Il racconto della giornata del 13 marzo 2020.
Vercelli, 13 marzo 2020
Diario di bordo: 13 Marzo (a.d.c. - Anno Del Corona)
A PROPOSITO DEL FATTO CHE NON TUTTO VA BENE
In questi giorni ho parlato molto di quanto di buono la gente dentro e fuori l’ospedale ha fatto e sta facendo. Gesti di grande generosità, gesti di vicinanza. Donazioni. Era il momento di rimboccarsi le maniche e lavorare per costruire e dare anche un messaggio di speranza a chi non vive ora per ora l’evolversi delle cose come noi “dentro”. Un messaggio di fiducia: ci siamo, stiamo lavorando, non molliamo.
E’ però giunto anche il momento di guardarsi in faccia in questo venerdì 13 così particolare. E NO, NON tutto è andato bene.
E perchè serva di lezione dobbiamo dircelo con franchezza e lucidità.
NON abbiamo capito in tempo che NON era un’influenza normale.
NON abbiamo saputo (o potuto) preparare in tempo uomini, strumenti, ospedali.
NON abbiamo saputo (o potuto) proteggere chi sarebbe andato in prima linea.
Il mio pensiero è rivolto in primis ai medici di medicina generale. I tanti colleghi che avrebbero dovuto contenere le infezioni sul territorio. E che hanno provato a farlo NONOSTANTE la carenza di DPI (Dispositivi di Protezione) a loro disposizione. Quei colleghi ora si ammalano. Ad uno di loro cui sono particolarmente vicino per stima e collaborazione da anni va il mio pensiero particolare. Un medico “di famiglia” che come tanti altri da Vercelli alla Valsesia non si è risparmiato mettendo il senso etico di fronte anche alla propria salute.
Un altro pensiero è rivolto a chi si ammala, di noi operatori sanitari, al proprio domicilio. Sui percorsi che identifichino le responsabilità nella gestione di tali casi manca chiarezza ed i controlli con tamponi latitano per problemi organizzativi o carenze DPI del personale ADI.
Noi operatori sanitari siamo in prima linea, rinunciamo a tutto (ferie, recuperi, riposi, leggi sull’orario di lavoro “congelate” per noi sino a data da destinarsi) ma non possiamo e non vogliamo rinunciare alle protezioni e ad uno “scudo” nel momento della malattia.
ANAAO (Associazione Nazionale Dirigenti Medici e Sanitari Ospedalieri) che rappresento a livello locale è stata propositiva sin dalla prima ora dell’emergenza ed è in prima linea per contribuire a trovare e procurare materiali grazie alla generosità di benefattori come Carlo Olmo e tanti altri. Ma con la stessa forza ANAAO chiede con urgenza risposte.
A medici e infermieri si sono chiesti sacrifici, carichi di lavoro imponenti, rischi biologici con protezioni contate. Ora cominciano ad ammalarsi.
È dovere nostro, di tutti, aiutarli ed essere loro vicini. Perché devono guarire e poter tornare a prendersi cura di voi, di tutti noi, in sicurezza.
Venerdì 13 di Marzo, proteggiamoci per proteggervi.
Copyright testo e fotografia dott. Sergio Macciò
Diario di bordo: 13 Marzo (a.d.c. - Anno Del Corona)
A PROPOSITO DEL FATTO CHE NON TUTTO VA BENE
In questi giorni ho parlato molto di quanto di buono la gente dentro e fuori l’ospedale ha fatto e sta facendo. Gesti di grande generosità, gesti di vicinanza. Donazioni. Era il momento di rimboccarsi le maniche e lavorare per costruire e dare anche un messaggio di speranza a chi non vive ora per ora l’evolversi delle cose come noi “dentro”. Un messaggio di fiducia: ci siamo, stiamo lavorando, non molliamo.
E’ però giunto anche il momento di guardarsi in faccia in questo venerdì 13 così particolare. E NO, NON tutto è andato bene.
E perchè serva di lezione dobbiamo dircelo con franchezza e lucidità.
NON abbiamo capito in tempo che NON era un’influenza normale.
NON abbiamo saputo (o potuto) preparare in tempo uomini, strumenti, ospedali.
NON abbiamo saputo (o potuto) proteggere chi sarebbe andato in prima linea.
Il mio pensiero è rivolto in primis ai medici di medicina generale. I tanti colleghi che avrebbero dovuto contenere le infezioni sul territorio. E che hanno provato a farlo NONOSTANTE la carenza di DPI (Dispositivi di Protezione) a loro disposizione. Quei colleghi ora si ammalano. Ad uno di loro cui sono particolarmente vicino per stima e collaborazione da anni va il mio pensiero particolare. Un medico “di famiglia” che come tanti altri da Vercelli alla Valsesia non si è risparmiato mettendo il senso etico di fronte anche alla propria salute.
Un altro pensiero è rivolto a chi si ammala, di noi operatori sanitari, al proprio domicilio. Sui percorsi che identifichino le responsabilità nella gestione di tali casi manca chiarezza ed i controlli con tamponi latitano per problemi organizzativi o carenze DPI del personale ADI.
Noi operatori sanitari siamo in prima linea, rinunciamo a tutto (ferie, recuperi, riposi, leggi sull’orario di lavoro “congelate” per noi sino a data da destinarsi) ma non possiamo e non vogliamo rinunciare alle protezioni e ad uno “scudo” nel momento della malattia.
ANAAO (Associazione Nazionale Dirigenti Medici e Sanitari Ospedalieri) che rappresento a livello locale è stata propositiva sin dalla prima ora dell’emergenza ed è in prima linea per contribuire a trovare e procurare materiali grazie alla generosità di benefattori come Carlo Olmo e tanti altri. Ma con la stessa forza ANAAO chiede con urgenza risposte.
A medici e infermieri si sono chiesti sacrifici, carichi di lavoro imponenti, rischi biologici con protezioni contate. Ora cominciano ad ammalarsi.
È dovere nostro, di tutti, aiutarli ed essere loro vicini. Perché devono guarire e poter tornare a prendersi cura di voi, di tutti noi, in sicurezza.
Venerdì 13 di Marzo, proteggiamoci per proteggervi.
Copyright testo e fotografia dott. Sergio Macciò