Pubblichiamo la lettera inviata in Redazione da un nostro lettore.
Cara Famiglia Nuaresa, che fine farà (o ha già fatto) Viale Dante?
Iniziare questa lettera, parola più calda rispetto ad email, con una domanda non è certo il massimo dello stile, riconosco però che intendo attirare sin da subito la vostra attenzione di concittadini su un tema che mi sta a cuore e che ritengo delicato... il degrado dilagante di Viale Dante.
Chissà quanti novaresi fermi al semaforo del sottopassaggio che conduce in Corso Risorgimento, guardando i marciapiedi con decine e decine di serrande abbassate, si lasciano trasportare dai ricordi e pensano a come sia mutata la zona nel giro di una decina di anni.
Ricordo che da bambino (quindi si parla di venti anni fa oramai) accompagnavo mia mamma a fare la spesa sotto casa, non al centro commerciale, e nel raggio di cento metri si incontravano diverse attività commerciali: verduriere, macellaio, la latteria che fungeva da piccolo supermercato e poi la pizzeria (fortunatamente c'è ancora), il fotografo, tre parrucchieri due da uomo ed uno per signore.. insomma era una via ricca di attività.
Col passare del tempo chiaramente è cambiato il modo di vivere, le esigenze delle famiglie e le offerte delle grandi catene si sono incontrate mettendo in crisi alcuni piccoli negozi, specialmente di alimentari, che già in tempi non sospetti hanno assaggiato per primi la parola crisi e come un domino le difficoltà dei primi hanno segnato il declino dei vicini, persino l'auto-scuola ed il ristorante cinese d'asporto hanno chiuso i battenti.
Non intendo avventurarmi in un'analisi socio-economica, non credo di essere in grado di poterne affrontare una, però sono sicuro che cambiamenti sociali di questa portata non interessano il solo Viale Dante o la sola città di Novara, quindi a mio avviso la moria di attività commerciali registrata nella via è strettamente legata all'incapacità della città di rilanciare una parte di se.
Ciò che mi preoccupa maggiormente è la mancanza di interventi da parte delle amministrazioni che negli anni si sono susseguite alla guida della città e che hanno contribuito a rendere una delle principali arterie della città, porta di ingresso del centro storico, in uno sciatto deserto.
Certo, qualcuno può dirmi che non solo i commercianti del Viale Dante conoscono la crisi e sicuramente non gli do torto, però credo che in questa zona le quote di negozi abbandonati o sfitti sia davvero alta, circa l'80% contando ad occhio le serrande abbassate.
Come può una città restare indifferente per tanti anni di fronte all'aggravarsi di una situazione così delicata?
Forse è una zona in cui non è facile apportare modifiche a livello di viabilità, in cui è difficile identificare adeguati investimenti infrastrutturali che potrebbero renderla nuovamente appetibile e fruibile dai cittadini (un esempio le famose piste ciclabili che spesso vengono viste come indicatore di virtù e lungimiranza) però il non applicare alcuna strategia, il restare fermi ed immobili di fronte al degrado, non provare ad incrementare la sicurezza di un'area considerata delicata in quanto vicino alla stazione ed ai suoi frequentatori, credo che rappresentino una ricetta completamente sbagliata.
Cordialmente.
Norberto Massimi
Iniziare questa lettera, parola più calda rispetto ad email, con una domanda non è certo il massimo dello stile, riconosco però che intendo attirare sin da subito la vostra attenzione di concittadini su un tema che mi sta a cuore e che ritengo delicato... il degrado dilagante di Viale Dante.
Chissà quanti novaresi fermi al semaforo del sottopassaggio che conduce in Corso Risorgimento, guardando i marciapiedi con decine e decine di serrande abbassate, si lasciano trasportare dai ricordi e pensano a come sia mutata la zona nel giro di una decina di anni.
Ricordo che da bambino (quindi si parla di venti anni fa oramai) accompagnavo mia mamma a fare la spesa sotto casa, non al centro commerciale, e nel raggio di cento metri si incontravano diverse attività commerciali: verduriere, macellaio, la latteria che fungeva da piccolo supermercato e poi la pizzeria (fortunatamente c'è ancora), il fotografo, tre parrucchieri due da uomo ed uno per signore.. insomma era una via ricca di attività.
Col passare del tempo chiaramente è cambiato il modo di vivere, le esigenze delle famiglie e le offerte delle grandi catene si sono incontrate mettendo in crisi alcuni piccoli negozi, specialmente di alimentari, che già in tempi non sospetti hanno assaggiato per primi la parola crisi e come un domino le difficoltà dei primi hanno segnato il declino dei vicini, persino l'auto-scuola ed il ristorante cinese d'asporto hanno chiuso i battenti.
Non intendo avventurarmi in un'analisi socio-economica, non credo di essere in grado di poterne affrontare una, però sono sicuro che cambiamenti sociali di questa portata non interessano il solo Viale Dante o la sola città di Novara, quindi a mio avviso la moria di attività commerciali registrata nella via è strettamente legata all'incapacità della città di rilanciare una parte di se.
Ciò che mi preoccupa maggiormente è la mancanza di interventi da parte delle amministrazioni che negli anni si sono susseguite alla guida della città e che hanno contribuito a rendere una delle principali arterie della città, porta di ingresso del centro storico, in uno sciatto deserto.
Certo, qualcuno può dirmi che non solo i commercianti del Viale Dante conoscono la crisi e sicuramente non gli do torto, però credo che in questa zona le quote di negozi abbandonati o sfitti sia davvero alta, circa l'80% contando ad occhio le serrande abbassate.
Come può una città restare indifferente per tanti anni di fronte all'aggravarsi di una situazione così delicata?
Forse è una zona in cui non è facile apportare modifiche a livello di viabilità, in cui è difficile identificare adeguati investimenti infrastrutturali che potrebbero renderla nuovamente appetibile e fruibile dai cittadini (un esempio le famose piste ciclabili che spesso vengono viste come indicatore di virtù e lungimiranza) però il non applicare alcuna strategia, il restare fermi ed immobili di fronte al degrado, non provare ad incrementare la sicurezza di un'area considerata delicata in quanto vicino alla stazione ed ai suoi frequentatori, credo che rappresentino una ricetta completamente sbagliata.
Cordialmente.
Norberto Massimi