Il racconto della giornata del 5 maggio 2020.
Vercelli 6 maggio 2020
DIARIO DI BORDO – 5 Maggio a.d.c. (Anno del Corona)
LO SPECIALIZZANDO “ESPIATORIO”
Qualche giorno fa un lettore speciale del diario, il collega Andrea Rognoni mi ha suggerito una pagina da scrivere.
Speciale perché oltre ad essere un caro amico è anche un noto professionista medico molto stimato e noto.
È da molto tempo la mia coscienza critica, come solo un vero amico sincero può essere.
Discutiamo, ci confrontiamo e da amici veri non è detto si debba sempre pensarla allo stesso modo (diciamo quasi sempre però).
Mi ricordava l’amico che non avevo ancora parlato degli specializzandi.
Perché parlare di loro?
Era appena accaduto un fatto grave che ha causato sdegno nella comunità medica.
Uno di quei fatti che spiega come sia questione di un attimo passare da presunti eroi a capri espiatori.
Qualche giorno fa avevo scritto un post “Chi rema contro?” che affrontava un problema simile.
All’invito dell’amico si è unita poi un’altra lettrice del diario, Patrizia Longo che ha un figlio specializzando, a Padova (luogo del misfatto che racconteremo).
Ecco il diario corale che mi piace, lo scriviamo insieme, giorno per giorno.
Cosa è successo che ha scosso gli animi?
Facciamo un passo indietro, chi è, innanzitutto, uno “specializzando”?
Se ripenso alla mia esperienza ricordo sensazioni ed emozioni ancora vive.
Lo specializzando è un medico, fatto e finito. Laureato, abilitato.
In altri paesi europei non sarebbe, come è stato in passato e a volte anche nel presente in Italia, trattato o considerato uno studente o poco più.
È un professionista che, in grado di prendersi cura di un paziente, del suo percorso diagnostico e terapeutico, sta affinando capacità e conoscenze per seguire in modo particolare un aspetto specifico della medicina.
In altri paesi europei il medico specializzando è un medico che lavora al pari ed a fianco dei colleghi più anziani secondo la filosofia del “Teaching Hospital” rispettato e considerato. Si impara mentre si lavora.
Ai miei tempi (comincio a parlare come un anziano) non era nemmeno considerato un lavoro.
Avevamo una “borsa” senza alcun contributo pensionistico, senza malattia, senza maternità, nessun diritto. Si lavorava senza limiti di orario con la sola vera ricompensa della gratitudine dei pazienti e dei medici “anziani” che aiutavamo.
Eppure ricordo l’entusiasmo, la passione. Con l’amico Andrea abbiamo attraversato i 4 anni di specialità in cardiologia aiutandoci, crescendo insieme, facendo squadra, condividendo successi e insuccessi. Di giorno in specialità e di notte in Guardia Medica (perché qualche contributo era meglio metterlo da parte). Avevamo quell’età in cui senti ancora di poter conquistare il mondo.
Ora la condizione dello specializzando è migliorata, ora ci sono contributi, malattia e maternità.
Resta però ancora un ruolo di professionista da inquadrare meglio e non sempre a pieno considerato dal paziente e soprattutto, come accaduto di recente a Padova, utilizzato come capro espiatorio.
Gli specializzandi, spesso indispensabili con le difficoltà odierne a reperire specialisti, sono risultati fondamentali quando è scattata l’emergenza.
Medici neo-formati che non si sono tirati indietro, si sono offerti volontari, si sono rimboccati le maniche, indossato mascherine e visori.
Medici che avrebbero potuto dire di no ad alcune mansioni ed invece hanno mostrato un senso dell’etica e della missione di medico ben superiore alla loro età anagrafica.
Forze giovani senza le quali questa battaglia sarebbe stata ardua.
E li abbiamo ringraziati questi giovani medici, il futuro della nostra sanità?
Macché.
Anzi, perché non attaccarli, perché non cercare in loro l’untore di manzoniana memoria?
Un bersaglio facile, non organizzato, sparare su loro era semplice. Più semplice che ammettere colpe di aziende, governi centrali e regionali.
Più facile che ammettere che le regioni avevano da quasi 10 anni nei cassetti i piani in caso di pandemia mai attuati (che tra l’altro prevedevano accantonamento di DPI).
Cosa è successo?
<< Gli specializzandi escono di casa e hanno una vita sociale molto attiva. Sono questi i soggetti che nel momento in cui si inseriscono nell'ospedale creano maggior pericolo >>
Questa infelice frase, credetemi, è stata pronunciata dal Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Padova nel corso di un incontro pubblico qualche giorno fa.
