Vercelli 13 APRILE 2020
DIARIO DI BORDO: 12 Aprile (a.d.c. – Anno Del Corona)
LA RICERCA DELL’IMMORTALITA’
Caro diario,
è ormai da più di un mese che su queste pagine parliamo di COVID e del mondo all’epoca del COVID.
Un cammino ed una compagnia (quella del Diario) instancabile.
Penso che qualsiasi marcia, anche quella più temeraria, debba però prevedere delle soste.
E’ Pasqua, e oggi ci fermiamo.
Seduti su un masso lungo il ciglio della strada, all’ombra di alcuni ciliegi in fiore prendiamo fiato. E come si usa tra viandanti si raccontano storie.
La storia che racconto parla di immortalità, un augurio carico di speranza di questi tempi.
---
Qualche anno orsono, aprendo un piccolo libro giapponese stampato nel periodo EDO (circa nel secolo XIII) acquistato al mercatino di libri di Piazzale Diaz a Milano, feci una delle scoperte “librarie” che più di altre porto nel cuore.
Il libro stampato su carta di riso, molto delicata mostrava tutti i segni del tempo accentuati dalla fragilità del materiale. Lo sfogliai dunque con estrema delicatezza senza alcuna percezione, nei primi passaggi, del piccolo tesoro che celava. L’apertura e la prima “sfogliatura” di un libro usato, vecchio o antico, appena acquisito, è infatti un’operazione che affronto con trepidante attesa nella speranza, a volte ripagata, di scovare ricordi di vite e di uomini. In questo caso, però, ad una prima occhiata nulla traspariva e se mai qualcosa fosse stato custodito in passato tra quelle pagine, pensai, era evidentemente già stato asportato da proprietari precedenti.
Mi sbagliavo.
La sorpresa si palesò solo in un secondo momento, durante alcune accurate operazioni di pulizia delle pagine quando, distaccando con una pinzetta due fogli di carta di riso, vidi qualcosa scivolare fuori da uno spazio racchiuso tra due fogli ripiegati: una piccola foglia. Il libro risulta infatti composto da fascicoli con fogli ripiegati a due a due, il che comporta la “creazione” di “intercapedini” tra coppie di fogli.
Osservai con stupore la piccola foglia sfuggita alla sua prigione secolare. Evidentemente niente e nessuno doveva aver disturbato il suo sonno ed il suo rifugio doveva averla protetta sino ad oggi dagli occhi indiscreti (ed a volte famelici) dei proprietari che si sono succeduti nel tempo.
Osservai un altro fascicolo. Nascosta tra due pagine ripiegate, infatti, giaceva una seconda piccola foglia di colore nerastro, quasi trasparente per la sottigliezza: un’immagine soave di fragilità e delicatezza. A fine esplorazione ben più di 10 foglie vennero estratte dal libro.
Non ci volle molto a identificarle come foglie di Ginkgo Biloba. Una foglia importante, non una qualunque, per almeno due motivi. Il Ginkgo Biloba innanzitutto rappresenta una delle più antiche piante a noi note (viene considerata in effetti alla stregua di un fossile vivente) ed è in alcune culture (Cina e Giappone soprattutto) ritenuto un simbolo di eternità. Una pianta dal fascino indiscutibile se pensiamo che anche il poeta Goethe in occasione di uno dei suoi tanti viaggi, rimase così affascinato da un esemplare di questa pianta da dedicarle una poesia:
La foglia di quest’albero, dall’oriente/ affidato al mio giardino, / segreto senso fa assaporare/ così come al sapiente piace fare// È una sola cosa viva,/ che in se stessa si è divisa?/ O son due, che scelto hanno,/ si conoscan come una?// In risposta a tal domanda,/ trovai forse il giusto senso./ Non avverti nei miei canti/ch’io son uno e doppio insieme?
Il secondo motivo che rende queste foglie speciali è stata la scoperta che una delle due portava impresso il testo della pagina sottostante. La foglia dunque doveva essere stata inserita tra le pagine nel momento della prima stampa poiché aveva subito la pressione di questa o doveva aver assorbito parte dell’inchiostro prima della sua asciugatura. Si può quindi credere che si tratti di due foglie raccolte dallo stampatore stesso o da persona a lui vicina e che il loro destino non sia più stato separato da quello del libro.
È bello pensare che lo stampatore abbia voluto, inserendo delicatamente quelle foglie tra le pagine, augurare vita eterna alla sua opera.
Ma è anche bello pensare che, se quelle fragili foglie hanno attraversato i secoli per portare a noi il loro messaggio, anche noi umani al tempo del COVID, nonostante la nostra fragilità, avremo la forza insieme di uscirne.
---
È ora di riprendere il cammino non senza aver fatto scivolare prima, di nascosto, una foglia di ginko biloba in tasca. Servirà come promessa di immortalità.
Buona Pasqua a tutta la Compagnia del Diario.
12 di Aprile … si sta come d’autunno sugli alberi le foglie (scriveva Ungaretti) …
COPYRIGHT E FOTO: dott. Sergio Maccio’
modificare.
