Vercelli 2 maggio 2020
DIARIO DI BORDO – 1° Maggio a.d.c. (Anno del Corona)
Caro Diario,
su queste pagine abbiamo già ospitato la voce e la narrazione di chi soccorre (7 Aprile) e di chi ha vissuto l’ospedale al tempo del COVID come paziente (16 Aprile).
Oggi ospitiamo il racconto di un lettore della compagnia del Diario che, rispettando le sue volontà, resterà anonimo. È il racconto di uno scampolo di vita “normale” ai tempi del Coronavirus.
Perché la via per uscire da questo tunnel è cercare anche la normalità dove sembra impossibile trovarla.
LA SCIENZA DELLA SPESA (al tempo del COVID)
<< Prima del terremoto era un momento piacevole.
Io e mio marito siamo una coppia di pensionati, salute discreta, vita tranquilla. Un po’ banale, magari, ma serena e noi ci accontentiamo così.
Siamo sempre insieme, anche la spesa la facciamo insieme ed è un momento piacevole.
Ci piace girare per supermercati, guardare, fare confronti, scegliere. Qui compriamo certe cose, là altre, abbiamo i nostri giri. E poi ci sono le offerte speciali: vuoi mettere il piacere di sfruttare al meglio tutti i prendi tre e paghi due. È come per qualcuno vedere le proprie azioni salire in borsa!
Poi c’è la spesa per i pranzi con gli ospiti, i figli, i parenti, gli amici che ci vengono a trovare. Allora la goduria è doppia.
Si studia il menù e si va alla ricerca degli ingredienti migliori. Si passano in rassegna gli scaffali alla ricerca di qualche idea diversa dal solito. Si scoprono nuove possibilità.
E si torna a casa sempre soddisfatti: che bella mattinata abbiamo passato!
Così era, fino all’inizio di marzo. Poi è successo il terremoto, è scoppiata la guerra. È cominciato l’incubo.
E anche la spesa è diventata un incubo.
Tanto per cominciare, uno solo può uscire. E qui già siamo andati in crisi: era così bello andare insieme! Chi ci va ora? Io, dice stoicamente mio marito, per puro spirito cavalleresco, ma so quanto gli pesa perché lui detesta fare la spesa da solo. Quando raramente gli capita, magari perché io non sto bene, va in tilt, non sa decidere, ogni due minuti mi telefona per chiedere se questo o quello va bene.
Allora abbiamo deciso di affrontare scientificamente il problema. Dovevamo organizzarci bene per ridurre al minimo il pericolo.
Per prima cosa abbiamo scelto il supermercato, uno solo per tutta la spesa, rifornimento per una settimana minimo, meglio per due, se possibile. Stabilire giorno e ora. Evitare il fine settimana. Per l’ora abbiamo guardato sul sito del supermercato prescelto il diagramma di affluenza secondo l’orario: la mattina presto, all’apertura, è il momento migliore.
E poi importante è la lista che deve essere preparata con cura: scatolame, evitare prodotti sciolti o facilmente deperibili, una lista chiara e precisa perché sul posto non c’è tempo per guardare le etichette, al massimo un’occhiata veloce alle scadenze, Bisogna fare in fretta perché magari fuori c’è la coda che aspetta e giustamente lasciano entrare pochi per volta.
La sera precedente alla prima uscita era già tutto pronto: lista, guanti usa e getta, mascherina con sacchetto per riporla dopo l’uso (perché data la scarsità si è costretti e riciclarla dopo accurata disinfezione), foglio di carta da forno per coprire la maniglia del carrello (avevamo letto che già in tempi normali è uno degli oggetti più sporchi).
Sveglia per essere sicuri di non perdere l’appuntamento, ma non ce n’era bisogno, un’ora prima eravamo già belli che svegli.
Ultime raccomandazioni da parte mia, gli uomini per certe cose sono così sbadati! Attento a quello, non toccare, togli subito i guanti senza toccare le dita, stai lontano…. “Basta -alla fine ha urlato il pover’uomo- mi fai venire l’angoscia” ed eccolo partire con aria rassegnata, andando incontro al suo destino.
Io, alla finestra, ho aspettato il suo ritorno da quella missione altamente pericolosa e intanto pensavo alle azioni da mettere in atto al suo rientro: dove mettere questo, dove quello, con un dubbio terribile che mi frullava per la testa: le confezioni saranno “pulite”? Con una brillante idea ho parzialmente risolto il problema. In una stanza poco usata ho preparato un tavolo e lì sopra ho messo tutte le confezioni (quelle che non devono andare in frigo), in quarantena anche loro. Quanto dura quella pallottola bitorzoluta di grasso che ci fa tanta paura? Un giorno, una settimana?
Quando ho mandato un WhatsApp a mio nipote per dirgli che avevo messo in quarantena le scatole di tonno mi ha mandato una faccina che si contorceva dalle risate!
Mio marito è tornato altre tre volte a fare la spesa e non è cambiato niente dalla prima volta: io sono sempre apprensiva e lui pare che vada al patibolo. Non vediamo l’ora di poter andare insieme a fare la spesa, forse tra pochi giorni. Speriamo! Staremo sempre attenti perché alla nostra pelle ci teniamo ancora, ma almeno saremo di nuovo insieme. Insieme a condividere tutto, il bello e il brutto.>>
Una storia semplice, di spesa, amore e paure al tempo del COVID.
1 di Maggio …. Tutti in fila con il carrello ….
