Un trio di albanesi coinvolto nella gestione della prostituzione nel novarese
La prostituzione è il mestiere più antico del mondo, lo sanno tutti, ma quando è gestita da personaggi oscuri e violenti, diventa davvero pericoloso per le donne.
Succede che a Varallo Pombia tre fratelli albanesi (due uomini e una donna) gestiscano un tratta internazionale di giovani donne anch’esse albanesi, che appena arrivate in Italia vengono costrette a prostituirsi durante il giorno ai margini della statale 32, nei boschi di Varallo Pombia e nell’area di Malpensa.
Sembra che la procacciatrice di ragazze(cioè quella che le convinceva con false promesse a venire in Italia ) fosse la sorella, mentre uno dei fratelli era il capo che incassava ogni giorno tutti i guadagni delle ragazze e l’altro in caso di mancata consegna o di ribellione , era quello che passava alle vie di fatto.
Le vittime infatti , erano costrette a versare al trio di albanesi tutto quello che guadagnavano per le prestazioni con i clienti e, nel caso in cui non avessero ubbidito , venivano minacciate e picchiate
Il traffico è stato scoperto nel 2014 a causa di un normale controllo eseguito dalle forze dell’ordine nel Novarese quando una delle prostitute fermate aveva raccontato alla polizia di far parte di un racket gestito dai 3 fratelli albanesi e da lì sono scattate le indagini che hanno portato all’identificazione del trio rispettivamente di 36, 29 e 24 anni.
Il PM Francesca Celle ha chiesto per ciascuno degli imputati la condanna a 4 anni di reclusione e mille euro di multa, gli accusati hanno, ovviamente , proclamato la loro innocenza, coadiuvati dagli avvocati difensori Paolo Mastrosimone e Sara Celestino .
Il risultato del dibattito accusa/difesa lo sapremo quando verrà emessa la sentenza probabilmente verso la fine di maggio.
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