Il racconto della giornata del 31 marzo 2020.
Vercelli, 1 Aprile 2020
Diario di Bordo – 31 Marzo a.d.c. (Anno del Corona)
SOTTO UNO STESSO CIELO
Giornata faticosa. Si attende l’inversione di rotta che ancora manca.
Il susseguirsi di riorganizzazioni e nuove procedure costringe ad un continuo senso di instabilità.
Una sorta di sindrome vertiginosa. Mancano punti fermi, tutto gira.
Diario ”geografico”, oggi.
Come altre volte cerco ristoro nei miei libri o, come questa questo pomeriggio, nelle antiche carte.
Le mie attenzioni si concentrano su una carta geografica risalente al XVIII secolo che rappresenta una visione ancora pionieristica del nostro pianeta. Sono affezionato a questa carta perché la sua rappresentazione del Nord America con l’inserimento di un mare “interno” parla di un mondo ancora da scoprire. Il “Far West” americano ancora lungi dall’essere esplorato rappresenta un’incognita (ci vorrà ancora un secolo per poter disegnare bene le carte della costa occidentale).
Tutto gira intanto, come la Terra. Oggi a differenza dell’incisore settecentesco Remondini, autore della carta citata, sappiamo rappresentare bene la Terra.
Oggi conosciamo in ogni suo angolo questo ammasso quasi sferico di roccia, acqua, ferro, silicio, magnesio e nichel che supporta (e sopporta) circa 7,8 miliardi di persone, divise sotto le bandiere di 206 stati. Gli esseri umani che lo colonizzano si stima parlino tra le 6000 e 7000 lingue differenti e 30.547 siano le religioni, dottrine, scuole filosofiche, credenze, sette e culti tribali.
Un arcobaleno, una varietà culturale che, purtroppo, invece di arricchirci ci ha diviso nei millenni.
Poi un giorno arriva il Corona (ma anche la famosa “Spagnola” in tempi moderni). E le barriere cadono. Il virus è democratico, neutro… o almeno così sembra.
Se osserviamo con maggiore attenzione con il passare delle settimane, infatti, scopriamo che qualche differenza il COVID, dopotutto, la fa.
Due cose stiamo notando.
La prima: gli uomini sono più colpiti delle donne non tanto in termini di contagio generale quanto in termini di evoluzione in polmonite da COVID. SI ipotizza un ruolo protettore degli estrogeni, ma solo il tempo darà risposte.
La seconda (più personale): Osservando i dati OMS il numero maggiore di contagi sembra concentrarsi in una fascia intermedia sopra l’equatore e sembrano ridursi spostandoci verso il polo nord. Questa osservazione al momento trova riscontro nei bassi numeri di contagiati (ma soprattutto di affetti da polmonite COVID correlata con relativa necessità di accesso alle terapie intensive) non solo in Russia ma anche nei pesi scandinavi e Germania stessa. Se posiamo lo sguardo lungo un planisfero moderno vediamo come Spagna, Italia, Cina, USA si trovano sul 40° parallelo lungo il quale sembra raccogliersi il maggior numero di contagi. Presto per dare una spiegazione. La mia è solo un’osservazione personale, nessuna velleità di valore scientifico. Potrebbero esserci problemi di raccolta dati, soprattutto in nazioni meno sviluppate, a confondere i dati. Potrebbero esserci fattori ambientali e perché no, magari genetici.
L’occhio corre di nuovo all’antica carta. Rimanda ad un’epoca nella quale circumnavigare il globo richiedeva mesi di viaggio.
Ai tempi del Corona il virus ha impiegato invece solo poche settimane, 1 mese al massimo a raggiungere ogni posto abitato sulla Terra (fatta eccezione a quanto pare della base internazionale in Antartide che viene considerata ad oggi l’unica comunità umana civilizzata COVID-free censita).
Viaggia veloce il virus, non bada a confini fisici o politici. Non bada a bandiere.
Eppure ha paura di noi.
Se ci chiudiamo tutti in casa, come stiamo facendo, il suo viaggio si arresta e lo può fare tanto velocemente quanto velocemente si è prima diffuso.
Se ognuno di noi esce con la mascherina lo fermiamo al motto “io proteggo te, tu proteggi me”
Non molliamo quindi. Ognuno di noi se segue le indicazioni date può essere il poliziotto di frontiera che bloccherà il corona. Estrarre allora paletta e distintivo, al lavoro.
