Novara, 8 gennaio 2021
Ho sempre considerato gli Stati Uniti il mio secondo paese, e in particolare San Francisco la città dove NON sono nato per sbaglio.
Per questo motivo ho studiato molto la storia americana, e cercato di comprendere i meccanismi politici, economici e sociali di quello che è stato il motore di un certo mondo.
Per questo mi sento di esprimere un parere che aiuti a comprendere ciò che succede, al di là delle reazioni emotive e di analisi di parte.
Gli Stati Uniti sono un paese che regge la sua indebitatissima economia su due fattori: la domanda interna elevatissima, con un consumismo sfrenato, e l'esportazione di questa domanda all'estero, attraverso l'esportazione del Modello Democratico, con ogni mezzo, generalmente guerre che portano distruzione e generano lucrose ricostruzioni con governi compiacenti.
Oltretutto la macchina bellica per la sua produzione e alimentazione genera enormi affari con le commesse militari.
Può non piacere ma di fatto è sempre stato così, anche con controllo e ingerenza sui governi "amici" (vedi i documenti di wikileaks).
Ma chiunque sia stato o abbia vissuto in America non può non rimanere affascinato da questa terra delle opportunità, dal modello scolastico, dal modello giudiziario, dalla certezza della pena, dalla sanità, dal way of life di ogni giorno.
Ma altrettanto non si può non percepire la enorme differenza tra ceti sociali, le storture del sistema, la sanità non accessibile a tutti, la non inclusività, la violenza, le tensioni razziali che non sono più unidirezionali ma stanno diventando in entrambe le direzioni.
La grande America e la povera America, l'America di chi lavora e di chi specula, l'America metropolitana e rurale, l'America che mangia troppo e che ha fame, l'America puritana e delle puttane facili.
Un America così complicata che pensare di leggerla è complicato, per chi ci vive e ancor di più per chi la osserva.
In questo terreno viene eletto Trump, un non politico, arrogante da pensare di usare un partito per i suoi scopi, così autocentrato ad avocare a sé ogni potere e ogni decisione, eliminando chiunque non sia per l'accondiscendenza verso di lui.
Già di per sé massimamente autoreferenziale, essere l'uomo più potente del mondo ne accentua il senso di onnipotenza.
Quest'uomo parla alla pancia dell'America e anche se non piace, con le sue decisioni protezionistiche fa volare l'economia e per la prima volta senza guerre.
Ma l'America non è solo pancia, c'è una parte che ha una visione diversa che cerca e finanzia in modo enorme Biden, una testa di legno che possa riportare la politica nei binari convenienti per tutti.
Questa è la democrazia americana, vinci se trovi chi ti dà i soldi, vinci se ha gli appoggi giusti, vinci se distribuisci promesse che dovrai mantenere.
Poi è arrivata la pandemia e quando ci sarebbe stato bisogno di un padre dello stato alla Roosevelt, quel padre non c'è stato, ed è lì che al crollo dell'economia è seguito il crollo della fiducia nel Presidente.
Quello che è successo dopo sarà noto tra 15-20 anni quando a Hollywood ci faranno qualche film inchiesta.
Perché in America i vasi di Pandora li apre sempre il cinema.
Quello che è sicuro che l'uomo che si è sentito defraudato dal voto, ha perso una seconda volta con una manifestazione appoggiata con la segreta speranza di mandare un ultimo segnale forte e diventata farsa.
L'errore che sempre caratterizza gli uomini che si circondano di yesmen.
Una fine ingloriosa per quella che avrebbe potuto essere una presidenza facilmente rinnovabile, caduta non a novembre ma un anno fa.
E come sempre delle cose buone non resterà memoria.
E ora molti dicono l'America volta pagina, in realtà torna solo indietro di 4 anni, dove l'establishment dei politici e dei lobbysti riprende potere.
Ma lì al vertice rimane un uomo di facciata, senza spessore, che ricorda molto un altro uomo di cartone, Bush Jr, (guardatevi Vice, l'uomo nell'ombra) e sappiamo come è finita.
Io per fortuna non soffro di deliri di onnipotenza e quindi spero ardentemente di sbagliarmi, ma di una cosa non ho dubbi, tutto quello che in tutto il mondo viene spacciato per Democrazia è un atto dove il popolo non ha più voce.
