Anche questo “Mundial” targato Brasile è finito.
Ha vinto la Germania di misura sull’Argentina anche se, ad onore del vero, le squadre scese in campo, per impegno e abnegazione, avrebbero meritato entrambe di alzare la Coppa del Mondo, quella che tanti anni fa si chiamava Coppa Rimet, dal nome di colui che inventò questa competizione, appunto Jules Rimet.
Un mondiale da dimenticare per i nostri colori, dove gli azzurri, dopo una partita vibrante contro l’Inghilterra dell’”italiano “Roy Hodgson”, vinta per due reti ad una, hanno dato al mondo intero uno spettacolo a dir poco deprimente. Niente impegno, poco voglia di giocare, menefreghismo assoluto. Risultato? A casa dopo tre partite e… con le pive nel sacco.
Peccato che questo “soggiorno” nel lussuosissimo resort Portobello di Mangaritiba***** in riva al mare, è costato agli italiani ben 5 milioni di Euro.
Si, avete capito bene, 5 milioni di Euro.
La Federcalcio italiana non si è fatta mancare nulla; mogli, madri, padri, figli, amanti, forse anche qualche “escort” (ultimamente va di moda) piscine private, spiaggia riservatissima, cuochi e personale italiano. Un vero soggiorno regale per una truppa di scansafatiche che ci ha regalato un’immagine della nostra squadra nazionale davvero da dimenticare. Si può perdere anche 7 a 1 come ha fatto il Brasile con la Germania poi diventata campione del mondo, ma si deve uscire a testa alta dal rettangolo di gioco per poter dire “ce l’abbiamo messa tutta”; ma non si può accettare di vedere lo spettacolo di Pirlo e compagni che, con stipendi milionari e coccolati come dei divi, offrono una prestazione disdegnevole nei confronti degli italiani tutti, che in loro credevano e per loro hanno sofferto.
Forse è venuto il momento di cambiare le regole, almeno per quanto riguarda la Federcalcio Italiana e la Nazionale in particolare.
Occorre che per questi “privilegiati” (perché tali sono dal punto di vista lavorativo), si distingua una volta per tutte l’appartenenza ad un Club privato (Milan, Inter, Juventus ecc.) dove possono concordare il loro ingaggio milionario, all’appartenenza alla Nazionale Italiana, dove si dovrebbe andare a giocare con l’orgoglio di essere stati chiamati a vestire quella casacca, senza stipendio alcuno, magari solo con un minimo di rimborso spese..
Ho ancora negli occhi la prestazione generosissima della squadra nazionale algerina, tecnicamente molto limitata, ma che sul campo ha corso e sudato dal primo al novantesimo minuto, perdendo la partita e la possibilità di continuare l’avventura mondiale, ma certamente con uscita dall’incontro con molta più dignità dei nostri principini spendaccioni.
Lasciatemi, poi, un’ultima riflessione.
Per un mese il Brasile, visto dai televisori di tutto il mondo, è stato festa e trionfo di luci; Dilma Rousseff, presidentessa del Brasile ha consegnato la coppa del mondo al capitano della Germania tra uno sfavillio di luci e aria di samba; poco più in la, qualche chilometro, non di più, lo scempio delle “favelas”, dove anche i bambini vengono sfruttati economicamente e sessualmente per sbarcare il lunario, dove si cerca il cibo (si fa per dire) nelle montagne di immondizia create dal mondo dei privilegiati, dove non c’è l’acqua potabile, la luce elettrica non esiste, il poco cibo rimediato si cuoce con il fuoco della legna rimediata qua e la.
Che cosa li facciamo a fare questi mondiali di calcio? Per ingrassare pochi (la Germania porterà a casa un compenso per la vittoria di ventisei milioni di euro, mentre l’Argentina, seconda classificata, “solo” diciannove milioni) e per snobbare altri, i più, che continueranno a cercare qualche schifezza da mangiare nell’immondizia dei ricchi.
Quanti bambini poveri brasiliani, e quanti altri sofferenti per le bombe di Aleppo (Siria), Hebron (Cisgiordania) oppure Nairobi (Kenya) avremmo potuto aiutare con 45 milioni di Euro.
Ironia della sorte: sapete cosa significa la parola Hebron, che da il nome alla città martoriata nella striscia di Gaza?
Significa Amico!
Proviamo, tutti, a riflettere.