31 di Marzo … << Documenti, prego >>
COPYRIGHT E FOTO: dott. Sergio Maccio’
Diario di Bordo – 31 Marzo a.d.c. (Anno del Corona)
SOTTO UNO STESSO CIELO
Giornata faticosa. Si attende l’inversione di rotta che ancora manca.
Il susseguirsi di riorganizzazioni e nuove procedure costringe ad un continuo senso di instabilità.
Una sorta di sindrome vertiginosa. Mancano punti fermi, tutto gira.
Diario ”geografico”, oggi.
Come altre volte cerco ristoro nei miei libri o, come questa questo pomeriggio, nelle antiche carte.
Le mie attenzioni si concentrano su una carta geografica risalente al XVIII secolo che rappresenta una visione ancora pionieristica del nostro pianeta. Sono affezionato a questa carta perché la sua rappresentazione del Nord America con l’inserimento di un mare “interno” parla di un mondo ancora da scoprire. Il “Far West” americano ancora lungi dall’essere esplorato rappresenta un’incognita (ci vorrà ancora un secolo per poter disegnare bene le carte della costa occidentale).
Tutto gira intanto, come la Terra. Oggi a differenza dell’incisore settecentesco Remondini, autore della carta citata, sappiamo rappresentare bene la Terra.
Oggi conosciamo in ogni suo angolo questo ammasso quasi sferico di roccia, acqua, ferro, silicio, magnesio e nichel che supporta (e sopporta) circa 7,8 miliardi di persone, divise sotto le bandiere di 206 stati. Gli esseri umani che lo colonizzano si stima parlino tra le 6000 e 7000 lingue differenti e 30.547 siano le religioni, dottrine, scuole filosofiche, credenze, sette e culti tribali.
Un arcobaleno, una varietà culturale che, purtroppo, invece di arricchirci ci ha diviso nei millenni.
Poi un giorno arriva il Corona (ma anche la famosa “Spagnola” in tempi moderni). E le barriere cadono. Il virus è democratico, neutro… o almeno così sembra.
Se osserviamo con maggiore attenzione con il passare delle settimane, infatti, scopriamo che qualche differenza il COVID, dopotutto, la fa.
Due cose stiamo notando.
La prima: gli uomini sono più colpiti delle donne non tanto in termini di contagio generale quanto in termini di evoluzione in polmonite da COVID. SI ipotizza un ruolo protettore degli estrogeni, ma solo il tempo darà risposte.
La seconda (più personale): Osservando i dati OMS il numero maggiore di contagi sembra concentrarsi in una fascia intermedia sopra l’equatore e sembrano ridursi spostandoci verso il polo nord. Questa osservazione al momento trova riscontro nei bassi numeri di contagiati (ma soprattutto di affetti da polmonite COVID correlata con relativa necessità di accesso alle terapie intensive) non solo in Russia ma anche nei pesi scandinavi e Germania stessa. Se posiamo lo sguardo lungo un planisfero moderno vediamo come Spagna, Italia, Cina, USA si trovano sul 40° parallelo lungo il quale sembra raccogliersi il maggior numero di contagi. Presto per dare una spiegazione. La mia è solo un’osservazione personale, nessuna velleità di valore scientifico. Potrebbero esserci problemi di raccolta dati, soprattutto in nazioni meno sviluppate, a confondere i dati. Potrebbero esserci fattori ambientali e perché no, magari genetici.
L’occhio corre di nuovo all’antica carta. Rimanda ad un’epoca nella quale circumnavigare il globo richiedeva mesi di viaggio.
Ai tempi del Corona il virus ha impiegato invece solo poche settimane, 1 mese al massimo a raggiungere ogni posto abitato sulla Terra (fatta eccezione a quanto pare della base internazionale in Antartide che viene considerata ad oggi l’unica comunità umana civilizzata COVID-free censita).
Viaggia veloce il virus, non bada a confini fisici o politici. Non bada a bandiere.
Eppure ha paura di noi.
Se ci chiudiamo tutti in casa, come stiamo facendo, il suo viaggio si arresta e lo può fare tanto velocemente quanto velocemente si è prima diffuso.
Se ognuno di noi esce con la mascherina lo fermiamo al motto “io proteggo te, tu proteggi me”
Non molliamo quindi. Ognuno di noi se segue le indicazioni date può essere il poliziotto di frontiera che bloccherà il corona. Estrarre allora paletta e distintivo, al lavoro.
31 di Marzo … << Documenti, prego >>
COPYRIGHT E FOTO: dott. Sergio Maccio’