L’assassino della discoteca racconta le sue gesta
Alberto Pastore: così si chiama l’assassino del ragazzo ucciso a coltellate davanti a una discoteca di Borgo Ticino.
E’ stato preso dai carabinieri dopo un breve inseguimento, ma prima si era auto-denunciato con un post e un video sui social, rivelando i motivi dell'aggressione : la gelosia /vendetta.
Ma , dal nostro punto di vista, non è tanto importante il motivo per cui è avvenuto l’omicidio – la gelosia è una delle ragioni più comuni che porta una persona a trasformarsi in un assassino– quanto il fatto che a commetterlo sia stato un giovane di 23 anni e che lo stesso abbia poi usato i social network per annunciare il fatto e spiegare le proprie ragioni .
Questo è significativo di quanto i social ormai abbiano sostituito la vita reale nella mente dei ragazzi perché costruiscono l’immagine di sé attraverso filtri fotografici e frasi a effetto.
I social network appaiono come un luogo in cui l’assenza di limiti fisici consente l’ampliamento virtualmente infinito, ma illusorio, di una cerchia di amicizie.
E’ vero che il mostrarsi e misurarsi online è gratificante , ma nello stesso tempo non permette di sviluppare quella stabilità e quella sicurezza interiore che dà modo di affrontare e superare di persona anche eventuali giudizi e critiche negative dei coetanei.
Insomma il social viene usato come schermo, come difesa, dietro il quale nascondersi pur dicendo la verità, quella verità che non si riesce ad ammettere se non attraverso la propria identità “costruita ad arte”.
Basta leggere le parole scritte su FB da Pastore, per capire: “Come ben sapete io ho fatto una cazzata e ora sto pensando a come suicidarmi. “
Definisce una “cazzata” aver ucciso un coetaneo, evidentemente senza rendersi ben conto che togliere una vita non può essere definita “una cazzata”. Perché non se ne rende conto? Perché è più importate veicolare l’immagine di sé come “un duro” un uomo che uccide, ma non dà importanza al fatto commesso. Per sentirsi importante, per sentirsi “qualcuno”, anche se è un qualcuno fittizio.
Anche la dichiarazione di intenzione di suicidio in realtà non è altro che l’ennesimo bisogno di attenzione, di protagonismo, di apparire quello che non è…perché chi ha davvero intenzione di togliersi la vita non lo annuncia ai 4 venti, lo fa e basta.
Infine il non aver mostrato alcun pentimento non significa che non provi dispiacere, ma più semplicemente, ancora una volta “sta recitando” a beneficio del mondo virtuale che per lui è più importante di quello reale.
Tutto questo dovrebbe far pensare al grande pericolo che corrono i giovani e i giovanissimi nell’uso ormai spasmodico dei social: quello di diventare incapaci di affrontare relazioni non protette dallo schermo digitale, relazioni cioè che richiedono un impegno emotivo per loro insostenibile.
A puro titolo di cronaca informiamo che Alberto Pastore è stato preso perché subito dopo aver commesso l’omicidio è entrato con l’ auto sulla A26 Voltri-Sempione a Castelletto Ticino, inseguito dai carabinieri, e ha perso il controllo della macchina schiantandosi contro un muretto dove è stato raggiunto , ammanettato e portato alla caserma della Compagnia di Arona (Novara) dei carabinieri, a disposizione del pm che conduce le indagini.
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