Non è proprio così….
Tutti sanno che siamo praticamente in campagna elettorale , quindi non stupisce se i media utilizzano la notizia dei “98 miliardi di euro regalati ai signori delle slot machine” per attaccare i governi che si sono succeduti nel corso degli ultimi 3 anni a guida PD che si sarebbero resi colpevoli di aver rinunciato a una cifra vicino ai 100 miliardi di euro accontentandosi invece di poche centinaia di milioni di euro ricevute da multinazionali amiche e da società infiltrate dalle organizzazioni malavitose.
In realtà, nel 2004 un provvedimento del Governo Berlusconi legalizza il settore determinando così la possibilità di immettere sul mercato nuove slot che , ovviamente, invadono i bar e le sale giochi .La normativa prevede che le macchine siano collegate in rete con la SoGei, la società pubblica che avrebbe dovuto garantire la regolarità della taratura degli apparecchi , mentre a mettere in rete gli apparecchi avrebbero dovuto pensarci i concessionari, dieci soggetti privati selezionati dai Monopoli, pena una sanzione per ogni ora di mancato collegamento. La multa “base” è di circa 50 euro per ogni ora di ogni singolo apparecchio non collegato alla rete SoGei.
I concessionari, però se ne infischiano e le migliaia di nuove macchinette non vengono collegate alla rete e quindi neppure messe a norma neanche dopo i primi solleciti dei Monopoli. Logico che i concessionari, i gestori e gli esercenti stanno fregando i giocatori e il fisco al tempo stesso senza che nulla succeda. Le società, per il biennio 2004 – 2006, pagheranno le tasse con una cifra forfettaria, quella prevista nel caso di mancato collegamento per cause di forza maggiore, senza che nei loro confronti venga erogata alcuna multa.
Nel 2007, però, la Corte dei Conti raccoglie una serie di segnalazioni e dà alla Guardia di Finanza il compito di fare luce sulla vicenda del mancato collegamento delle slot.
La verifica consente alla Gdf di individuare migliaia di macchinette non collegate, evidenziando quindi che il danno erariale è elevatissimo (98 miliardi di euro) proprio a causa del lungo periodo di tempo, in cui decine di migliaia di slot sono state del tutto fuori controllo.
La GDF prende i dati dall’Anagrafe Tributaria, riuscendo così a circoscrivere con buona precisione il tempo di utilizzo delle slot “senza collegamento” , prendendo come base il contratto stipulato dai Monopoli con le società concessionarie e applicando le penali previste per il mancato rispetto dell’accordo preso La procura della Corte dei Conti contesta dunque ai concessionari somme per poco meno di 90 miliardi di euro
Nel 2012, la vertenza giudiziaria arriva a conclusione e la sezione giurisdizionale del Lazio della Corte dei Conti pronuncia la sentenza numero 214.
La citazione in giudizio riguarda dieci concessionari (Atlantis World Giocolegale limited, la Snai spa, la Sisal spa, la G matica srl e la Cogetech, spa, Gamenet spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Cirsa Italia srl, H.b.G. Srl e Codere spa), Giorgio Tino, Antonio Tagliaferri e Anna Maria Barbarito dirigenti responsabili dell’Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato, cui si contesta una serie di violazioni, chiedendo risarcimenti per violazione degli obblighi inerenti all’avviamento della rete (4,8 milioni di euro);violazione degli obblighi inerenti al completamento della rete (12 milioni di euro); violazione degli obblighi inerenti alla conduzione della rete (circa 40 milioni di euro); violazione dell’obbligo di mantenere il livello di servizio previsto dall’allegato n. 3 della Convenzione di concessione, il punto centrale, per cui si chiedevano 27 miliardi ad Atlantis, 9,4 miliardi a Cogetech, 4 miliardi a Snai, 1,5 miliardi a Gmatica, 2 miliardi a Gamenet, 1 miliardo a Sisal, 3 miliardi a Lottomatica, 3 miliardi a Cirsa Italia, 6 miliardi ad Hbg, 3 miliardi a Codere, circa 12 miliardi di euro ai tre funzionari dei monopoli.
Da questo si evince che in primo grado la Corte dei Conti accerta gli illeciti e la mancanza di controllo, ma ritiene che il danno complessivo sofferto dall’erario sia pari a 2,5 miliardi di euro. I 98 miliardi di euro, dunque, non esistono, non sono mai stati comminati come sanzione a nessuna società, né men che meno sono stati evasi.
Nell’ottobre del 2013, quando al Governo c’è Enrico Letta, viene convertito in legge il decreto numero 102 che cancella l’IMU sulla prima casa. Per finanziarlo, viene decisa la “definizione agevolata del pagamento” della multa inflitta dalla Corte dei Conti. In pratica, uno sconto di circa il 75% sulla multa a patto che le aziende accettino di rinunciare al ricorso e pagare subito. Vale la pena di sottolineare come solo 6 dei 10 concessionari accettano di aderire alla definizione agevolata, mentre altre 4 sono tuttora in attesa dell’appello.
La vicenda va sottolineata per l’incredibile commistione fra affaristi, settori dei monopoli e aziende “sane”, per la mancanza di trasparenza gestionale e per l’inadeguatezza del management pubblico .
Per anni i giocatori italiani hanno utilizzato apparecchi non collegati, senza controllo da parte dei monopoli.
A tutt’oggi, non vi è la certezza della regolarità delle operazioni in un settore in cui ballano miliardi di euro e le statistiche potrebbero essere completamente falsate.
Il vero problema non è "il regalo di 98 miliardi di euro ai signori delle slot" (come ripetono ad esempio quelli del M5s), che non c'è mai stato, ma la truffa ai danni dei giocatori, che non è neanche possibile da quantificare essenzialmente perché per anni le macchinette hanno operato in regime – fantasma.
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