Nella foto sopra: la casa dove nacque Giuseppe Prina in via del Carmine a Novara il 19 luglio 1766.
UN MINISTRO NOVARESE: L'AVVOCATO GIUSEPPE PRIMA (4a parte)
A dare l'idea della situazione contabile che il Prina dovette affrontare basta tener presente che nel 1802, mentre le entrate assommavano a 72 milioni di lire, le
spese salivano a 86 milioni dei quali 49 destinati al bilancio militare e ai contributi alla Francia. Il Ministro Prina scelse un collaboratore fidato, Pietro Custodi; con fermezza si dedicò al riordinamento tecnico
dell'amministrazione, perfezionando l'accertamento dei redditi e di diminuzione delle spese. I suoi nemici più agguerriti furono i contrabbandieri del tabacco;
inoltre l'economia interna fu molto danneggiata da leggi drastiche sulla produzione della seta che unitamente all'industria del tabacco, costituivano un cespite altissimo di guadagno; furono aboliti i dazi per i francesi, obbligo di esportare la seta grezza solo in Francia, proibizione di confezionare articoli di seta in Lombardia. L'esasperazione dei produttori, degli industriali, dei commercianti fu esasperata e favorì la crescita del numero delle persone ostili al governo francese ed a chi lo rappresentava. Melzi d'Eril nel ragguagliare il Primo Console sul nuovo Ministro delle finanze ondeggiava tra l'ammirazione e la trepidazione; dice " (Prina) sembra biasimare le sue maniere aspre e ruvide eppure le riconosce necessarie: estraneo a ogni parzialità e favoreggiamento", finisce per lodare tutto di lui, doti e difetti, necessari per il compito che gli è affidato. Gli avvenimenti incalzano: dopo Lione la Repubblica Cisalpina è diventata Repubblica Italiana; con la nomina di Napoleone Imperatore (1805) la Repubblica Italiana diventa Regno d'Italia (1806) di cui è sovrano
l'Imperatore; ne diventa vice-re Eugenio Beauharnais, figlio di Giuseppina.
Prima conserva la sua infatuazione per Napoleone Bonaparte legata agli ideali giacobini-repubblicani e prosegue nella sua politica di rigore o di quadratura di bilanci; i suoi prospetti saranno ammirati dall'Imperatore e gli faranno dire che Prina era il più saggio uomo d'Italia.
Il momento finale, nella sua tragicità e orribile violenza è caratterizzato da una serie di imprevedibili e tristi coincidenze. Col precipitare delle vicende politiche e militari, sulla base di una agricoltura in netta ripresa, malgrado tutto in buona parte del patriziato milanese rimasto fedele a casa d'Austria si affretta a proporre e favorire un ritorno alla situazione del 1796, sollecitato dal desiderio, a lungo compresso, di rivincita oligarchica municipale. Il pieno accordo fra Imperatore francese e il suo Ministro, la cui dedizione offriva facili pretesti all'accusa di servilismo, resi ancor più giustificati dal suo carattere aspro,riservato, talvolta dalle maniere sprezzanti e apparentemente provocatorie, accrescevano sospetti e ostilità nei confronti del Prina, che veniva sempre più identificato non solo di un sistema fiscale vessatorio ma della stessa oppressione francese.
Copyright Giuseppina Marelli Gambelli