Il direttore sanitario, lungi dal ringraziare chi invece ha prestato sin da subito il proprio contributo nemmeno dovuto e lo ha fatto correndo il rischio di ammalarsi, accusa, gratuitamente, gli specializzandi di “avere una vita sociale”. Cioè senza alcuna prova accusa gli specializzandi di aver violato le regole dei decreti ministeriali e regionali e di aver fatto baldoria.
Perché tutto questo?
Per nascondere inefficienze del sistema? Per sviare l’attenzione da protocolli assenti o carenze organizzative?
Non sta a me giudicare.
Mi permetto solo di dire una cosa a quei ragazzi e ragazze: GRAZIE!
Siete e sarete medici migliori di chi ha provato a scaricare su di voi responsabilità di altri.
Questa esperienza a inizio carriera vi farà crescere anche più velocemente di quanto siamo cresciuti noi alla vostra età.
Avete imparato come la scienza occidentale non sia infallibile, come la medicina non sia pronta a tutto. Ma avete anche imparato con quale forza medici e infermieri uniti abbiano saputo affrontare l’imprevedibile. Avete scoperto energie e forza di volontà che non immaginavate di avere.
Imparerete anche da questa lezione. Vi ricorderete, quando sarete voi con le leve di comando in mano, di come sia importante rispettare il lavoro di chi sarà a voi sottoposto.
Per la cronaca all’episodio sono seguite alcune timide scuse di rito, ci mancherebbe, ma non è sufficiente.
Quando incontreremo i loro visi giovani e freschi in giro per le corsie ricordiamoci che non sono i “dottorini”, sono professionisti che stanno dando un grande contributo e lo stanno facendo ben oltre i loro doveri.
Grazie a tutti! Ed un saluto particolare ad uno specializzando di Padova, il collega Sergio Omodei Zorini (non ho ancora avuto il piacere di conoscerlo di persona ma rimedieremo) che deve essere un ottimo professionista considerando quanto ne è giustamente orgogliosa la “condomina” della nostra compagnia citata all'inizio, sua madre.
Questi sono i giovani medici con i quali costruire una sanità migliore di quella che abbiamo costruito noi.
5 di Maggio …. Una mela al giorno toglie lo specializzando di torno. Basta avere una buona mira
…. (adattato da citazione di Sir Wiston Churchill)
COPYRIGHT E FOTO…Dott. Sergio Macciò
DIARIO DI BORDO – 5 Maggio a.d.c. (Anno del Corona)
LO SPECIALIZZANDO “ESPIATORIO”
Qualche giorno fa un lettore speciale del diario, il collega Andrea Rognoni mi ha suggerito una pagina da scrivere.
Speciale perché oltre ad essere un caro amico è anche un noto professionista medico molto stimato e noto.
È da molto tempo la mia coscienza critica, come solo un vero amico sincero può essere.
Discutiamo, ci confrontiamo e da amici veri non è detto si debba sempre pensarla allo stesso modo (diciamo quasi sempre però).
Mi ricordava l’amico che non avevo ancora parlato degli specializzandi.
Perché parlare di loro?
Era appena accaduto un fatto grave che ha causato sdegno nella comunità medica.
Uno di quei fatti che spiega come sia questione di un attimo passare da presunti eroi a capri espiatori.
Qualche giorno fa avevo scritto un post “Chi rema contro?” che affrontava un problema simile.
All’invito dell’amico si è unita poi un’altra lettrice del diario, Patrizia Longo che ha un figlio specializzando, a Padova (luogo del misfatto che racconteremo).
Ecco il diario corale che mi piace, lo scriviamo insieme, giorno per giorno.
Cosa è successo che ha scosso gli animi?
Facciamo un passo indietro, chi è, innanzitutto, uno “specializzando”?
Se ripenso alla mia esperienza ricordo sensazioni ed emozioni ancora vive.
Lo specializzando è un medico, fatto e finito. Laureato, abilitato.
In altri paesi europei non sarebbe, come è stato in passato e a volte anche nel presente in Italia, trattato o considerato uno studente o poco più.
È un professionista che, in grado di prendersi cura di un paziente, del suo percorso diagnostico e terapeutico, sta affinando capacità e conoscenze per seguire in modo particolare un aspetto specifico della medicina.
In altri paesi europei il medico specializzando è un medico che lavora al pari ed a fianco dei colleghi più anziani secondo la filosofia del “Teaching Hospital” rispettato e considerato. Si impara mentre si lavora.
Ai miei tempi (comincio a parlare come un anziano) non era nemmeno considerato un lavoro.
