Vercelli 11 aprile 2020
DIARIO DI BORDO – 10 Aprile a.d.c. (Anno del Corona)
IL MONDO IN UNA TAZZA
C’è qualcosa di magico, quasi mistico nella pausa caffè. Un momento di estasi durante il quale le lancette dell’orologio si fermano.
Un momento carico di aspettative.
La pausa caffè non ha una durata fissa. Può essere il caffè trangugiato al volo accompagnato da ustioni di 2° all’esofago o quello degustato talmente lentamente da divenire freddo e denso al palato.
Poi c’è il caffè ai tempi del corona.
E allora mi lancio in una nuova sfida. Si può scrivere un’intera pagina del diario “attorno” ad una sola tazzina di caffè?
Superficie bianca, pallida, ombrata da qualche segno del tempo e qualche crepa.
Il vecchio tavolino in ambulatorio ne ha viste tante.
Ha visto gli anni dell’abbondanza, gli anni della carenza. Ha ascoltato parole di conforto e assistito a lacrime di stanchezza.
Nei tempi normali, il mondo di prima, il tavolino accoglieva brioche, biscotti. Era luogo di incontro, unione, convivialità.
Oggi non è più così.
Mi osserva silenzioso mentre lo ricopro con il foglio di carta di un lettino.
Appoggio delicatamente la maschera sulla carta. Un gesto attento e preciso per evitare contaminazioni.
Lavo le mani con soluzione disinfettante.
Tolgo il sovracamice.
Rilavo le mani.
La macchinetta del caffè, rossa come una Ferrari d’annata, pronta.
Pulisco i due piccoli tasti.
Osservo il bicchierino pronto ad accogliere il caffè. Aspetto. Vi è una finestra posizionata dietro la macchinetta. Un mondo fuori dal vetro zigrinato che protegge dalla vista interna,
Il dito fermo sul tasto, la cialda è già stata inserita. Fuori del vetro opaco ombre più o meno indistinte, un sole strano che sembra appiattire le superfici. L’immagine sfocata è come il tempo che stiamo vivendo. Indefinito, imperscrutabile. Ancora da mettere a fuoco.
<< Ehm…>> giunge da dietro le spalle.
<< La macchinetta è occupata?>>. Hanno ragione.
<< Faccio subito, ma manteniamo le distanze, poca confidenza >> rispondo quasi ridendo.
Comincia a scendere il caffè e osservando il flusso posso almeno verificare una cosa, trovare un punto fermo. La forza di gravità anche in questo nuovo mondo non è cambiata. Il caffè impiega lo stesso tempo a riempire il bicchierino che avrebbe riempito ai tempi di Newton (se il caffè in cialde fosse esistito).
Una certezza è già qualcosa in un’epoca di transizione.
L’altra certezza segue di pochi secondi, il tempo di scottarmi lingua, palato e parte delle labbra.
Ottimo, anche le leggi della termodinamica sono confermate.
Passato l’effetto ustione attendo un’altra conferma, diversa. Abbiamo imparato che l’infezione da COVID spesso comporta perdita più o meno totale del senso del gusto e dell’olfatto.
Va tutto bene. Sento il caffè transitare, passare le papille gustative, attivarle. E le papille funzionano. Il cervello registra il passaggio, mi informa inizialmente di note di tabacco, forse muschio ed un sentore finale di frutti di bosco. Credo che la mia mente abbia lavorato anche di fantasia, che abbia voluto inserire i frutti di bosco per lanciarmi un messaggio. Un desiderio di fuga, di aria aperta, di boschi, passeggiate. Un caffè preso ai piedi di un pino osservando la valle sottostante, i piedi nudi appoggiati su un letto di muschio.
Ultima goccia. Tutte le cose belle hanno una fine.
Osservo il fondo del bicchiere. Gli antichi aruspici avrebbero letto dal fondo di quel bicchiere il nostro futuro. Avrei potuto prevedere la fine della pandemia, la riapertura delle spiagge. Avrei potuto osservare in quei fondi il mondo dopo.
Lo sguardo si perde però sul fondo del bicchiere.
<< Maledette cialde >>. Dietro di me lo sguardo divertito e perplesso dell’infermiere.
<< Niente fondi lasciano queste diavolerie moderne>>. Nessun futuro da leggere.
Forse è meglio così.
Getto il bicchiere. Scarico la cialda usata.
Metto sovracamice.
Lavo le mani
Riposiziono la mascherina.
Rilavo le mani.
E’ stato breve ma intenso.
Alle spalle il rumore della macchinetta, un altro caffè in arrivo. Ma non avrà il gusto unico e inimitabile del mio di prima. Il gusto di un caffè che promette libertà ed un futuro migliore per quanto imperscrutabile.
Al lavoro, pausa finita.
10 di Aprile …. Caffè lungo in tazza corta grazie …..
COPYRIGHT E FOTO: dott. Sergio Maccio’