Il racconto della giornata del 20 marzo 2020.
DIARIO DI BORDO: 20 Marzo a.d.c. (Anno Del Corona)
L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLA CORSA
Ci sono vette e ci sono abissi.
Ci sono alti e bassi.
Con il passare dei giorni, con l’accumulo di stanchezza fisica e psicologica cominciano a intravedersi i primi meccanismi di difesa.
Una giusta premessa: osservo con gli occhi dell’uomo comune. Non sono esperto in materia, gli esami di psichiatria troppo lontani nel tempo.
Osservo.
A “consumare” la vitalità di molti non è tanto la fatica fisica, le responsabilità, le nuove sfide. Anche quello. Ma non solo.
Credo che ciò che rende arduo il compito è la totale assenza di previsioni.
Rendiamo chiaro il concetto con un esempio: se devo correre i 100metri so che posso permettermi una partenza con scatto bruciante e che posso dare tutto quello che ho da dare in pochissimo tempo. Se al contrario partecipo ad una maratona dovrò dosare sapientemente le energie, avanzare con regolarità evitare scatti.
Ora noi negli ospedali (da circa 2 settimane in Piemonte), abbiamo cominciato a correre. Solo che non sappiamo la durata e la lunghezza del percorso. Si accelera, si frena, si prende fiato, si accelera di nuovo.
Impossibile trovare un ritmo regolare, dividere i carichi di lavoro se non sai di ora in ora come variano quei carichi.
Si corre bendati, si inciampa, si chiede al vicino di corsa se vede il traguardo, poi insieme si alzano le spalle "forse sarà dopo la prossima curva".
E intanto di curve ne abbiamo già fatte un po’ ed è chiaro a tutti noi che il traguardo, di certo, non è dietro alla prossima.
Così ognuno cerca di impostare la corsa con un proprio ritmo.
Ed ognuno reagisce in modo diverso alla mancata vista della linea di traguardo.
C’è chi vive di adrenalina e ad ogni curva accelera sempre più (ma quanto reggerà se la corsa dovesse essere lunga? E sarà lunga!).
C’è chi cambia continuamente passo in un alternarsi di fase depressiva e fase “energica”.
C’è chi si arrabbia, chi scrive sui social con toni accessi, battaglieri per caricarsi e trovare la forza di un nuovo sprint.
C’è chi cerca di raccontare, come in una cronaca sportiva, la corsa su un diario (e intanto corre, immaginate la scrittura tremolante sul taccuino).
Osservando e guardando gli altri vedo anche me stesso come attraverso una lente sporca e deformata.
Oggi rallento, giornata giù. Un affanno solo psicologico, niente febbre, solo un’altra curva a vuoto.
Ma non corriamo da soli, è una staffetta.
O si vince insieme o si perde insieme.
E intanto si corre, senza una meta precisa, un po’ scomposti ma decisi.
20 di Marzo … un’altra curva laggiù in fondo …
Copyright testo e fotografia dott. Sergio Maccio'