Copyright e foto: dott. Sergio Macciò
DIARIO DI BORDO – 1° Maggio a.d.c. (Anno del Corona)
Caro Diario,
su queste pagine abbiamo già ospitato la voce e la narrazione di chi soccorre (7 Aprile) e di chi ha vissuto l’ospedale al tempo del COVID come paziente (16 Aprile).
Oggi ospitiamo il racconto di un lettore della compagnia del Diario che, rispettando le sue volontà, resterà anonimo. È il racconto di uno scampolo di vita “normale” ai tempi del Coronavirus.
Perché la via per uscire da questo tunnel è cercare anche la normalità dove sembra impossibile trovarla.
LA SCIENZA DELLA SPESA (al tempo del COVID)
<< Prima del terremoto era un momento piacevole.
Io e mio marito siamo una coppia di pensionati, salute discreta, vita tranquilla. Un po’ banale, magari, ma serena e noi ci accontentiamo così.
Siamo sempre insieme, anche la spesa la facciamo insieme ed è un momento piacevole.
Ci piace girare per supermercati, guardare, fare confronti, scegliere. Qui compriamo certe cose, là altre, abbiamo i nostri giri. E poi ci sono le offerte speciali: vuoi mettere il piacere di sfruttare al meglio tutti i prendi tre e paghi due. È come per qualcuno vedere le proprie azioni salire in borsa!
Poi c’è la spesa per i pranzi con gli ospiti, i figli, i parenti, gli amici che ci vengono a trovare. Allora la goduria è doppia.
Si studia il menù e si va alla ricerca degli ingredienti migliori. Si passano in rassegna gli scaffali alla ricerca di qualche idea diversa dal solito. Si scoprono nuove possibilità.
E si torna a casa sempre soddisfatti: che bella mattinata abbiamo passato!
Così era, fino all’inizio di marzo. Poi è successo il terremoto, è scoppiata la guerra. È cominciato l’incubo.
E anche la spesa è diventata un incubo.
Tanto per cominciare, uno solo può uscire. E qui già siamo andati in crisi: era così bello andare insieme! Chi ci va ora? Io, dice stoicamente mio marito, per puro spirito cavalleresco, ma so quanto gli pesa perché lui detesta fare la spesa da solo. Quando raramente gli capita, magari perché io non sto bene, va in tilt, non sa decidere, ogni due minuti mi telefona per chiedere se questo o quello va bene.
Allora abbiamo deciso di affrontare scientificamente il problema. Dovevamo organizzarci bene per ridurre al minimo il pericolo.
Per prima cosa abbiamo scelto il supermercato, uno solo per tutta la spesa, rifornimento per una settimana minimo, meglio per due, se possibile. Stabilire giorno e ora. Evitare il fine settimana. Per l’ora abbiamo guardato sul sito del supermercato prescelto il diagramma di affluenza secondo l’orario: la mattina presto, all’apertura, è il momento migliore.
E poi importante è la lista che deve essere preparata con cura: scatolame, evitare prodotti sciolti o facilmente deperibili, una lista chiara e precisa perché sul posto non c’è tempo per guardare le etichette, al massimo un’occhiata veloce alle scadenze, Bisogna fare in fretta perché magari fuori c’è la coda che aspetta e giustamente lasciano entrare pochi per volta.
La sera precedente alla prima uscita era già tutto pronto: lista, guanti usa e getta, mascherina con sacchetto per riporla dopo l’uso (perché data la scarsità si è costretti e riciclarla dopo accurata disinfezione), foglio di carta da forno per coprire la maniglia del carrello (avevamo letto che già in tempi normali è uno degli oggetti più sporchi).
Sveglia per essere sicuri di non perdere l’appuntamento, ma non ce n’era bisogno, un’ora prima eravamo già belli che svegli.
Ultime raccomandazioni da parte mia, gli uomini per certe cose sono così sbadati! Attento a quello, non toccare, togli subito i guanti senza toccare le dita, stai lontano…. “Basta -alla fine ha urlato il pover’uomo- mi fai venire l’angoscia” ed eccolo partire con aria rassegnata, andando incontro al suo destino.
Io, alla finestra, ho aspettato il suo ritorno da quella missione altamente pericolosa e intanto pensavo alle azioni da mettere in atto al suo rientro: dove mettere questo, dove quello, con un dubbio terribile che mi frullava per la testa: le confezioni saranno “pulite”? Con una brillante idea ho parzialmente risolto il problema. In una stanza poco usata ho preparato un tavolo e lì sopra ho messo tutte le confezioni (quelle che non devono andare in frigo), in quarantena anche loro. Quanto dura quella pallottola bitorzoluta di grasso che ci fa tanta paura? Un giorno, una settimana?
Quando ho mandato un WhatsApp a mio nipote per dirgli che avevo messo in quarantena le scatole di tonno mi ha mandato una faccina che si contorceva dalle risate!
Mio marito è tornato altre tre volte a fare la spesa e non è cambiato niente dalla prima volta: io sono sempre apprensiva e lui pare che vada al patibolo. Non vediamo l’ora di poter andare insieme a fare la spesa, forse tra pochi giorni. Speriamo! Staremo sempre attenti perché alla nostra pelle ci teniamo ancora, ma almeno saremo di nuovo insieme. Insieme a condividere tutto, il bello e il brutto.>>
Una storia semplice, di spesa, amore e paure al tempo del COVID.
1 di Maggio …. Tutti in fila con il carrello ….
Copyright e foto: dott. Sergio Macciò