Stefano Rabozzi
Ha vinto la Germania di misura sull’Argentina anche se, ad onore del vero, le squadre scese in campo, per impegno e abnegazione, avrebbero meritato entrambe di alzare la Coppa del Mondo, quella che tanti anni fa si chiamava Coppa Rimet, dal nome di colui che inventò questa competizione, appunto Jules Rimet.
Un mondiale da dimenticare per i nostri colori, dove gli azzurri, dopo una partita vibrante contro l’Inghilterra dell’”italiano “Roy Hodgson”, vinta per due reti ad una, hanno dato al mondo intero uno spettacolo a dir poco deprimente. Niente impegno, poco voglia di giocare, menefreghismo assoluto. Risultato? A casa dopo tre partite e… con le pive nel sacco.
Peccato che questo “soggiorno” nel lussuosissimo resort Portobello di Mangaritiba***** in riva al mare, è costato agli italiani ben 5 milioni di Euro.
Si, avete capito bene, 5 milioni di Euro.
La Federcalcio italiana non si è fatta mancare nulla; mogli, madri, padri, figli, amanti, forse anche qualche “escort” (ultimamente va di moda) piscine private, spiaggia riservatissima, cuochi e personale italiano. Un vero soggiorno regale per una truppa di scansafatiche che ci ha regalato un’immagine della nostra squadra nazionale davvero da dimenticare. Si può perdere anche 7 a 1 come ha fatto il Brasile con la Germania poi diventata campione del mondo, ma si deve uscire a testa alta dal rettangolo di gioco per poter dire “ce l’abbiamo messa tutta”; ma non si può accettare di vedere lo spettacolo di Pirlo e compagni che, con stipendi milionari e coccolati come dei divi, offrono una prestazione disdegnevole nei confronti degli italiani tutti, che in loro credevano e per loro hanno sofferto.
Forse è venuto il momento di cambiare le regole, almeno per quanto riguarda la Federcalcio Italiana e la Nazionale in particolare.
Occorre che per questi “privilegiati” (perché tali sono dal punto di vista lavorativo), si distingua una volta per tutte l’appartenenza ad un Club privato (Milan, Inter, Juventus ecc.) dove possono concordare il loro ingaggio milionario, all’appartenenza alla Nazionale Italiana, dove si dovrebbe andare a giocare con l’orgoglio di essere stati chiamati a vestire quella casacca, senza stipendio alcuno, magari solo con un minimo di rimborso spese..
Ho ancora negli occhi la prestazione generosissima della squadra nazionale algerina, tecnicamente molto limitata, ma che sul campo ha corso e sudato dal primo al novantesimo minuto, perdendo la partita e la possibilità di continuare l’avventura mondiale, ma certamente con uscita dall’incontro con molta più dignità dei nostri principini spendaccioni.
Lasciatemi, poi, un’ultima riflessione.
Per un mese il Brasile, visto dai televisori di tutto il mondo, è stato festa e trionfo di luci; Dilma Rousseff, presidentessa del Brasile ha consegnato la coppa del mondo al capitano della Germania tra uno sfavillio di luci e aria di samba; poco più in la, qualche chilometro, non di più, lo scempio delle “favelas”, dove anche i bambini vengono sfruttati economicamente e sessualmente per sbarcare il lunario, dove si cerca il cibo (si fa per dire) nelle montagne di immondizia create dal mondo dei privilegiati, dove non c’è l’acqua potabile, la luce elettrica non esiste, il poco cibo rimediato si cuoce con il fuoco della legna rimediata qua e la.
Che cosa li facciamo a fare questi mondiali di calcio? Per ingrassare pochi (la Germania porterà a casa un compenso per la vittoria di ventisei milioni di euro, mentre l’Argentina, seconda classificata, “solo” diciannove milioni) e per snobbare altri, i più, che continueranno a cercare qualche schifezza da mangiare nell’immondizia dei ricchi.
Quanti bambini poveri brasiliani, e quanti altri sofferenti per le bombe di Aleppo (Siria), Hebron (Cisgiordania) oppure Nairobi (Kenya) avremmo potuto aiutare con 45 milioni di Euro.
Ironia della sorte: sapete cosa significa la parola Hebron, che da il nome alla città martoriata nella striscia di Gaza?
Significa Amico!
Proviamo, tutti, a riflettere.
Stefano Rabozzi