Avevamo una “borsa” senza alcun contributo pensionistico, senza malattia, senza maternità, nessun diritto. Si lavorava senza limiti di orario con la sola vera ricompensa della gratitudine dei pazienti e dei medici “anziani” che aiutavamo.
Eppure ricordo l’entusiasmo, la passione. Con l’amico Andrea abbiamo attraversato i 4 anni di specialità in cardiologia aiutandoci, crescendo insieme, facendo squadra, condividendo successi e insuccessi. Di giorno in specialità e di notte in Guardia Medica (perché qualche contributo era meglio metterlo da parte). Avevamo quell’età in cui senti ancora di poter conquistare il mondo.
Ora la condizione dello specializzando è migliorata, ora ci sono contributi, malattia e maternità.
Resta però ancora un ruolo di professionista da inquadrare meglio e non sempre a pieno considerato dal paziente e soprattutto, come accaduto di recente a Padova, utilizzato come capro espiatorio.
Gli specializzandi, spesso indispensabili con le difficoltà odierne a reperire specialisti, sono risultati fondamentali quando è scattata l’emergenza.
Medici neo-formati che non si sono tirati indietro, si sono offerti volontari, si sono rimboccati le maniche, indossato mascherine e visori.
Medici che avrebbero potuto dire di no ad alcune mansioni ed invece hanno mostrato un senso dell’etica e della missione di medico ben superiore alla loro età anagrafica.
Forze giovani senza le quali questa battaglia sarebbe stata ardua.
E li abbiamo ringraziati questi giovani medici, il futuro della nostra sanità?
Macché.
Anzi, perché non attaccarli, perché non cercare in loro l’untore di manzoniana memoria?
Un bersaglio facile, non organizzato, sparare su loro era semplice. Più semplice che ammettere colpe di aziende, governi centrali e regionali.
Più facile che ammettere che le regioni avevano da quasi 10 anni nei cassetti i piani in caso di pandemia mai attuati (che tra l’altro prevedevano accantonamento di DPI).
Cosa è successo?
<< Gli specializzandi escono di casa e hanno una vita sociale molto attiva. Sono questi i soggetti che nel momento in cui si inseriscono nell'ospedale creano maggior pericolo >>
Questa infelice frase, credetemi, è stata pronunciata dal Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Padova nel corso di un incontro pubblico qualche giorno fa.
Il direttore sanitario, lungi dal ringraziare chi invece ha prestato sin da subito il proprio contributo nemmeno dovuto e lo ha fatto correndo il rischio di ammalarsi, accusa, gratuitamente, gli specializzandi di “avere una vita sociale”. Cioè senza alcuna prova accusa gli specializzandi di aver violato le regole dei decreti ministeriali e regionali e di aver fatto baldoria.
Perché tutto questo?
Per nascondere inefficienze del sistema? Per sviare l’attenzione da protocolli assenti o carenze organizzative?
Non sta a me giudicare.
Mi permetto solo di dire una cosa a quei ragazzi e ragazze: GRAZIE!
Siete e sarete medici migliori di chi ha provato a scaricare su di voi responsabilità di altri.
Questa esperienza a inizio carriera vi farà crescere anche più velocemente di quanto siamo cresciuti noi alla vostra età.
Avete imparato come la scienza occidentale non sia infallibile, come la medicina non sia pronta a tutto. Ma avete anche imparato con quale forza medici e infermieri uniti abbiano saputo affrontare l’imprevedibile. Avete scoperto energie e forza di volontà che non immaginavate di avere.
Imparerete anche da questa lezione. Vi ricorderete, quando sarete voi con le leve di comando in mano, di come sia importante rispettare il lavoro di chi sarà a voi sottoposto.
Per la cronaca all’episodio sono seguite alcune timide scuse di rito, ci mancherebbe, ma non è sufficiente.
Quando incontreremo i loro visi giovani e freschi in giro per le corsie ricordiamoci che non sono i “dottorini”, sono professionisti che stanno dando un grande contributo e lo stanno facendo ben oltre i loro doveri.
Grazie a tutti! Ed un saluto particolare ad uno specializzando di Padova, il collega Sergio Omodei Zorini (non ho ancora avuto il piacere di conoscerlo di persona ma rimedieremo) che deve essere un ottimo professionista considerando quanto ne è giustamente orgogliosa la “condomina” della nostra compagnia citata all'inizio, sua madre.
Questi sono i giovani medici con i quali costruire una sanità migliore di quella che abbiamo costruito noi.
5 di Maggio …. Una mela al giorno toglie lo specializzando di torno. Basta avere una buona mira
…. (adattato da citazione di Sir Wiston Churchill)
COPYRIGHT E FOTO…Dott. Sergio Macciò