L’esibizione è avvenuta nel giardino del Museo, nel pieno rispetto delle misure previste per la prevenzione della diffusione del corona virus covid-19 ed è stata consegnata ufficialmente al Museo dal Comune di Gozzano la targa in memoria della medaglia d’Argento al Valor Militare Giovanni Ferrero rimossa dalla palazzina Comando della ex Caserma di Gozzano.
Mercoledì 2 giugno 2021, alle ore 16.30, in occasione del 75° anniversario della proclamazione della Repubblica Italiana, il Museo Storico Aldo Rossini di Novara ha riaccolto i visitatori dopo la lunga chiusura obbligata, a causa delle misure per prevenire la pandemia da corona virus covid-19, con l’organizzazione nel giardino del concerto della Premiata Banda Filarmonica di Oleggio.
Il Presidente del Museo Storico Aldo Rossini Dr. Antonio Poggi Steffanina ha augurato un benvenuto e un bentornato alle autorità civili in rappresentanza della Provincia di Novara e del Comune di Gozzano e alle autorità militari in rappresentanza dell’Associazione Nazionale Autieri, del corpo volontario militare della Croce Rossa Italiana e del Sacro Militare Ordine di Malta e ai partecipanti e ha auspicato di poter tornare al più presto a quella normalità che un tempo, prima della pandemia, era da tutti data per scontata ma ora si ha quasi il timore di riassaporare.
Inoltre un sentito e commosso pensiero è stato rivolto a tutti coloro che purtroppo non ci sono più a causa del terribile virus covid-19. Negli ultimi 15 mesi il Museo è stato costretto a rimanere chiuso ben 9 mesi per Legge come tutte le altre strutture legate alla cultura ma il Consiglio Direttivo non si è dato per vinto e ha reagito impegnandosi ancora di più a tenere in vita il Museo con la realizzazione di incontri culturali a porte chiuse trasmessi tramite video conferenze sul portale del social network facebook della Provincia di Novara che è stata sempre vicina e di supporto grazie al format “La cultura non si ferma” e per questo motivo è stato ringraziato il Presidente della Provincia Federico Binatti e i Consiglieri delegati alla Cultura Ivan De Grandis e all’Istruzione Andrea Crivelli.
Il Museo durante il periodo di chiusura non solo si è impegnato al riallestimento e alla cura e alla manutenzione delle collezioni ma ha fortemente voluto comunque contribuire attivamente ad essere d’aiuto per far fronte all’emergenza sanitaria e dal 3 aprile 2021, ogni sabato pomeriggio dalle ore 15 alle ore 18 fornisce il supporto tecnico e informatico per far manifestare la preadesione alla campagna vaccinale contro il covid-19 per la popolazione di età compresa dai 50 ai 79 anni che non possiede un telefono cellulare di nuova generazioni o un computer collegato a internet.
Inoltre da maggio 2021 tre studenti degli Istituti Scolastici partecipano attivamente alla vita organizzativa del Museo con il Progetto formativo dell’Alternanza Scuola-Lavoro ed è un segnale positivo di un graduale ritorno alla tanto sperata normalità.
La prima celebrazione della festa della Repubblica Italiana avvenne il 2 giugno 1948 in via dei Fori Imperiali a Roma con la parata delle forze armate in onore della Repubblica alla presenza delle più alte cariche istituzionali. La Festa della Repubblica, però, non è sempre stata il 2 giugno. Nel 1961 la celebrazione non ebbe luogo a Roma ma a Torino, prima capitale dell'Italia unita. In quell'anno, infatti, si celebrava anche il centenario dell'Unità d'Italia. Nel 1963 la manifestazione non venne effettuata nella giornata del 2 giugno per le condizioni di papa Giovanni XXIII, ormai morente; le celebrazioni vennero rinviate al 4 novembre, in contemporanea con la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate. Nel 1976, la parata militare era stata annullata a causa del terremoto del Friuli Venezia Giulia, così come in questi due ultimi anni. A causa della forte crisi economica che attanagliava l'Italia negli anni settanta, per contenere i costi statali e sociali, la Festa della Repubblica, fu spostata alla prima domenica di giugno con la conseguente soppressione del giorno festivo; e così fu per molti anni. Nel 2001, su impulso dell'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il 2 giugno ha abbandonato lo status di festa mobile tornando ufficialmente ad essere giorno festivo a tutti gli effetti e la Festa della Repubblica, pertanto, ha nuovamente riassunto la sua collocazione tradizionale.
