Meglio Grande o meglio piccola?
Novara, 10 giugno 2019
Chi vive in una metropoli, o comunque in una città grande è abituato a ritmi molto sostenuti, ad essere veloce nelle decisioni, così come nei movimenti e negli spostamenti, a chiedere e avere una risposta immediata, a fare lunghissime file per avere un normalissimo documento.
Chi vive in una metropoli non ha tempo per le chiacchiere per strada, se va dal parrucchiere la prima cosa che dice è “riesci a tagliarmi i capelli, fare la piega, tingerli in massimo 1 ora?” (e la risposta è sì), vive attaccato al cellulare perché non può sprecare neppure un minuto senza sapere le notizie di tutto il mondo.
Chi vive in una metropoli non va a casa per pranzo, si mangia un panino dove capita (se lo mangia) , fa shopping nell’ora di intervallo perché tutti i negozi fanno orario continuato, sa a malapena il nome e cognome del vicino di pianerottolo e non si sogna nemmeno di interessarsi a quello che fanno gli altri inquilini.
Chi vive in una metropoli la mattina si alza , ingurgita un caffè al bar, si fionda al lavoro prendendo la metropolitana perché così non deve cercare un parcheggio impossibile da trovare, non esce dall’ufficio (o dal negozio) prima delle 19,30 e spesso si attarda oltre quest’ora – nel caso dei negozi – se c’è qualche cliente dell’ultimo minuto che va assolutamente servito e guai a non farlo!
Ma se un abitante di una grande metropoli decidesse di spostarsi in una città più a misura d’uomo,,,diciamo sui 10.000 abitanti….cosa succederebbe?
Si troverebbe a doversi adattare a ritmi molto più lenti, a chiedere senza avere risposte immediate, a farsi fermare per strada e ascoltare pettegolezzi e racconti su persone che conosce a malapena, ma che sono evidentemente fonte di interesse per gli abitanti.
Si troverebbe ad andare dal parrucchiere e approfittare della “seduta” per leggere i giornali di gossip, per parlare con l’amica che ha trovato lì, per rilassarsi aspettando il proprio turno, magari cambiando tre volte idea su tipo di taglio o colore, tanto né il parrucchiere né le clienti hanno fretta.
Si troverebbe a non poter comprare nulla nell’orario di intervallo perché tutti i negozi chiudono e la gente va a mangiare a casa, dove può mettere i piedi sotto il tavolo e gustarsi in pace un piatto di pasta, così come la sera alle 19,30 in punto le serrande dei negozi vengono giù e chi è ancora dentro al negozio viene gentilmente invitato a uscire subito.
Si troverebbe al centro dell’attenzione del condominio o comunque del quartiere, perché in provincia non puoi passare inosservato: tutti sanno tutto di tutti e tutti conoscono tutti. L’anonimato non esiste.
Dunque? Cosa sarebbe meglio? Vivere nel caos, nel rumore, nell’indifferenza,ma con il vantaggio che tutto funziona perfettamente oppure vivere nella lentezza, nel silenzio, nell’interesse del prossimo, ma con lo svantaggio di vedere totalmente stravolti i propri ritmi e la propria privacy?
Non c’è risposta giusta o sbagliata. Ognuno deve valutare da sé , ma indubbiamente la differenza va tenuta in considerazione prima di decidere.
Copyright DP
Chi vive in una metropoli, o comunque in una città grande è abituato a ritmi molto sostenuti, ad essere veloce nelle decisioni, così come nei movimenti e negli spostamenti, a chiedere e avere una risposta immediata, a fare lunghissime file per avere un normalissimo documento.
Chi vive in una metropoli non ha tempo per le chiacchiere per strada, se va dal parrucchiere la prima cosa che dice è “riesci a tagliarmi i capelli, fare la piega, tingerli in massimo 1 ora?” (e la risposta è sì), vive attaccato al cellulare perché non può sprecare neppure un minuto senza sapere le notizie di tutto il mondo.
Chi vive in una metropoli non va a casa per pranzo, si mangia un panino dove capita (se lo mangia) , fa shopping nell’ora di intervallo perché tutti i negozi fanno orario continuato, sa a malapena il nome e cognome del vicino di pianerottolo e non si sogna nemmeno di interessarsi a quello che fanno gli altri inquilini.
Chi vive in una metropoli la mattina si alza , ingurgita un caffè al bar, si fionda al lavoro prendendo la metropolitana perché così non deve cercare un parcheggio impossibile da trovare, non esce dall’ufficio (o dal negozio) prima delle 19,30 e spesso si attarda oltre quest’ora – nel caso dei negozi – se c’è qualche cliente dell’ultimo minuto che va assolutamente servito e guai a non farlo!
Ma se un abitante di una grande metropoli decidesse di spostarsi in una città più a misura d’uomo,,,diciamo sui 10.000 abitanti….cosa succederebbe?
Si troverebbe a doversi adattare a ritmi molto più lenti, a chiedere senza avere risposte immediate, a farsi fermare per strada e ascoltare pettegolezzi e racconti su persone che conosce a malapena, ma che sono evidentemente fonte di interesse per gli abitanti.
Si troverebbe ad andare dal parrucchiere e approfittare della “seduta” per leggere i giornali di gossip, per parlare con l’amica che ha trovato lì, per rilassarsi aspettando il proprio turno, magari cambiando tre volte idea su tipo di taglio o colore, tanto né il parrucchiere né le clienti hanno fretta.
Si troverebbe a non poter comprare nulla nell’orario di intervallo perché tutti i negozi chiudono e la gente va a mangiare a casa, dove può mettere i piedi sotto il tavolo e gustarsi in pace un piatto di pasta, così come la sera alle 19,30 in punto le serrande dei negozi vengono giù e chi è ancora dentro al negozio viene gentilmente invitato a uscire subito.
Si troverebbe al centro dell’attenzione del condominio o comunque del quartiere, perché in provincia non puoi passare inosservato: tutti sanno tutto di tutti e tutti conoscono tutti. L’anonimato non esiste.
Dunque? Cosa sarebbe meglio? Vivere nel caos, nel rumore, nell’indifferenza,ma con il vantaggio che tutto funziona perfettamente oppure vivere nella lentezza, nel silenzio, nell’interesse del prossimo, ma con lo svantaggio di vedere totalmente stravolti i propri ritmi e la propria privacy?
Non c’è risposta giusta o sbagliata. Ognuno deve valutare da sé , ma indubbiamente la differenza va tenuta in considerazione prima di decidere.
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