L’attività è stata svolta dalla Squadra Mobile in collaborazione con la Procura della Repubblica.
C’era una volta…e c’era, un orco terribile che divorava i bambini…” ma, purtroppo questi non sono i personaggi di una fiaba a lieto fine.
Questa storia non avrà alcun nome e cognome, e non si farà riferimento a nessuno dei luoghi nei quali sono avvenuti i fatti; questa storia riguarda quel mondo sommerso che molte volte non affiora, ed appare complesso far emergere a causa delle dolorose dinamiche che si vengono a creare nel corso degli anni. Alle volte sbattere il mostro in prima pagina, come usa fare certa stampa scandalistica, serve forse a solleticare la curiosità pruriginosa di qualcuno, ma non inquadra il problema nella sua totale complessità. Questa storia nasce nel momento in cui, una ragazza adolescente, che sentiva la necessità di liberarsi del peso di anni di abusi sessuali subiti, decide di abbandonare questo pesante fardello e raccontare il suo disagio, parzialmente ed in forma anonima, in una chat di un sito web gestito da psicologi specializzati nella trattazione degli abusi sui minori. Ma se di alcune sofferenze è difficile parlarne di persona, farlo tramite il freddo monitor di un computer riserva ancora maggiori problematiche: infatti la ragazza, all’incalzare delle domande formulate da parte degli psicologi, sparisce nell’etere chiudendo in modo repentino la conversazione, non fornendo informazioni utili al fine di essere identificata ed aiutata. Eppure questo grido di aiuto, lanciato dalla ragazza nel mondo virtuale, è stato colto dalle Istituzioni ed ha fatto fiorire i suoi frutti nel mondo reale: la segnalazione veniva inviata alla Polizia di Stato e gli investigatori della Squadra Mobile di Novara, tramite l’unico dato registrato nel corso della conversazione, a seguito di una complessa analisi relativa all’incrocio di alcuni dati tecnici, sono riusciti ad individuare la vittima degli abusi sessuali commessi in suo danno da una persona adulta, indicata dalla minore come un amico di famiglia. L’acume investigativo della Polizia di Stato, grazie al quale si è addivenuti all’individuazione della parte offesa, e la successiva audizione protetta della ragazza, effettuata con l’ausilio di personale specializzato, faceva emergere un quadro probatorio tale da far spiccare, da parte della Autorità Giudiziaria, su celere richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Novara, una misura cautelare in carcere nei confronti dell’autore degli abusi sessuali in danno della minore, reati che venivano commessi sin da quando la parte offesa era in tenera età. Ciò che la Polizia di Stato e l’ Autorità Giudiziaria di Novara intendono far risaltare, in merito a questa triste vicenda, è la costante attenzione al fenomeno degli abusi sessuali in danno dei minori e come questo sia compiuto, purtroppo, in molti episodi, da persone di loro conoscenza, nella maggior parte dei casi familiari o amici di famiglia. Dalle attività investigative emerge che, tra le altre peculiarità di tali reati, gli abusanti si avvicinino ai minori gradualmente, ed in modo subdolo, con lo scopo di conquistare la loro fiducia e soddisfare i loro istinti sessuali, così come è accaduto anche in questa vicenda. Preme sottolineare l’impegno profuso dalla Polizia di Stato, che in piena sinergia con la Procura della Repubblica di Novara, contrasta tali crimini che vengono combattuti, tra l’altro, con delle Sezioni della Squadra Mobile composte da personale altamente specializzato e formato per la gestione di tali situazioni in danno delle fasce deboli. Denunciare serve e tutte le Istituzioni dello Stato sono pronte, in breve tempo, a fornire un supporto psicologico e ad assicurare alla Giustizia gli autori di questi vili crimini, con la massima tutela delle parti offese, sia per quanto riguarda il loro anonimato che è sempre ed assolutamente garantito, sia come disponibilità da parte della Polizia di Stato anche solo per trovare conforto da una voce amica.
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