La Banda Filarmonica di Oleggio che vanta una tradizione ultracentenaria e che ha accompagnato la vita cittadina oleggese a partire dal quel lontano 1853 dove i primi 25 musicanti diedero vita a quella che divenne la PREMIATA FILARMONICA. Ed è d’obbligo specificare PREMIATA per le tante riconoscenze conseguite in 168 anni di storia tra cui per citarne una quella del Concorso Internazionale di Ginevra del 1934: 1° premio di esecuzione, 1° premio per la lettura a prima vista, 2° premio in gara d’onore tra le 120 bande presenti. Oggi la Premiata Filarmonica oleggese oltre ad eseguire concerti e a partecipare ai principali eventi istituzionali, cura e ricerca in particolar modo le giovani leve inserendole pian piano nell’organico della formazione principale.
Il Museo Storico Aldo Rossini ha chiesto specificatamente alla FILARMONICA di eseguire un programma a “tema” militaresco e subito la risposta è stata positiva malgrado il lungo periodo di inattività non abbia permesso di eseguire molte e perfezionare di conseguenza anche i brani che ascolteremo. Il brano iniziale del concerto non poteva che essere che il nostro “Inno Nazionale” scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847.
Il brano è costituito da sei strofe e da un ritornello, ma ormai in tutte le cerimonie ufficiali viene suonata solo la prima parte . La sesta ed ultima strofa, che non viene quasi mai eseguita, comparve nelle edizioni stampate dopo il 1859 in aggiunta alle cinque definite da Mameli nella scrittura originaria del canto e preannuncia, con gioia, l'unità d'Italia. In origine era presente, un'ulteriore strofa che era dedicata alle donne italiane. La strofa, eliminata dallo stesso Mameli, recitava: «Tessete o fanciulle / bandiere e coccarde / fan l'alme gagliarde / l'invito d'amor». L’invito è stato di ascoltare e cantare, accompagnati dall’Alza Bandiera, l’Inno Nazionale suonato dalla Premiata Filarmonica di Oleggio diretta dal Maestro Francesco Carcello.
Il terzo brano suonato “Tranta Sold” pare si tratti di una delle più antiche canzoni a marcia del Piemonte Guerriero. Acquistò popolarità nel 1930, quando venne eseguita da una fanfara alpina, durante l'inaugurazione della caserma degli alpini dedicata al tenente Alberto Picco (uno degli eroi del Monte Nero), al cospetto del Principe di Piemonte che ebbe parole di apprezzamento verso questo allegro e marziale motivo. Nei paesi di montagna, il forte senso della tradizione vuole che ogni giovane, per adempiere gli obblighi militari, sia assegnato agli alpini, uniche truppe ufficialmente riconosciute oltre una certa quota. Sarebbe grave disonore, l'essere assegnati ad altre specialità, al punto che i padri sono disposti a vendere parte dei loro beni pur di evitare l'onta di un figlio NON alpino.
Invece il quarto brano proposto è stato “La campana di San Giusto”, un brano musicale patriottico scritto da Giovanni Drovetti e musicato da Colombino Arona nel 1915. Fu molto popolare durante la prima guerra mondiale e toccò il culmine della popolarità il 5 novembre 1918, ovvero due giorni dopo l'armistizio di Villa Giusti, con il quale l'Impero austroungarico si arrendeva all'Italia, consentendo alle truppe del Regio Esercito, nella data citata, di entrare vittoriose a Trento e a Trieste. Il brano fa riferimento a una delle campane della cattedrale di San Giusto, che si trova sulla sommità dell'omonimo colle che domina Trieste.
Il quinto brano con il testo della Canzone del “Monte Grappa” è del generale Emilio de Bono e la musica del capitano Antonio Meneghetti. Sembra sia stata composta il 5 agosto 1918 appena dopo la controffensiva italiana che aveva ricacciato gli austriaci al di là del Piave. Anche se non fu così facile da imparare come “il Piave”, il testo racconta del Monte Grappa come baluardo sul quale il nostro esercito riuscì a fermare l’avanzata degli austriaci dopo la disfatta di Caporetto. Durante le battaglie sul Monte Grappa furono concesse 640 medaglie al valor militare di cui 486 a soldati semplici.
