Il racconto della giornata del 16 marzo 2020.
Vercelli, 16 marzo 2020
DIARIO DI BORDO: 16 Marzo (a.d.c. - Anno Del Corona)
L’ABITO NON FA IL MONACO (ma lo protegge)
Oggi vi parlo di vestiti. Non l’ultima moda.
Oggi vi spiego perché in queste settimane i medici e gli infermieri saranno, purtroppo, meno disponibili per parlare.
Non sarà per cattiveria e non sarà per mancanza di sensibilità.
E’ che la nostra vita è cambiata sin nei piccoli gesti quotidiani.
Avete presente cosa voglia dire lavorare in un reparto “COVID”? No?
Ora vi racconto una giornata tipo.
Si esce di casa presto, prima del solito.
SI arriva in reparto.
Si tolgono i vestiti di casa riponendoli in uno spazio sicuro, pulito.
SI tolgono orologi, bracciali, anelli, collane. SI imbusta il telefono in un sacchetto trasparente o si avvolge nel domopak.
SI indossa camice monouso ciabatte.
Poi arriva il momento della seconda vestizione, e questa credetemi è interessante:
1- Lavaggio mani
2- Primo paio guanti
3- Camice
4- Gambali/sovrascarpe
5- Maschera chirurgica o ffp2/ffp3 a seconda delle evenienze
6- occhiali protezioni + cuffia
7- Scudo facciale
8- Secondo paio guanti (sovrapposto al primo)
Una volta bardati così non si può più uscire da zona “SPORCA”.
Se si esce immaginate la stessa procedura all’incontrario.
Qualunque gesto va pensato… dove mi appoggio, dove mi siedo. Nulla è scontato. Le penne “pulite” e quelle “sporche”.
I percorsi disegnati a terra come se fosse un campo minato.
Ed una piccola nota personale: dopo 25 anni ho deciso di eliminare la barba (vi risparmio la foto) perché un viso glabro aderisce meglio alla maschera. Un sacrificio necessario sino a fine emergenza.
Ecco perché rispondiamo poco al telefono o perché sembriamo spariti.
E’ per proteggere noi e voi.
Giorno 16 di Marzo, pronti per la sfilata…
Copyright testo e fotografia dott. Sergio Maccio'
DIARIO DI BORDO: 16 Marzo (a.d.c. - Anno Del Corona)
L’ABITO NON FA IL MONACO (ma lo protegge)
Oggi vi parlo di vestiti. Non l’ultima moda.
Oggi vi spiego perché in queste settimane i medici e gli infermieri saranno, purtroppo, meno disponibili per parlare.
Non sarà per cattiveria e non sarà per mancanza di sensibilità.
E’ che la nostra vita è cambiata sin nei piccoli gesti quotidiani.
Avete presente cosa voglia dire lavorare in un reparto “COVID”? No?
Ora vi racconto una giornata tipo.
Si esce di casa presto, prima del solito.
SI arriva in reparto.
Si tolgono i vestiti di casa riponendoli in uno spazio sicuro, pulito.
SI tolgono orologi, bracciali, anelli, collane. SI imbusta il telefono in un sacchetto trasparente o si avvolge nel domopak.
SI indossa camice monouso ciabatte.
Poi arriva il momento della seconda vestizione, e questa credetemi è interessante:
1- Lavaggio mani
2- Primo paio guanti
3- Camice
4- Gambali/sovrascarpe
5- Maschera chirurgica o ffp2/ffp3 a seconda delle evenienze
6- occhiali protezioni + cuffia
7- Scudo facciale
8- Secondo paio guanti (sovrapposto al primo)
Una volta bardati così non si può più uscire da zona “SPORCA”.
Se si esce immaginate la stessa procedura all’incontrario.
Qualunque gesto va pensato… dove mi appoggio, dove mi siedo. Nulla è scontato. Le penne “pulite” e quelle “sporche”.
I percorsi disegnati a terra come se fosse un campo minato.
Ed una piccola nota personale: dopo 25 anni ho deciso di eliminare la barba (vi risparmio la foto) perché un viso glabro aderisce meglio alla maschera. Un sacrificio necessario sino a fine emergenza.
Ecco perché rispondiamo poco al telefono o perché sembriamo spariti.
E’ per proteggere noi e voi.
Giorno 16 di Marzo, pronti per la sfilata…
Copyright testo e fotografia dott. Sergio Maccio'