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Giunti al termine di un altro anno è naturale concentrarsi sul bilancio dell’operato di ognuno di noi.
Inevitabilmente ci rendiamo conto di quanto il tempo sia limitato, quindi prezioso; infatti, in ogni istante siamo artefici del nostro destino, almeno dove ci è consentito di decidere.
Siamo consapevoli che la vita di ogni persona non è mai banale, se non siamo noi a renderla tale.
In tempi così tormentati è doveroso rivolgere l’attenzione soprattutto ad un contesto generale che riguarda il mondo del lavoro, le guerre e le persecuzioni religiose.
Per quanto riguarda il mondo del lavoro, è evidente che l’essere umano stia perdendo ogni considerazione; attualmente il fine principe risulta essere il profitto economico, mentre i diritti dei lavoratori vengono sempre più calpestati. Basti pensare alla quantità di aziende italiane che delocalizzano (fuori dai confini di Stato) per produrre la loro merce non utilizzando, pertanto, la manodopera italiana che rimane senza occupazione.
Inoltre, assistiamo ogni giorno all’aumento di vittime innocenti delle numerose guerre combattute in varie parti del mondo. Risulta chiara la loro finalizzazione al raggiungimento di potere e denaro, ignorando consapevolmente e colpevolmente le condizioni dei popoli coinvolti.
Anche le convinzioni religiose, anziché unire i popoli nel nome del pluralismo, sono motivo di allarmanti divisioni con conseguenti eccidi.
A conclusione dell’anno, dopo un attento esame di coscienza, tutti i fedeli cristiani sono invitati al raccoglimento ed al ringraziamento per i doni ricevuti recitando il “Te Deum”.
In ogni chiesa, dalla cattedrale a quella più periferica, dopo i solenni vespri, risuonano le dolci note di questo inno, spesso cantato sulle note di autori famosi.
L’inno liturgico del “Te Deum”, secondo la leggenda, fu intonato da S. Ambrogio dopo aver impartito il battesimo a S. Agostino; al primo versetto, intonato da S. Ambrogio, S. Agostino avrebbe risposto col secondo, e così di seguito. Studi più recenti ne attribuiscono la paternità a Niceta, vescovo di Remesiana (oggi Bela Palanka - Serbia, antica Dacia inferiore) alla fine del IV secolo.
Copyright Riccardo Pezzana Sara
Inevitabilmente ci rendiamo conto di quanto il tempo sia limitato, quindi prezioso; infatti, in ogni istante siamo artefici del nostro destino, almeno dove ci è consentito di decidere.
Siamo consapevoli che la vita di ogni persona non è mai banale, se non siamo noi a renderla tale.
In tempi così tormentati è doveroso rivolgere l’attenzione soprattutto ad un contesto generale che riguarda il mondo del lavoro, le guerre e le persecuzioni religiose.
Per quanto riguarda il mondo del lavoro, è evidente che l’essere umano stia perdendo ogni considerazione; attualmente il fine principe risulta essere il profitto economico, mentre i diritti dei lavoratori vengono sempre più calpestati. Basti pensare alla quantità di aziende italiane che delocalizzano (fuori dai confini di Stato) per produrre la loro merce non utilizzando, pertanto, la manodopera italiana che rimane senza occupazione.
Inoltre, assistiamo ogni giorno all’aumento di vittime innocenti delle numerose guerre combattute in varie parti del mondo. Risulta chiara la loro finalizzazione al raggiungimento di potere e denaro, ignorando consapevolmente e colpevolmente le condizioni dei popoli coinvolti.
Anche le convinzioni religiose, anziché unire i popoli nel nome del pluralismo, sono motivo di allarmanti divisioni con conseguenti eccidi.
A conclusione dell’anno, dopo un attento esame di coscienza, tutti i fedeli cristiani sono invitati al raccoglimento ed al ringraziamento per i doni ricevuti recitando il “Te Deum”.
In ogni chiesa, dalla cattedrale a quella più periferica, dopo i solenni vespri, risuonano le dolci note di questo inno, spesso cantato sulle note di autori famosi.
L’inno liturgico del “Te Deum”, secondo la leggenda, fu intonato da S. Ambrogio dopo aver impartito il battesimo a S. Agostino; al primo versetto, intonato da S. Ambrogio, S. Agostino avrebbe risposto col secondo, e così di seguito. Studi più recenti ne attribuiscono la paternità a Niceta, vescovo di Remesiana (oggi Bela Palanka - Serbia, antica Dacia inferiore) alla fine del IV secolo.
Copyright Riccardo Pezzana Sara