E' stata inaugurata al pubblico venerdì 19 giugno, la mostra “Capolavori del Barocco".
La mostra è promossa da Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio; Diocesi di Novara; Provincia di Novara; Agenzia Turistica Locale della Provincia di Novara; con la collaborazione di Regione Piemonte; Comune di Novara; Fonadazione Cariplo; Fondazione Sir Denis Mahon Charitable Trust; Fondazione Crt, Camera di Commercio di Novara. L'iniziativa è inserita nel Sistema culturale integrato della provincia di Novara, finanziato da Fondazione Cariplo.
Il vasto territorio della Diocesi di Novara è protagonista della mostra dedicata al Barocco. Tra il 1630, anno della peste manzoniana, e il 1738, anno in cui questo territorio passa al Duca Carlo Emanuele III di Savoia, si assiste a un processo di rinnovamento degli apparati iconografici e decorativi, stimolati dall’azione capillare di alcuni vescovi come Benedetto Odescalchi, poi papa Innocenzo XI, Giulio Maria Odescalchi e Giberto Borromeo. Dopo la pausa dovuta al contagio della peste riprendeva così il fervore religioso ed artistico post-tridentino, che attraverso l’immissione di nuova linfa creativa, si concretizzava in una rinnovata ricchezza di forme e una sorprendente fantasia espressiva. Si assiste allora fioritura di importanti cantieri decorativi. Nomi prestigiosi ed arrivi “foresti” arricchiscono chiese, oratori e cappelle: i Nuvolone, i Bianchi, Preda, Abbiati, sino a Legnanino e Magatti all’inizio del Settecento, ed arrivi da Roma, come Carlo Maratta, Luigi Garzi e Giacinto Gimignani dalla Toscana. Artisti che hanno segnato la cultura figurativa novarese rinnovando la pittura in senso classicista. Maestri ed ispiratori di questa nuova epoca saranno Guido Reni, Guercino, Pietro da Cortona, Carlo Maratta, presenti in mostra con alcune opere di straordinaria qualità.
Il percorso di visita si snoda in senso cronologico: ad aprire la mostra alcune opere di Melchiorre Gherardini, con il San Michele Arcangelo – icona degli anni terribili del contagio - e Giovanni Maria Arduino con la bellissima Annunciazione dei Musei Civici di Novara insieme a due opere provenienti dalla chiesa di San Marco a Novara recentemente riscoperte; si prosegue con Carlo Francesco Nuvolone, uno dei protagonisti assoluti del rinnovamento in senso barocco della pittura novarese. Il dolcissimo Riposo dalla fuga in Egitto proveniente da Borgomanero (immagine simbolo della mostra), l’Immacolata con il cardinale Federico Borromeo conservata ad Arona, la Maddalena penitente, summa di sensualità e di bellezza, caratterizzata dalla pennellata sciolta e vibrante. Da qui il percorso si apre al territorio: opere provenienti dalla bassa Valsesia, il Gianoli da Borgosesia, il Montalto da Castagnola di Valduggia e il Busca da Romagnano Sesia, e poi il Cusio, uno dei centri più importanti di irradiazione delle linee del barocco nella diocesi gaudenziana. Opere di Zanatta, Scaramuccia, il maestro Carlo Maratta, con la splendida Madonna di San Luca di Corconio. La grande pittura di storia con Filippo Abbiati e Federico Bianchiprecede la sezione dedicata al Settecento. Il percorso in Arengo termina idealmente con una sezione dedicata ai “maestri”: il Mosè di Guido Reni, capolavoro assoluto della collezione Cassa di Risparmio di Reggio Emilia, insieme al Cristo risorto incontra la Madre di Guercino proveniente dalla Pinacoteca di Cento, e alla Raccolta della manna di Pietro da Cortona, opere che hanno fatto “scuola” e che hanno permesso, attraverso la diffusione delle stampe e lo studio diretto, di aggiornare i canoni estetici dei pittori operanti sul nostro territorio. Presso la Sala Casorati prosegue la visita: si apre il XVIII secolo con il Cuzzio, Tarquinio Grassi, Pietro Antonio Magatti e Antonio Lucini: una ventata nuova, fatta di luce e di colori pastello, tramuta il ricordo ombroso del secolo XVII in speranza e in apertura verso orizzonti che non sono più regionali ma si aprono all’intera Europa. Completa il percorso di visita una sezione dedicata ai paramenti sacri e ai tessili antichi con una selezione di preziosi parati esposti per la prima volta provenienti da Soriso, Craveggia e Oleggio.