Il racconto della giornata del 15 marzo 2020.
Vercelli, 15 marzo 2020
DIARIO DI BORDO: 15 Marzo (a.d.c. - Anno Del Corona)
CARO DIARIO TI SCRIVO
Domenica, calma apparente, a casa.
Quando ho iniziato questo diario il 3 di Marzo non potevo immaginare cosa sarebbe diventato.
Il concetto di diario rimanda a ricordi di gioventù.
La mia generazione dei trenta-quarantenni ha vissuto nell’età dell’adolescenza l’era del “Caro Diario”.
Si tornava a casa da scuola, si apriva il diario e si riversavano avvenimenti, emozioni. Era un modo per imparare a scrivere, a raccontare.
Oggi la generazione “touch” o “social” non ha più un diario, ne ha di virtuali nei quali la comunicazione è spesso rapida, frammentata, telegrafica. Non per niente il social vincente tra i giovani è Instagram: una foto, poche righe.
Riaprire ora a quasi 45 anni un diario è stato il mio modo di mettere ordine nella confusione delle prime ore di emergenza.
Poi sono passati i giorni.
Le persone che condividono, commentano aumentano di giorni in giorno.
Può sembrare banale e scontato ma per chi come noi ormai vive blindato tra casa e ospedale sentire la vicinanza di chi “è fuori” vuol dire tanto.
Così è stato stupendo confrontarsi, salutare e scriversi con colleghi da tutta Italia.
Anche questo rimanda a ricordi di gioventù, agli anni del liceo nei quali, per imparare a scrivere in inglese, era d’uso cercare un “pen pal” (gli amici di penna)in Inghilterra. Si scrivevano lettere e tra scriverle, imbustare inviarle e ricevere risposte passavano secoli (e quanta emozione nel momento di aprire quella busta che arrivava da lontano carica di francobolli).
Oggi attraverso il diario conosco e scrivo a “pen pals” da tutta Italia.
Dal direttore dell’U.O Cardiologia del Sacco di Milano che mi ha onorato della sua amicizia virtuale dopo essersi imbattuto nel mio diario all’anonimo commercialista romano, alla collega gastroenterologa di Pisa che mi ringraziava per aver condiviso queste emozioni.
E sono io a ringraziare lei. Perché in tutta Italia stiamo diventando una squadra.
Mai come oggi la categoria è unità.
Oggi è domenica, si respira ben sapendo che in questo momento tanti colleghi sono ancora in prima linea.
Domani si riparte.
Giorno 15 di Marzo, si tira il fiato…
Copyright testo e fotografia dott. Sergio Maccio'
DIARIO DI BORDO: 15 Marzo (a.d.c. - Anno Del Corona)
CARO DIARIO TI SCRIVO
Domenica, calma apparente, a casa.
Quando ho iniziato questo diario il 3 di Marzo non potevo immaginare cosa sarebbe diventato.
Il concetto di diario rimanda a ricordi di gioventù.
La mia generazione dei trenta-quarantenni ha vissuto nell’età dell’adolescenza l’era del “Caro Diario”.
Si tornava a casa da scuola, si apriva il diario e si riversavano avvenimenti, emozioni. Era un modo per imparare a scrivere, a raccontare.
Oggi la generazione “touch” o “social” non ha più un diario, ne ha di virtuali nei quali la comunicazione è spesso rapida, frammentata, telegrafica. Non per niente il social vincente tra i giovani è Instagram: una foto, poche righe.
Riaprire ora a quasi 45 anni un diario è stato il mio modo di mettere ordine nella confusione delle prime ore di emergenza.
Poi sono passati i giorni.
Le persone che condividono, commentano aumentano di giorni in giorno.
Può sembrare banale e scontato ma per chi come noi ormai vive blindato tra casa e ospedale sentire la vicinanza di chi “è fuori” vuol dire tanto.
Così è stato stupendo confrontarsi, salutare e scriversi con colleghi da tutta Italia.
Anche questo rimanda a ricordi di gioventù, agli anni del liceo nei quali, per imparare a scrivere in inglese, era d’uso cercare un “pen pal” (gli amici di penna)in Inghilterra. Si scrivevano lettere e tra scriverle, imbustare inviarle e ricevere risposte passavano secoli (e quanta emozione nel momento di aprire quella busta che arrivava da lontano carica di francobolli).
Oggi attraverso il diario conosco e scrivo a “pen pals” da tutta Italia.
Dal direttore dell’U.O Cardiologia del Sacco di Milano che mi ha onorato della sua amicizia virtuale dopo essersi imbattuto nel mio diario all’anonimo commercialista romano, alla collega gastroenterologa di Pisa che mi ringraziava per aver condiviso queste emozioni.
E sono io a ringraziare lei. Perché in tutta Italia stiamo diventando una squadra.
Mai come oggi la categoria è unità.
Oggi è domenica, si respira ben sapendo che in questo momento tanti colleghi sono ancora in prima linea.
Domani si riparte.
Giorno 15 di Marzo, si tira il fiato…
Copyright testo e fotografia dott. Sergio Maccio'