Il settimo brano “I coscritti di Cocconato: La marcia djj cuscritt” è una canzone molto conosciuta, molto amata e sempre molto richiesta, è stata scritta dal maestro Cucconato nella seconda metà del 1800, ed è stata riscoperta già parecchi anni fa dalla fanfara della Brigata Alpina Taurinense, che l’ha inserita stabilmente nel proprio repertorio. Racconta l’orgoglio dei giovani coscritti piemontesi nel momento di partire e andare a difendere la propria patria come Alpini e Cannonieri. Nel ritornello rivendica, con straordinaria forza, la paternità piemontese per la miglior gioventù d’Italia e ricorda che i veri valori del nostro paese sono la Speranza la Fede e l’Amore, che andranno sempre e comunque difesi con estremo coraggio. Il testo della canzone è in dialetto piemontese, e a questo proposito è interessante far conoscere una curiosità recentemente appresa, infatti probabilmente il termine naja, usato per definire i giorni del servizio militare, ha origine dal piemontese tnaja tenaglia, con il significato che la vita militare quando ti prende ti attanaglia e non ti lascia più.
L’ottavo brano “Grandi Manovre” ha permesso di fare un grande salto nel passato e ricordare alcuni GRANDI MANOVRE militari che regolarmente si svolgevano nei nostri territori, come ad esempio quelle del 1876 svolte tra Borgomanero, Gattico e Varallo Pombia oppure quelle più spettacolari del settembre del 1907 nella zona del Lago d’Orta e del Sempione alla presenza di Vittorio Emanuele III che in quel periodo soggiornava a Gattico presso la villa del marchese Nicolò Leonardi. Le Grandi Manovre richiedevano la mobilitazione di interi corpi d’armata contrapposti, e si svolgevano attorno a un “tema” che, nel 1907, fu inconsueto: un’invasione straniera proveniente dalla Francia e dalla Svizzera, a seguito della violazione della neutralità elvetica da parte degli aggressori (il partito rosso), e la risposta difensiva (il partito azzurro). Fu in occasione di tali manovre che il Re Vittorio Emanuele III pose una targa commemorativa sul Colle di Bugnate su cui si legge “Questo è un lembo sconosciuto di Paradiso”.
ll nono brano “Parata d’eroi” è una marcia militare italiana composta dal maestro Francesco Pellegrino nel 1940. Ricca di vena, di ritmo e di epica, è una fra le più note marce militari italiane. È sovente suonata anche nel corso di cerimonie e manifestazioni civili. Sulle sue note si sono formate intere generazioni di appartenenti alle Forze Armate. Anche se molto conosciuta non è la Marcia d'Ordinanza dell'Esercito Italiano, che invece è "4 Maggio". Si addice molto bene al Museo Storico Aldo Rossini e basta entrare nel per rendersi conto di quanti EROI l’Italia abbia avuto, ma indipendentemente dalle riconoscenze ricevute, chi ha dato la vita per la Patria e per un ideale è il primo Eroe d’Italia. Il brano di chiusura “La marcia di Radetzky” è una marcia militare, opera di Johann Strauss padre. Fu composta in onore del maresciallo Josef Radetzky (Johann Joseph Wenzel, conte Radetzky Von Radetz ) per celebrare la riconquista austriaca di Milano dopo i moti rivoluzionari in Italia del 1848, sembra in appena due ore appunto da Johann Strauss. Il successo della Radetzky-Marsch fu evidente fin dall'inizio. Dal 1896 è la marcia di presentazione della ESCUELA MILITAR DEL LIBERTADOR BERNARDO O'HIGGINS dell'Esercito del Cile. Il 1º Reggimento di Cavalleria delle Dragoon Guards della Regina del Regno Unito l'ha adottata come marcia d'ordinanza veloce. La versione per orchestra classica di Leopold Weninger (1879 – 1940) chiude tradizionalmente il concerto di Capodanno dell'Orchestra Filarmonica di Vienna. Immancabilmente, secondo la consuetudine, il pubblico presente ha partecipato attivamente all'esecuzione battendo il tempo con le mani, si invito del Maestro Carcello.
Copyright testo e fotografie Antonio Poggi Steffanina