Il racconto della giornata del 3 maggio 2020.
Vercelli 4 maggio 2020
DIARIO DI BORDO – 3 Maggio a.d.c. (Anno del Corona)
UOMO contro MEDICO?
Ore passate là in alto. Esposto ai venti, all’aria salina che, fredda o calda a seconda dei casi e delle latitudini, sferza il viso e lo scava. Rughe come anelli della corteccia di un albero.
La mano destra protesa sopra l’arcata cigliare come per sostenere lo sguardo.
Il braccio sinistro stretto sull’albero di maestro.
Le gambe stanche.
Un lavoro ingrato, l’occhio posato costantemente sulla linea blu dell’orizzonte dove mare e cielo si mescolano e si fondono.
Il lavoro della vedetta sulla coffa delle navi che hanno solcato mari e oceani sino all’inizio del XX secolo.
Nella vita della vedetta vi era un momento, magico, unico e irripetibile.
L’istante nel quale l’armonia della linea d’orizzonte veniva infranta dalla comparsa di un’imperfezione, un tremolio. Alla vista non era possibile ancora definire colori, forme e dimensioni. Alla vedetta esperta bastavano pochi secondi per vedere in quell’interruzione di armonia di blu la TERRA.
E spesso quella visione ed il suo annuncio erano seguiti da un giusto premio.
Abbiamo anche oggi la nostra TERRA.
In piedi sulla coffa guardo in direzione 4 Maggio, domani.
E la vedo, laggiù in fondo, l’imperfezione, l’increspatura.
Immagino quel puntino che pian piano prenderà la forma di valli, montagne, spiagge, palme.
Si vedranno in volo i primi uccelli.
E si griderà, un canto corale: Terra!
Ma non riesco ad osservare quel miraggio in modo univoco.
Due persone dentro di me aspettano l’alba del 4 Maggio.
L’uomo e il medico.
E non sono d’accordo tra di loro. Litigano, discutono, si accapigliano. Uno scontro che scuote le radici dell’anima.
Perché l’uomo vorrebbe gioire. Vorrebbe respirare l’aria frizzante del mattino del 4 Maggio come l’ergastolano graziato mentre le porte del carcere si serrano alle sue spalle.
L’uomo vorrebbe correre ad abbracciare gli amici più cari.
L’uomo vorrebbe prendere sedersi al tavolo del suo ristorante preferito e riscoprire il piacere di solleticare le papille gustative.
L’uomo vorrebbe salire in macchina, divorare il nastro d’asfalto sino alla spiaggia più vicina ed immergersi, vestito, nell’acqua purificatrice del mare della sua infanzia.
L’uomo vorrebbe.
Il medico no.
Il medico ha letto e segue con preoccupazioni dati internazionali dei primi “rimbalzi” dei contagi dopo le parziali aperture.
Il medico ha visto e vissuto la tremenda forza della prima ondata di malati. Ha vissuto la carenza di dispositivi di protezione, l’ansia, l’ospedale travolto e squassato nelle sue stesse fondamenta.
Il medico ha visto il COVID portarsi via le altre malattie.
Il medico rivorrebbe riprendere a curare tutte le altre malattie che non sono scomparse, solo dimenticate.
Ma esiste la possibilità di mediare tra l’uomo e il medico.
Credo, sono convinto, sia possibile e doveroso.
Non possiamo non ascoltare il grido di dolore e di aiuto di chi è sull’orlo della rovina economica.
Il medico ricorderà del 2020 la generazione di nonni portata via (ma anche giovani!), ricorderà il dolore della solitudine. Ricorderà i sacchi di plastica, le maschere, l’odore penetrante degli igienizzanti. Ricorderà il mondo opaco attraverso una visiera rigata. Ricorderà le lacrime di chi poteva ricevere solo al telefono notizie del proprio caro.
L’uomo ricorderà invece la reclusione domestica, gli amici rimasti senza lavoro. Ricorderà la depressione e l’angoscia di chi non ha potuto vedere parenti lontani e vicini. Ricorderà i compleanni solitari dei suoi figli con la torta trasmessa in video chat. Ricorderà l’amico ristoratore osservare con lo sguardo perso, seduto sull’uscio del ristorante chiuso, il vuoto di una piazza.
Il 4 Maggio una cosa vogliono entrambi, medico e uomo.
Vedere una comunità compatta e solidale, una comunità che abbia capito le regole di convivenza che dovremo seguire nei prossimi bene, per il bene di tutti. Perché le azioni di ognuno di noi avranno ripercussioni sugli altri. Perché la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri.
Perché non siamo isole sperdute, siamo isole unite da ponti.
Il COVID si era portato via quei ponti. Ora dal 4 Maggio riscostruiamo ponti.
Facciamolo con attenzione e rispetto, proteggiamo quei ponti che non diventino fonte di trasmissione e contagio. Se permetteremo al virus di attraversarli saremo costretti ad abbatterli di nuovo e nessuno di noi lo vuole.
Proteggiamo i ponti… io proteggo te e tu proteggi me.
3 di Maggio …. siamo isole unite da ponti
COPYRIGHT E FOTO…Dott. Sergio Macciò