DIARIO DI BORDO – 19 Aprile a.d.c. (Anno del Corona)
50 SFUMATURE DI COVID
Domenica, giornata tradizionalmente di riposo anche per il Diario che in questo giorno cerca leggerezza, serenità e parla di ricordi.
Se ripenso alla mia giovinezza, alle estati trascorse in giro per la Francia con i miei genitori e mio fratello, ricordo i colori.
Ricordo il blu intenso del cielo provenzale. Un blu uniforme, netto, deciso, non una nuvola. E sotto il blu il verde dei campi, tonalità diverse, sfumature.
Ricordo il viola penetrante della lavanda camminando nella valle di Senanque verso l’abbazia.
Ricordo il bianco della pietra della cittadella di Les Baux sulle Alpi Provenzali.
Se ripenso al viaggio di lavoro che feci a Pechino anni orsono, ricordo i colori.
Ricordo il grigio di centro città, un’aria grigia, dovuta all’inquinamento, che filtrava tutto sottraendo i restanti colori.
Ricordo il rosso della Città Proibita, un rosso mattone e porpora che ti accompagnava lungo gli interminabili cortili e passaggi.
Ricordo la linea grigio pietra che solcava e tagliava infinite colline di un verde smeraldo. Una linea curva. Ondulata. La Grande Muraglia.
Ricordo il bianco e il rosa dei ciliegi in fiore all’ombra del Tempio del Cielo.
Ricordi e colori.
Ora se ripenso alle prime settimane dell’era COVID comincio a identificare alcuni colori, forse anche loro destinati a lasciare una traccia mnemonica.
Colori che, casualmente (o forse no?) ricordano la bandiera italiana.
VERDE:
Il colore delle divise, dei copri capelli, delle ciabatte.
È verde cupo, opaco. Frutto dei lavaggi ripetuti. È il verde delle notti passate su sedie di fortuna.
È il verde bagnato dal sudore di chi indossa le tute anticontaminazione.
È il colore dei sovra camici impermeabili.
Ricorda il verde dei soldatini della mia infanzia. Tutti bloccati in pose statuarie armi in mano. Ore trascorse a guerreggiare e fantasticare di vittorie incredibili contro eserciti avversari impossibili.
Anche oggi si guerreggia, sono i “soldatini verdi” dell’era COVID.
ROSSO:
È il colore del sangue.
Così importante e vitale durante la crisi COVID.
Uno degli esami, un po’ fastidioso, che i pazienti COVID conoscono è l’emogasanalisi. Un prelievo fatto da una piccola arteria per esaminare i contenuti di gas (soprattutto ossigeno e anidride carbonica) nel sangue arterioso. Ci serve per capire come stanno funzionando i polmoni e se sono in grado di espellere anidride carbonica e prendere dall’aria inspirata l’ossigeno vitale.
Il rosso che ci piace è quello brillante, chiaro, vivo. È il rosso che ci annuncia, ancora prima di vedere i risultati di laboratorio, che di ossigeno ne abbiamo a sufficienza.
Peggio è quello invece rosso cupo, scuro, buio. È il rosso che ci avverte che dobbiamo aiutare i polmoni, dare più ossigeno noi, cambiare maschera.
Le nostre “50 sfumature di rosso”.
BIANCO.
Sarebbe facile pensare ai camici bianchi, Alle maschere.
No.
Il Bianco che tutti noi (N.d.R. Vercellesi, specifico visto che ormai il diario gira il mondo) ricorderemo è quello del pelo di un lupo.
Il Lupo Bianco che è divenuto simbolo dell’altruismo, della donazione, della vicinanza. Il Lupo Bianco che il benefattore e amico Carlo Olmo ha portato ormai ben fuori dai confini vercellesi giungendo con le sue donazioni sino alla martoriata Bergamo.
Un bianco candido, luminoso. Disegnato da adulti e bambini, inizialmente, come ringraziamento simbolico a chi aveva donato loro molto in tempi di crisi (Olmo) e divenuto ora un simbolo.
Ora il Lupo ci accompagna, compare nelle foto di volti stanchi ma sorridenti, quel sorriso che arriva dal sapere di non essere soli.
Abbiamo spesso la memoria corta, ma questo bianco cerchiamo di non dimenticarlo appena sarà finito tutto.
Colori e ricordi.
Come dopo una lunga pioggia quando comincia a spuntare il sole…
19 di Aprile …. Venite a vedere, c’è l’arcobaleno! ….
COPYRIGHT E FOTO: dott. Sergio Maccio’
.