Con l’esplodere della pandemia da COVID-19 siamo stati sommersi da pubblicazioni, programmi e proclami più o meno sensati da parte di politici, scienziati, pseudo scienziati, infettivologhi, epidemiologi, astrologi, approfittatori, maghi e chi ne ha più ne metta. Sul “corona” se ne è dette di tutto ed il contrario di tutto, contraddicendo ora quello che si affermava prima.
Come medico competente in medicina del lavoro ho in questi giorni seguito l’andamento della pandemia nel nostro territorio, confrontandomi con i colleghi ospedalieri ed avendo come campione della popolazione i lavoratori alla ripresa delle attività aziendali.
Si potrebbe a questo punto affermare come diceva il sommo Dante che sarà solo “esperienza maestra di nostre arti”.
Se ne parla tanto, ma sappiamo bene cosa sono i virus e come si differenziano dai batteri? Cosa sono questi esseri?
Ce li troviamo addosso ad ogni inverno, quando i medici di medicina generale faticano a non cedere alle richieste di antibiotici al primo comparire di una febbre elevata, particolarmente quando il malato è un bambino. Inutile spesso spiegare che la malattia è causata da un virus e che l’antibiotico (dal greco “contro la vita”)serve solo per i batteri.
Cerchiamo allora di chiarire qualche idea senza fare un trattato di microbiologia e virologia.
I batteri sono organismi formati da una cellula, sono viventi con capacità di moltiplicarsi autonomamente. Ve ne sono diverse specie pericolose patogene che causano malattie infettive e ve ne sono amici della nostra salute come quelli che colonizzano il nostro intestino. In base al loro aspetto vengono denominati cocchi (sferici), bacilli (cilindrici), vibrioni (ricurvi), spirilli (a spirale) ed in base alla loro aggregazione vengono denominati diplococchi (a due a due), streptococchi (a catenella), stafilococchi (a grappolo). Vengono poi divisi in gram positivi e gram negativi in base alla colorazione che prendono se sottoposti ad un trattamento studiato dal medico danese Gram nel 1884.
Alcuni batteri sono poi in grado di indossare una specie di corazza trasformandosi in spore molto resistenti che possono ritornare vitali in ambiente favorevole anche dopo molti anni. Tipicamente sporigeno è il noto batterio del tetano (Clostridium tetani).
Sono aggredibili dagli antibiotici.
I virus (veleno in latino) non sono invece capaci di vita autonoma. Sono i più piccoli esseri viventi, ma non tutti gli scienziati li ritengono tali. Scoperti alla fine del 19° secolo, furono riconosciuti e studiati con certezza solo nel 1935, dopo l’invenzione del microscopio elettronico. Se su una capocchia di spillo possono accomodarsi un milione di batteri, in ogni batterio possono accomodarsi centinaia di virus.
I virus quindi non possono vivere da soli, né trasformare cibo, produrre energia, riprodursi. Hanno bisogno di cellule di animali, piante, funghi, batteri per sopravvivere. Le cellule infatti hanno delle parti fondamentali (nucleo e ribosomi) indispensabili a produrre le proteine, elementi essenziali in tutte le strutture viventi.
Sono generalmente costituiti da un involucro che racchiude il materiale genetico (DNA o RNA). Questo rivestimento ha delle sostanze che aiutano il virione (così si chiama la singola particella infettiva virale) ad appiccicarsi alla cellula che poi infetta. In certi casi il virus ha una specie di testa ed una coda che si aggancia alla cellula ed inietta il materiale genetico. Quando è penetrato, utilizzando le strutture della cellula, induce la sintesi delle proprie proteine costruendo nuove particelle virali. Queste alla fine escono uccidendo la cellula che li ha ospitate e danno inizio ad una nuova infezione di altre cellule.
La loro forza sta nel numero e nella grande velocità di moltiplicazione. Sono ovunque e sono forse più antichi di ogni forma di vita. Sanno aspettare anche per secoli rimanendo in quiescenza.
Non hanno rivali negli antibiotici, ma in parte dagli antivirali che agiscono inibendo una delle fasi del ciclo replicativo. Non sono un’alternativa ai vaccini che costituiscono un grande capitolo nella meraviglia del sistema immunitario.
I virus nella storia dell’umanità sono stati causa di stragi. Basta ricordare il vaiolo e più recentemente l’influenza così detta “spagnola” che dal 1918 al 1920 uccise 20 milioni di persone, la maggior parte fra i 18 e 29 anni, nata e diffusa dalle truppe alleate nel nord della Francia.
Nei giorni di chiusura in casa con curiosità ho rivisitato un libro edito nel 1672, opera del dott F. Enrico Acerbi gelosamente custodito, in cui già dal titolo e sottotitolo riecheggiano problematiche generate ora dal COVID-19.
Leggesi: “Dottrina teorico-pratica del morbo petecchiale, con nuove ricerche intorno l’origine, l’indole, le cagioni predisponenti ed effettrici, la cura e la preservazione del morbo medesimo in particolare e degli altri contagi in generale”.
Si legge ancora che nella provincia di Milano dal 1 gennaio al 3 marzo 1672 ci furono 1452 morti corrispondenti al 25% degli infettati e che le città maggiormente colpite furono Brescia, Bergamo, Lodi e Crema.
Tra tutti i molteplici virus il COVID-19 fa parte della vasta famiglia dei coronavirus che causa ed ha causato malattie “banali” come il raffreddore e malattie mortali come la pandemia attuale. Sono stati identificati negli anni 60 e possono infettare sia l’uomo che alcuni animali.
CO e VI indicano la famiglia dei coronavirus, D indica la malattia (dal termine inglese disease), 19 identifica la data della scoperta.
E’ il classico esempio del fenomeno denominato internazionalmente come “spillover” che significa “salto interspecifico”, cioè passaggio da una specie animale all’uomo.
Non si era mai presentato e ha trovato l’umanità scoperta, nuda e sorda a tante voci che già da 10 anni prevedevano una simile evenienza.
Il premio Nobel per la medicina J. Lederberg diceva che “viviamo in competizione evolutiva con microbi, batteri e virus. Non c’è nessuna garanzia che saremo noi a sopravvivere”. Il divulgatore scientifico D. Quammen 8 anni fa scriveva che la futura grande pandemia sarebbe stata causata da un virus trasmesso da un animale selvatico, verosimilmente un pipistrello e che sarebbe venuto a contatto co l’uomo attraverso un “wet market” in Cina.
In effetti si è sempre più convinti che la “zoonosi”, come si dovrebbe correttamente chiamare il COVID-19, sarebbe stata agevolata dal continuo mescolarsi di sangue e liquami appartenenti ad animali selvatici uccisi e macellati sul posto senza alcuna attenzione igienica, come avviene in questi mercati.
In definitiva per i microorganismi siamo prede perfette: incredibilmente numerosi, in molti casi senza difese e troppo spesso arroganti.
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