LA PALETTA DI COGGIOLA
Nel mio peregrinare tra locande, osterie valli e campanili mi sono imbattuto nella Paletta di Coggiola. Sono rimasto folgorato da così tanta bontà e dal fatto che quasi nessuno la conosce ed in pochissimi sinora ne hanno apprezzato il sapore. E’ risaputo che le cose più buone sono date dal sapiente lavoro di generazioni che nel tempo sono riuscite a trasformare un prodotto relativamente povero, come la spalla di maiale, in una prelibatezza.
La paletta (in piemontese përsucc dla palëtta - lett.: prosciutto della paletta) è un insaccato tipico del comune di Coggiola (commercializzata anche con il marchio registrato Paletta di Coggiola), ed è un presidio Slow Food.
Il termine Paletta deriva dalla conformazione a paletta dell'osso della scapola suina sul quale si appoggia il muscolo della spalla alla base della preparazione. La documentazione storica attesta la presenza della paletta tra le portate servite ad un banchetto settecentesco.
La tradizionale macellazione dei suini in Valsessera veniva effettuata dai masular che giravano casa per casa per macellare e sezionare i maiali, i salumi ottenuti dalla coscia erano riservati ai notabili locali e al clero mentre quelli ottenuti dalla spalla erano destinati anche a persone meno abbienti.
La paletta, tradizionalmente, viene venduta cruda ma consumata cotta, facendola bollire per un paio d'ore in un grosso recipiente colmo d'acqua e mantenendola appesa ad un bastoncino di legno in modo che non tocchi il fondo della pentola. Può quindi essere affettata e servita come secondo, accompagnata ad esempio da patate bollite, polenta o composta di cipolle. Può anche essere consumata fredda come antipasto. In alternativa alla cottura casalinga è possibile trovarla in commercio già cotta intera oppure, in alcuni punti vendita, anche già affettata.
Se capitate a Coggiola non perdetevi la pizza con la Paletta nella pizzeria Nerone, semplicemente divina. Provare per credere.
Buon appetito.
Luigi BIANCO
Nel mio peregrinare tra locande, osterie valli e campanili mi sono imbattuto nella Paletta di Coggiola. Sono rimasto folgorato da così tanta bontà e dal fatto che quasi nessuno la conosce ed in pochissimi sinora ne hanno apprezzato il sapore. E’ risaputo che le cose più buone sono date dal sapiente lavoro di generazioni che nel tempo sono riuscite a trasformare un prodotto relativamente povero, come la spalla di maiale, in una prelibatezza.
La paletta (in piemontese përsucc dla palëtta - lett.: prosciutto della paletta) è un insaccato tipico del comune di Coggiola (commercializzata anche con il marchio registrato Paletta di Coggiola), ed è un presidio Slow Food.
Il termine Paletta deriva dalla conformazione a paletta dell'osso della scapola suina sul quale si appoggia il muscolo della spalla alla base della preparazione. La documentazione storica attesta la presenza della paletta tra le portate servite ad un banchetto settecentesco.
La tradizionale macellazione dei suini in Valsessera veniva effettuata dai masular che giravano casa per casa per macellare e sezionare i maiali, i salumi ottenuti dalla coscia erano riservati ai notabili locali e al clero mentre quelli ottenuti dalla spalla erano destinati anche a persone meno abbienti.
La paletta, tradizionalmente, viene venduta cruda ma consumata cotta, facendola bollire per un paio d'ore in un grosso recipiente colmo d'acqua e mantenendola appesa ad un bastoncino di legno in modo che non tocchi il fondo della pentola. Può quindi essere affettata e servita come secondo, accompagnata ad esempio da patate bollite, polenta o composta di cipolle. Può anche essere consumata fredda come antipasto. In alternativa alla cottura casalinga è possibile trovarla in commercio già cotta intera oppure, in alcuni punti vendita, anche già affettata.
Se capitate a Coggiola non perdetevi la pizza con la Paletta nella pizzeria Nerone, semplicemente divina. Provare per credere.
Buon appetito.
Luigi BIANCO