Truffa a un noto marchio di abbigliamento
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Novara, 30 aprile 2019
Una nota Azienda italiana che commercializza attraverso oltre 120 negozi sparsi in tutta Italia capi sportivi è caduta nella rete di un truffatore scoperto dalla GDF di Torino che ha accertato che quanto riportato sulle etichette dei pullover in vendita “Questo capo è stato realizzato con fibre di cachemire, materiale raro e prezioso dotato di incredibili proprietà che non trovano pari in nessun’altra fibra esistente al mondo” non rispondeva affatto a verità in quanto il tessuto non era lana di Cachemire , ma semplicemente acrilico.
Sono quindi stati ritirati dal mercato tutti i 40.000 capi di abbigliamento fasulli , importati dal Bangladesh e venduti al nostro Paese a circa 50 euro cad. per un totale di circa 2 milioni di euro.
Il titolare del marchio si è immediatamente messo a disposizione dei finanziari dando loro accesso a tutta la documentazione relativa alla fornitura.
Il produttore bengalese , ora, dovrà rispondere di frode in commercio sia in relazione alla qualità del prodotto che in relazione alla provenienza, e sarà, inoltre, segnalato all’Autorità Giudiziaria ai sensi della normativa in materia di responsabilità amministrativa derivante dalla commissione di reato, che, nel caso di specie, ha prodotto un illecito profitto nell’ordine, appunto, di due milioni di euro.
La merce sequestrata sarà devoluta a persone bisognose.
Copyright DP
Una nota Azienda italiana che commercializza attraverso oltre 120 negozi sparsi in tutta Italia capi sportivi è caduta nella rete di un truffatore scoperto dalla GDF di Torino che ha accertato che quanto riportato sulle etichette dei pullover in vendita “Questo capo è stato realizzato con fibre di cachemire, materiale raro e prezioso dotato di incredibili proprietà che non trovano pari in nessun’altra fibra esistente al mondo” non rispondeva affatto a verità in quanto il tessuto non era lana di Cachemire , ma semplicemente acrilico.
Sono quindi stati ritirati dal mercato tutti i 40.000 capi di abbigliamento fasulli , importati dal Bangladesh e venduti al nostro Paese a circa 50 euro cad. per un totale di circa 2 milioni di euro.
Il titolare del marchio si è immediatamente messo a disposizione dei finanziari dando loro accesso a tutta la documentazione relativa alla fornitura.
Il produttore bengalese , ora, dovrà rispondere di frode in commercio sia in relazione alla qualità del prodotto che in relazione alla provenienza, e sarà, inoltre, segnalato all’Autorità Giudiziaria ai sensi della normativa in materia di responsabilità amministrativa derivante dalla commissione di reato, che, nel caso di specie, ha prodotto un illecito profitto nell’ordine, appunto, di due milioni di euro.
La merce sequestrata sarà devoluta a persone bisognose.
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