Il racconto della giornata del 23 APRILE 2020.
Vercelli 24 APRILE 2020
DIARIO DI BORDO: 23 Aprile (a.d.c. – Anno Del Corona)
ICONOGRAFIA DI UNA PANDEMIA
A differenza di quando scrivo sul mio blog dedicato ai libri (ndr www.leportedeilibri.com), nello scrivere questo diario su Facebook ho dovuto accettare una limitazione che inizialmente sentivo come un peso poi, cammin facendo, quasi una liberazione: l’impossibilità di inserire foto nel testo.
Decisi così di inserire a corredo di ogni post una singola foto che rappresentasse l’argomento trattato.
D’altra parte liberarsi dai vincoli estetici del blog mi consentiva di concentrare tutta l’attenzione mia e del lettore solo sul testo. Impegnativo e forse rischioso in un mondo sempre più “visual”, soprattutto se pensiamo che il social più utilizzato ormai è Instagram e lavora quasi solo su immagini.
Ecco, oggi voglio fare uno strappo alla regola, cara compagnia del diario.
Oggi voglio partire dalle immagini, foto che, per me, rappresentano affreschi di questa era di mezzo e che con la loro forza simbolica rimarranno indelebili nel cuore. Ne ho scelte 5.
E intendo iniziare da una in particolare dalla quale è nata l’idea di questa pagina.
Luce e buio – foto1
Il cielo plumbeo sopra la città illuminata come da 1000 candele. Un silenzio irreale che traspare anche se non udibile. Una lunga scalinata che sale, dolcemente. Marmi lucidi di pioggia cristallina come specchi argentei. In alto un piccolo spiazzo dove la luce, circondata dal buio abbraccio della piazza, resiste come un faro nella tempesta. Ed al centro della luce un uomo, vestito di bianco. Sta parlando con Dio. Parla per tutti noi, ma per la prima volta i “tutti noi” non ci sono. È rimasto lui a tenere la luce. Un’iconica figura di un’epoca in cui il mondo si è chiuso in casa. (Foto 1).
Il riposo del soldato – foto 2
Dagli spazi ampi del Vaticano ci troviamo ora catapultati in uno spazio ristretto, intimo.
Un piccolo angolo di un ospedale qualsiasi. Un paio di occhiali vicino alla tastiera, un computer acceso, atmosfera notturna. Una testa abbassata sulla tastiera stessa. Camice, sovracamice, maschera chirurgica, cuffia, guanti. A destra, in un angolo, il detergente a base alcolica per le mani. Nostro compagno di vita da oltre due mes1. Mani pulite sino a seccarle, spaccarle. Un’infermiera che si accascia dopo un turno estenuante fisicamente e psicologicamente. Manca colore. È il colore che il corona ci ha portato via. È il colore che ci riprenderemo.
Natura – foto 3
Un nastro liquido, trasparente, di un verde che ricorda un’acquamarina. La superficie immobile, congelata. Camminamenti vuoti, abbandonati dall’uomo. Mattoni rossicci scoperti che tentano di specchiarsi. Colori di rosa e arancio a contrastare la sfumatura del canale. Eccoli i colori che avevamo perso. È il mondo senza uomo. Una laguna “da bere”, una Venezia mai vista. È il simbolo del “respiro” del pianeta.
La colonna – foto 4
Chi la può dimenticare?
Una foto (o meglio un fotogramma estratto da un video) presa da un balcone, in bassa risoluzione, un’immagine occasionale di chi, svegliato in piena notte si affaccia e pensa che l’esercito sia venuto a bloccare le strade.
No. Nessun blocco (oltre quelli già in atto).
D’altra parte il nostro anonimo improvvisato cameramen, come nessun altro, avrebbe potuto immaginare una scena del genere. L’esercito che in una nostra città viene di notte a portare via bare, decine e decine di bare. Camion che si portano via da Bergamo un’intera generazione. 70 camion (ma solo 7 “entrati” nel fotogramma).
Il vetro – foto 5
Righe sottili attraversano da sinistra a destra tutta l’immagine, sottili, evanescenti.
Una nebbia avvolge tutto. Avvolge “l’astronauta” in tuta spaziale completa, avvolge un malato attaccato al respiratore. Una nebbia composta di vetro. Vetro che separa il mondo di fuori da quello di dentro. È il simbolo per me dell’isolamento ai tempi del COVID.
Stavo per terminare la pagina, caro diario, ma chiuderla con questo vetro non era il messaggio che volevo dare.
E dunque mi consento una sesta e ultima foto, giuro.
L’arcobaleno – foto 6
Una tempesta di colori, disperanza, di visione oltre l’ostacolo. Un’immagine che rappresenta le decine di migliaia di arcobaleni comparsi su balconi, davanzali e finestre in tutta Italia. Ed una scritta “tutto andrà bene”.
Non andrà (e non è andato) proprio tutto bene, lo sappiamo, ma attendiamo fiduciosi lo stesso la pentola di monete d’oro che ci attende alla fine dell’arcobaleno.
23 di Aprile … Sorridete, guardate l’obiettivo, CLICK ! …
DIARIO DI BORDO – 20 Aprile a.d.c. (Anno del Corona)
COPYRIGHT E FOTO: dott. Sergio Maccio’