Le richieste dei costruttori edili al nuovo Codice degli appalti.
«Il rilancio delle risorse e degli investimenti pubblici è un elemento fondamentale per dare forza e prospettiva alla ripresa del settore delle costruzioni, che può fare da volano per molti altri comparti del nostro sistema economico. La legge di stabilità ha invertito la tendenza alla contrazione dell'ultimo decennio, ma gli sforzi compiuti non sono ancora sufficienti».
Con queste parole Emilio Brustia, presidente di Ance Novara, l'associazione che riunisce i principali costruttori edili del territoio, interviene nel dibattito in corso sul decreto legislativo di riforma del Codice degli appalti e di recepimento delle direttive Ue in materia, che è attualmente al vaglio delle relative commissioni parlamentari e di cui il Governo intende predisporre una stesura definitiva entro un paio di settimane. «Solo se verranno introdotte le modifiche proposte dal settore edile – aggiunge Brustia – non verrà persa l’occasione, fornita dal nuovo Codice, di garantire un mercato dei lavori pubblici più efficiente, più trasparente e in grado di selezionare le imprese migliori dal punto di vista qualitativo».
«A livello nazionale – spiega Daniele Notari, vicepresidente di Ance Novara con delega ai Lavori pubblici e componente della Commissione nazionale referente opere pubbliche dell'Ance – stiamo lavorando perché vengano inseriti nel provvedimento alcuni cambiamenti migliorativi su aspetti che per noi operatori sono fondamentali. Il primo insiste sulla trasparenza, che significa introdurre tempi certi e perentori, non solo a carico delle imprese ma anche delle pubbliche amministrazioni, con sanzioni a carico dei soggetti inadempienti, oltre a qualificare effettivamente le stazioni appaltanti in un’ottica di professionalità ed efficienza. Un altro aspetto è quello della tutela della concorrenza: combattere la prassi del massimo ribasso reintroducendo sistemi di esclusione automatica delle offerte anomale e il divieto di ribasso sul costo della manodopera. Tutela della concorrenza significa anche limitare l’utilizzo generalizzato dell’offerta economicamente più vantaggiosa, elevando il limite minimo di applicabilità e non trasformare questo sistema in un massimo ribasso nascosto, chiedendo ai concorrenti, quali migliorie, parti mancanti del progetto a base di gara. Ma significa anche tutelare l’appaltatore in un quadro di riequilibrio contrattuale con la pubblica amministrazione: occorre consentire la riduzione del 50% della cauzione definitiva per chi investe in qualità e riportare il contratto su un piano di parità tra committente e appaltatore, pur nel rispetto del pubblico interesse».
Secondo l'Ance, inoltre, si deve tutelare la qualificazione delle imprese, non attribuendo loro degli oneri impropri. «Se il subappaltatore viene pagato direttamente dal committente – esemplifica Notari – la responsabilità solidale retributiva e contributiva dell’appaltatore non ha ragione di esistere. Si deve anche ragionare in termini di trasparenza e semplificazione, evitando inutili prescrizioni e fonti di contenzioso, quali l’indicazione della terna di nominativi dei subappaltatori al momento dell’offerta e garantendo la tutela dei diritti soggettivi. Va eliminata, inoltre, la norma “anti riserve”, chiaramente incostituzionale, e va rifiutato il principio per cui avere un contenzioso con l’ente pubblico abbia di per sé una valenza negativa e penalizzante per l’impresa».
«Ma trasparenza e semplificazione – conclude Notari – significano anche poter contare sulla certezza del diritto: rimandare, nel Dlgs, ad oltre 40 decreti attuativi senza prevedere un adeguato regime transitorio, come recentemente prospettato, rischia di portare al collasso, per assoluta incertezza, il sistema delle opere pubbliche. In questo contesto auspichiamo che le future linee guida predisposte dell’Anac debbano quindi avere un valore cogente».
Copyright Marco Fontana