Sono passate ormai due settimane. Due settimane di voci, di urla, di canzoni, di lacrime. Di dispiacere e sorpresa ma anche di illazioni, scuse e accuse. Due settimane da quando il talento e il genio di Pino Daniele ci ha lasciato. Eppure, ciò che fa più effetto, forse, è l’essersene andato, per una volta, senza far rumore. Quasi come se fosse normale.
In questi casi si scatena la corsa al necrologio, alla frase a effetto, ai ricordi sbiaditi e alle amicizie presunte. Eppure basterebbe scorrere l’elenco degli artisti con cui ha collaborato, dai “grandi” nostrani (tanto per dire, Francesco de Gregori, Luciano Pavarotti, Roberto Murolo, Massimo Troisi…) a quelli anglo americani, fino all’amicizia fraterna con l’immenso Eric Clapton, che gli ha dedicato una canzone pochi giorni dopo la scomparsa.
A volte cerchiamo prove del nostro talento nazionale scovando esempi di italianità ovunque, tranne, dove questa, di fatto, risieda. Anche quando è lì, così palese e viva di fronte a noi, in alcun orizzonte lontano.
Un Musicista (con la emme maiuscola, non è un errore di battitura) che ha mescolato i suoni del mediterraneo con il rock, il blues, il funky, che ha sposato inglese, italiano e napoletano come rappresentazione unica del meltin pot in cui tutti viviamo. Che ha scoperto e riscoperto il jazz, il melodramma, la musica d’autore e la musica tonale. Uno studioso dell’arte vera, quella vibrante dall’uomo, dalla città e dalle sue strade e, che, si eleva fino a cime inesplorate.
L’arte è viva. E siamo ancora in tempo per farci avvolgere da questa.
Con gratitudine: riposa in pace uomo in blues.
Un Grazie per gli spunti anche a Francesco Losco, appassionato di musica e musicista della Loscobos Band
Fonte Foto: Facebook Pino Daniele Official Page
Testo: Marianna Zurlo
In questi casi si scatena la corsa al necrologio, alla frase a effetto, ai ricordi sbiaditi e alle amicizie presunte. Eppure basterebbe scorrere l’elenco degli artisti con cui ha collaborato, dai “grandi” nostrani (tanto per dire, Francesco de Gregori, Luciano Pavarotti, Roberto Murolo, Massimo Troisi…) a quelli anglo americani, fino all’amicizia fraterna con l’immenso Eric Clapton, che gli ha dedicato una canzone pochi giorni dopo la scomparsa.
A volte cerchiamo prove del nostro talento nazionale scovando esempi di italianità ovunque, tranne, dove questa, di fatto, risieda. Anche quando è lì, così palese e viva di fronte a noi, in alcun orizzonte lontano.
Un Musicista (con la emme maiuscola, non è un errore di battitura) che ha mescolato i suoni del mediterraneo con il rock, il blues, il funky, che ha sposato inglese, italiano e napoletano come rappresentazione unica del meltin pot in cui tutti viviamo. Che ha scoperto e riscoperto il jazz, il melodramma, la musica d’autore e la musica tonale. Uno studioso dell’arte vera, quella vibrante dall’uomo, dalla città e dalle sue strade e, che, si eleva fino a cime inesplorate.
L’arte è viva. E siamo ancora in tempo per farci avvolgere da questa.
Con gratitudine: riposa in pace uomo in blues.
Un Grazie per gli spunti anche a Francesco Losco, appassionato di musica e musicista della Loscobos Band
Fonte Foto: Facebook Pino Daniele Official Page
Testo: Marianna Zurlo