DIARIO DI BORDO: 12 Aprile (a.d.c. – Anno Del Corona)
LA RICERCA DELL’IMMORTALITA’
Caro diario,
è ormai da più di un mese che su queste pagine parliamo di COVID e del mondo all’epoca del COVID.
Un cammino ed una compagnia (quella del Diario) instancabile.
Penso che qualsiasi marcia, anche quella più temeraria, debba però prevedere delle soste.
E’ Pasqua, e oggi ci fermiamo.
Seduti su un masso lungo il ciglio della strada, all’ombra di alcuni ciliegi in fiore prendiamo fiato. E come si usa tra viandanti si raccontano storie.
La storia che racconto parla di immortalità, un augurio carico di speranza di questi tempi.
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Qualche anno orsono, aprendo un piccolo libro giapponese stampato nel periodo EDO (circa nel secolo XIII) acquistato al mercatino di libri di Piazzale Diaz a Milano, feci una delle scoperte “librarie” che più di altre porto nel cuore.
Il libro stampato su carta di riso, molto delicata mostrava tutti i segni del tempo accentuati dalla fragilità del materiale. Lo sfogliai dunque con estrema delicatezza senza alcuna percezione, nei primi passaggi, del piccolo tesoro che celava. L’apertura e la prima “sfogliatura” di un libro usato, vecchio o antico, appena acquisito, è infatti un’operazione che affronto con trepidante attesa nella speranza, a volte ripagata, di scovare ricordi di vite e di uomini. In questo caso, però, ad una prima occhiata nulla traspariva e se mai qualcosa fosse stato custodito in passato tra quelle pagine, pensai, era evidentemente già stato asportato da proprietari precedenti.
Mi sbagliavo.
La sorpresa si palesò solo in un secondo momento, durante alcune accurate operazioni di pulizia delle pagine quando, distaccando con una pinzetta due fogli di carta di riso, vidi qualcosa scivolare fuori da uno spazio racchiuso tra due fogli ripiegati: una piccola foglia. Il libro risulta infatti composto da fascicoli con fogli ripiegati a due a due, il che comporta la “creazione” di “intercapedini” tra coppie di fogli.
Osservai con stupore la piccola foglia sfuggita alla sua prigione secolare. Evidentemente niente e nessuno doveva aver disturbato il suo sonno ed il suo rifugio doveva averla protetta sino ad oggi dagli occhi indiscreti (ed a volte famelici) dei proprietari che si sono succeduti nel tempo.
Osservai un altro fascicolo. Nascosta tra due pagine ripiegate, infatti, giaceva una seconda piccola foglia di colore nerastro, quasi trasparente per la sottigliezza: un’immagine soave di fragilità e delicatezza. A fine esplorazione ben più di 10 foglie vennero estratte dal libro.
Non ci volle molto a identificarle come foglie di Ginkgo Biloba. Una foglia importante, non una qualunque, per almeno due motivi. Il Ginkgo Biloba innanzitutto rappresenta una delle più antiche piante a noi note (viene considerata in effetti alla stregua di un fossile vivente) ed è in alcune culture (Cina e Giappone soprattutto) ritenuto un simbolo di eternità. Una pianta dal fascino indiscutibile se pensiamo che anche il poeta Goethe in occasione di uno dei suoi tanti viaggi, rimase così affascinato da un esemplare di questa pianta da dedicarle una poesia:
La foglia di quest’albero, dall’oriente/ affidato al mio giardino, / segreto senso fa assaporare/ così come al sapiente piace fare// È una sola cosa viva,/ che in se stessa si è divisa?/ O son due, che scelto hanno,/ si conoscan come una?// In risposta a tal domanda,/ trovai forse il giusto senso./ Non avverti nei miei canti/ch’io son uno e doppio insieme?
Il secondo motivo che rende queste foglie speciali è stata la scoperta che una delle due portava impresso il testo della pagina sottostante. La foglia dunque doveva essere stata inserita tra le pagine nel momento della prima stampa poiché aveva subito la pressione di questa o doveva aver assorbito parte dell’inchiostro prima della sua asciugatura. Si può quindi credere che si tratti di due foglie raccolte dallo stampatore stesso o da persona a lui vicina e che il loro destino non sia più stato separato da quello del libro.
È bello pensare che lo stampatore abbia voluto, inserendo delicatamente quelle foglie tra le pagine, augurare vita eterna alla sua opera.
Ma è anche bello pensare che, se quelle fragili foglie hanno attraversato i secoli per portare a noi il loro messaggio, anche noi umani al tempo del COVID, nonostante la nostra fragilità, avremo la forza insieme di uscirne.
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È ora di riprendere il cammino non senza aver fatto scivolare prima, di nascosto, una foglia di ginko biloba in tasca. Servirà come promessa di immortalità.
Buona Pasqua a tutta la Compagnia del Diario.
12 di Aprile … si sta come d’autunno sugli alberi le foglie (scriveva Ungaretti) …
COPYRIGHT E FOTO: dott. Sergio Maccio’
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