Se si interviene precocemente, è possibile mantenere una buona qualità di vita nelle persone anziane
Novara 30 Marzo 2021
L’università di Torino ha eseguito uno studio su una malattia che diventa sempre più attuale con il progressivo invecchiamento della popolazione italiana il Morbo di Alzheimer.,
In Europa sono quasi 9 milioni i pazienti con demenza di cui 1.200.00 in Italia, paese che presenta un’elevata prevalenza di soggetti anziani.
Le malattie neurodegenerative che causano demenza sono caratterizzate da una lunga fase pre-clinica (che può durare anche 20 anni) in cui i meccanismi responsabili delle lesioni cerebrali sono già attivi ma causano sintomi che non interferiscono sulla vita quotidiana. Con il passare degli anni, tuttavia, questi deficit si aggravano fino a evolvere in una demenza conclamata.
I risultati (pubblicati sulla rivista Age and Ageing della British Geriatrics Society) del progetto di ricerca My-AHA – My Active and Healthy Aging, coordinato dal professor Alessandro Vercelli, dell’Università di Torino, e finanziato dall’Unione Europea è un aiuto importante che riguarda le nuove tecnologie digitali, efficaci nel monitorare primi sintomi di deficit cognitivo e permettere cosi di attuare quanto prima le strategie di prevenzione.
E’ quindi stata studiata una piattaforma tecnologica che è in grado di monitorare lo stato di salute, rilevando precocemente il rischio di fragilità. Valore aggiunto è l’approccio integrato che ha unito le competenze multidisciplinari di medici, ingegneri ed esperti di informatica coordinati dall’ingegner Marco Bazzani della Fondazione Links di Torino.
Nella fase sperimentale, 100 soggetti hanno quindi utilizzato delle app con giochi per stimolare le funzioni cognitive e programmi per incoraggiare l’attività fisica. Inoltre, i partecipanti sono stati coinvolti in attività sociali , incentivati ad adottare una corretta alimentazione e una appropriata igiene del sonno.
Così il prof. Alessandro Vercelli:
“Questo studio conferma che, se si interviene precocemente, è possibile mantenere una buona qualità di vita nelle persone anziane, prevenendo o rallentando l’evoluzione delle malattie neurodegenerative che causano demenza. Ancora, oltre alle app tecnologiche, conferma che per prevenire il Morbo di Alzheimer e la demenza correlata è necessario intervenire su diversi fattori di rischio. Inclusi l’attività fisica, la funzione cognitiva, lo stato psicologico ma anche l’isolamento sociale. Un precoce intervento su più ambiti sembra essere la strada maestra per prevenire le demenze”.
COPYRIGHT DP
L’università di Torino ha eseguito uno studio su una malattia che diventa sempre più attuale con il progressivo invecchiamento della popolazione italiana il Morbo di Alzheimer.,
In Europa sono quasi 9 milioni i pazienti con demenza di cui 1.200.00 in Italia, paese che presenta un’elevata prevalenza di soggetti anziani.
Le malattie neurodegenerative che causano demenza sono caratterizzate da una lunga fase pre-clinica (che può durare anche 20 anni) in cui i meccanismi responsabili delle lesioni cerebrali sono già attivi ma causano sintomi che non interferiscono sulla vita quotidiana. Con il passare degli anni, tuttavia, questi deficit si aggravano fino a evolvere in una demenza conclamata.
I risultati (pubblicati sulla rivista Age and Ageing della British Geriatrics Society) del progetto di ricerca My-AHA – My Active and Healthy Aging, coordinato dal professor Alessandro Vercelli, dell’Università di Torino, e finanziato dall’Unione Europea è un aiuto importante che riguarda le nuove tecnologie digitali, efficaci nel monitorare primi sintomi di deficit cognitivo e permettere cosi di attuare quanto prima le strategie di prevenzione.
E’ quindi stata studiata una piattaforma tecnologica che è in grado di monitorare lo stato di salute, rilevando precocemente il rischio di fragilità. Valore aggiunto è l’approccio integrato che ha unito le competenze multidisciplinari di medici, ingegneri ed esperti di informatica coordinati dall’ingegner Marco Bazzani della Fondazione Links di Torino.
Nella fase sperimentale, 100 soggetti hanno quindi utilizzato delle app con giochi per stimolare le funzioni cognitive e programmi per incoraggiare l’attività fisica. Inoltre, i partecipanti sono stati coinvolti in attività sociali , incentivati ad adottare una corretta alimentazione e una appropriata igiene del sonno.
Così il prof. Alessandro Vercelli:
“Questo studio conferma che, se si interviene precocemente, è possibile mantenere una buona qualità di vita nelle persone anziane, prevenendo o rallentando l’evoluzione delle malattie neurodegenerative che causano demenza. Ancora, oltre alle app tecnologiche, conferma che per prevenire il Morbo di Alzheimer e la demenza correlata è necessario intervenire su diversi fattori di rischio. Inclusi l’attività fisica, la funzione cognitiva, lo stato psicologico ma anche l’isolamento sociale. Un precoce intervento su più ambiti sembra essere la strada maestra per prevenire le demenze”.
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