COPYRIGHT E FOTO MARCO GUSMEROLI
Ho sempre considerato gli Stati Uniti il mio secondo paese, e in particolare San Francisco la città dove NON sono nato per sbaglio.
Per questo motivo ho studiato molto la storia americana, e cercato di comprendere i meccanismi politici, economici e sociali di quello che è stato il motore di un certo mondo.
Per questo mi sento di esprimere un parere che aiuti a comprendere ciò che succede, al di là delle reazioni emotive e di analisi di parte.
Gli Stati Uniti sono un paese che regge la sua indebitatissima economia su due fattori: la domanda interna elevatissima, con un consumismo sfrenato, e l'esportazione di questa domanda all'estero, attraverso l'esportazione del Modello Democratico, con ogni mezzo, generalmente guerre che portano distruzione e generano lucrose ricostruzioni con governi compiacenti.
Oltretutto la macchina bellica per la sua produzione e alimentazione genera enormi affari con le commesse militari.
Può non piacere ma di fatto è sempre stato così, anche con controllo e ingerenza sui governi "amici" (vedi i documenti di wikileaks).
Ma chiunque sia stato o abbia vissuto in America non può non rimanere affascinato da questa terra delle opportunità, dal modello scolastico, dal modello giudiziario, dalla certezza della pena, dalla sanità, dal way of life di ogni giorno.
Ma altrettanto non si può non percepire la enorme differenza tra ceti sociali, le storture del sistema, la sanità non accessibile a tutti, la non inclusività, la violenza, le tensioni razziali che non sono più unidirezionali ma stanno diventando in entrambe le direzioni.
La grande America e la povera America, l'America di chi lavora e di chi specula, l'America metropolitana e rurale, l'America che mangia troppo e che ha fame, l'America puritana e delle puttane facili.
Un America così complicata che pensare di leggerla è complicato, per chi ci vive e ancor di più per chi la osserva.
In questo terreno viene eletto Trump, un non politico, arrogante da pensare di usare un partito per i suoi scopi, così autocentrato ad avocare a sé ogni potere e ogni decisione, eliminando chiunque non sia per l'accondiscendenza verso di lui.
Già di per sé massimamente autoreferenziale, essere l'uomo più potente del mondo ne accentua il senso di onnipotenza.
Quest'uomo parla alla pancia dell'America e anche se non piace, con le sue decisioni protezionistiche fa volare l'economia e per la prima volta senza guerre.
Ma l'America non è solo pancia, c'è una parte che ha una visione diversa che cerca e finanzia in modo enorme Biden, una testa di legno che possa riportare la politica nei binari convenienti per tutti.
Questa è la democrazia americana, vinci se trovi chi ti dà i soldi, vinci se ha gli appoggi giusti, vinci se distribuisci promesse che dovrai mantenere.
Poi è arrivata la pandemia e quando ci sarebbe stato bisogno di un padre dello stato alla Roosevelt, quel padre non c'è stato, ed è lì che al crollo dell'economia è seguito il crollo della fiducia nel Presidente.
Quello che è successo dopo sarà noto tra 15-20 anni quando a Hollywood ci faranno qualche film inchiesta.
Perché in America i vasi di Pandora li apre sempre il cinema.
Quello che è sicuro che l'uomo che si è sentito defraudato dal voto, ha perso una seconda volta con una manifestazione appoggiata con la segreta speranza di mandare un ultimo segnale forte e diventata farsa.
L'errore che sempre caratterizza gli uomini che si circondano di yesmen.
Una fine ingloriosa per quella che avrebbe potuto essere una presidenza facilmente rinnovabile, caduta non a novembre ma un anno fa.
E come sempre delle cose buone non resterà memoria.
E ora molti dicono l'America volta pagina, in realtà torna solo indietro di 4 anni, dove l'establishment dei politici e dei lobbysti riprende potere.
Ma lì al vertice rimane un uomo di facciata, senza spessore, che ricorda molto un altro uomo di cartone, Bush Jr, (guardatevi Vice, l'uomo nell'ombra) e sappiamo come è finita.
Io per fortuna non soffro di deliri di onnipotenza e quindi spero ardentemente di sbagliarmi, ma di una cosa non ho dubbi, tutto quello che in tutto il mondo viene spacciato per Democrazia è un atto dove il popolo non ha più voce.
COPYRIGHT E FOTO MARCO GUSMEROLI