Lo Stato mette in atto il “Grande Fratello Fiscale”
Novara 25 luglio 2019
I correntisti italiani , sia privati che aziende, da qualche giorno hanno iniziato ad essere monitorati da quello che viene chiamato il “Grande Fratello Fiscale” che altro non è che una forma di controllo messa in atto dallo Stato – attraverso un algoritmo – per verificare se i risparmi accumulati in un anno sono coerenti con i redditi dichiarati. In caso di scostamento fra entrate e uscite superiore al 20%, crea degli elenchi selettivi su cui poi scattano i controlli della finanza.
Forse non tutti sanno che l’Anagrafe Tributaria obbliga banche e operatori finanziari a fornire al Fisco i saldi annuali dei nostri conti e altre informazioni su base mensile, come l’apertura o la cessazione di rapporti, oppure le operazioni effettuate allo sportello con assegni o contanti quindi l’Anagrafe possiede dati su ben 75 milioni di correntisti, sulle carte di credito, sulle gestioni patrimoniali per un totale complessivo di 670 milioni di rapporti finanziari su cui agire per i controlli antievasione.
Per il momento le verifiche riguardano i conti dei clienti Intesa Sanpaolo e BNL. Successivamente si passerà a quelli depositati in UniCredit e poi alle altre banche.
Qual è la molla che fa scattare il controllo sul singolo? I movimenti anomali e di difficile tracciatura, come i versamenti o i prelievi superiori a 5.000 euro, i bonifici per l’acquisto di auto, moto, imbarcazioni, immobili, o il trasferimento di denaro all’estero.
Bisogna ricordare che il deposito in conto corrente di una somma di contante elevata, ad esempio 4.000 euro, deve essere accompagnato dalla giustifica della provenienza. Al contrario, se il movimento viene giudicato sospetto, il contribuente deve risponderne davanti all’autorità. Non solo, deve anche assumersi l’onere di presentare una documentazione ad hoc, per non incorrere nell’accusa di guadagno illecito o di lavoro in nero.
Se invece si preleva non servono pezze giustificative ma potremmo comunque imbatterci in controlli antiriciglaggio, Se la somma prelevata è superiore a 5.000 euro, la Banca può richiedere al cliente una dichiarazione scritta sulla finalità del prelievo.
Copyright DP
I correntisti italiani , sia privati che aziende, da qualche giorno hanno iniziato ad essere monitorati da quello che viene chiamato il “Grande Fratello Fiscale” che altro non è che una forma di controllo messa in atto dallo Stato – attraverso un algoritmo – per verificare se i risparmi accumulati in un anno sono coerenti con i redditi dichiarati. In caso di scostamento fra entrate e uscite superiore al 20%, crea degli elenchi selettivi su cui poi scattano i controlli della finanza.
Forse non tutti sanno che l’Anagrafe Tributaria obbliga banche e operatori finanziari a fornire al Fisco i saldi annuali dei nostri conti e altre informazioni su base mensile, come l’apertura o la cessazione di rapporti, oppure le operazioni effettuate allo sportello con assegni o contanti quindi l’Anagrafe possiede dati su ben 75 milioni di correntisti, sulle carte di credito, sulle gestioni patrimoniali per un totale complessivo di 670 milioni di rapporti finanziari su cui agire per i controlli antievasione.
Per il momento le verifiche riguardano i conti dei clienti Intesa Sanpaolo e BNL. Successivamente si passerà a quelli depositati in UniCredit e poi alle altre banche.
Qual è la molla che fa scattare il controllo sul singolo? I movimenti anomali e di difficile tracciatura, come i versamenti o i prelievi superiori a 5.000 euro, i bonifici per l’acquisto di auto, moto, imbarcazioni, immobili, o il trasferimento di denaro all’estero.
Bisogna ricordare che il deposito in conto corrente di una somma di contante elevata, ad esempio 4.000 euro, deve essere accompagnato dalla giustifica della provenienza. Al contrario, se il movimento viene giudicato sospetto, il contribuente deve risponderne davanti all’autorità. Non solo, deve anche assumersi l’onere di presentare una documentazione ad hoc, per non incorrere nell’accusa di guadagno illecito o di lavoro in nero.
Se invece si preleva non servono pezze giustificative ma potremmo comunque imbatterci in controlli antiriciglaggio, Se la somma prelevata è superiore a 5.000 euro, la Banca può richiedere al cliente una dichiarazione scritta sulla finalità del prelievo.
Copyright DP