene essenziale per la vita e la serenità dell’intera popolazione e si investe di più consci che si investe in “vita”.
Oggi si è compreso che proteggere, da subito, chi lavora in prima linea negli ospedali è essenziale per limitare i contagi e consentire di curare a pieno regime.
E’ un mondo che ha compreso i suoi errori qui, oggi nel 2032 vecchia datazione.
Ma in quell’anno, nell’anno 2020, le cose furono difficili.
Mentre nascevi il mondo si bloccava, fermava la sua rotazione. Si fermava l’alternanza del giorno e della notte. Si fermavano i calendari. Gli orologi muti testimoni di giornate interminabili.
E non vi era più differenza tra una domenica e un lunedì, una settimana o l’altra, un mese o l’altro.
Bloccate le fabbriche, gli uffici, le feste religiose e non religiose. I nonni separati dai nipoti.
Le code ai supermercati rigorosamente a 1,5 metri di distanza. Gli occhi che si scrutavano dietro maschere variopinte (e non era carnevale).
Pensa Italo, la gente si dimenticò anche di ammalarsi. Perché in quel periodo a parte il “corona” “sparirono” come per magia altre malattie, o meglio non sparirono, ci fu solo paura di recarsi in ospedale e di essere contagiati e questo portò molte persone a sottovalutare sintomi e segni del corpo.
Nell’anno 2020 si comunicava a distanza, i contatti erano vietati, la polizia e l’esercito scendevano per strada per bloccare, giustamente, gli spostamenti.
Ora puoi capire, Italo, quello che accade, da allora, ogni mese di marzo: la festa della vicinanza.
Sin da piccolo sei abituato. Nel mese di marzo vi è un giorno in cui tutti si salutano, si stringono la mano, si abbracciano. Sul lavoro, per strada, a scuola, in coda alla stazione. Quella vicinanza, quel giorno della memoria, ricorda il contatto umano che perdemmo nel 2020, ricorda quanto ci costò.
Ci ricorda che dobbiamo imparare ad avere cura di noi e della persona accanto. Ci ricorda che la salute è il nostro bene più prezioso.
Ci ricorda che siamo tutti essere umani, senza distinzioni.
Caro Italo, un abbraccio.
24 di Marzo … andiamo a prendere il francobollo …
Copyright testo e fotografia dott. Sergio Maccio'